18. Legge di Murphy

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«Oh» Lumacorno sbatté lentamente le palpebre. «Capisco. Ma dati gli ultimi avvenimenti con il signor Steeval non è il caso che la metta insieme alla signorina Granger?»

«Lei è la mia ragazza. O meglio, ex» pose un accento sull'ultima sillaba, strascinando la consonate sommessamente. Il mormorio si trasformò in un chiacchiericcio fragoroso che zampillava da una parte all'altra tra le mura dell'aula. «E due traditori come loro non dovrebbero essere divisi, siccome se la intendono» continuò.

Hermione si voltò col viso in fiamme per l'incredulità verso Blaise che sfiorò a malapena il suo sguardo, ma poté vedere un piccolo sorriso farsi strada mente manteneva quell'espressione compassata di un ragazzo innamorato ferito.

«Oh» ripeté il professore massaggiandosi la pancia prominente, l'imbarazzo crescente sul suo volto rubicondo. «È davvero una spiacevole situazione. Certo, certamente. Venga avanti signor Malfoy. Signor Steeval prenda posto vicino al signor Zabini.»

«Grazie, professore» disse profondendosi con sentimento mentre abbassava il mento e dedicò un occhiolino sfacciato alla ragazza che lesse la parola «balla» sulle sue labbra, prima di affilare uno sguardo poco raccomandabile a un pallido Terry Steeval mentre si spostava verso la postazione del Serpeverde.

Hermione non sapeva chi sarebbe uscito meno illeso da quella lezione.

«È una tua idea?» sbottò Hermione quando Malfoy posò la borsa sulla sua postazione. Era la prima volta in diciassette giorni che gli rivolgeva la parola. E si diede della stupida per averli persino contati.

«Buongiorno anche a te, Granger» esordì il ragazzo cacciando il suo materiale sul banco in tutta tranquillità.

«Malfoy!»

Lui la guardò in tralice abbassando appena le palpebre mentre apriva il barattolo di funghi per la pozione e li scolava dall'acqua di sorgente. Non le sfuggì il modo in cui un angolo delle labbra si alzò. «Certe cose non cambiano, vero?»

«Dovresti dirmelo tu. Non sono io quella affezionata alle vecchie maniere» disse tra i denti. Non era lei che aveva deciso di rovinare tutto.

Malfoy posò i funghi sul tagliere e si voltò a guardarla. «Preferivi lavorare con quel verme di Steeval?»

«Persino un verme sarebbe meglio di te.»

Quella luce fiera nel suo sguardo si affievolì velocemente mentre un muscolo guizzò nella guancia. Ma i suoi occhi non mollarono la presa, le osservarono il volto, studiando ogni minimo dettaglio riuscisse a raccogliere e per un breve istante Hermione si ritrovò nel suo letto, nei suoi sogni, a fissare quei pozzi argentati sondarle ogni intimo anfratto del suo corpo, prima di sbattere le palpebre e distogliere i suoi sul banco.

«Ti faccio così schifo che davvero non riesci nemmeno a guardarmi per più di tre secondi?»

Qualcosa si strinse all'altezza dello stomaco quando avvertì il sussurro del ragazzo. Sembrava ferito, amareggiato, seccato come se anche lui avesse avuto un pensiero fisso in quelle settimane, dove lei aveva tentato ogni espediente per rifuggirgli. Non si permise di ragionarci, perché anche lei era ferita. Lui l'aveva ferita. Ancora. Era amareggiata che lui avesse frantumato qualsiasi tentativo di costruire quella fiducia tra loro. Ancora. Era seccata che nonostante tutto, le avesse fatto più male di quanto avrebbe mai immaginato. Ma questo non era colpa sua, era lei che si era illusa. Ancora.

«C'è qualche problema qui?» sopraggiunse Lumacorno davanti la postazione lanciando una lunga occhiata su di loro.

«No, professore» disse Hermione schiarendosi la voce. «Ci stavamo accordando come dividerci gli ingredienti» guardò velocemente la ricetta aperta sul libro. «Io mi occupo dei primi sette, però tu dovresti sminuzzarmi le scaglie di Drago che andranno in infusione con la resina di pioppo.»

Mexican StandoffWhere stories live. Discover now