Capitolo 17

2 0 0
                                    


Il bagliore argenteo

La notte passa movimentata, non capisco per quale motivo ma non riesco a prendere sonno. Immagini di case in fiamme ed urla mi riempiono la mente, inizio a sudare mentre mi rigiro nel letto, cercando di scacciar via quelle scene. Corrugo le sopracciglia.
Qualcuno che mi insegue in sella ad un cavallo, la spada sguainata ed insanguinata, non riesco a muovermi, rimango bloccata mentre la punta dell'arma mi lacera la pelle del collo. Cerco di urlare, ma la mia voce non risponde al comando, il sangue sgorga soffocandomi e ricoprendomi il corpo. Non respiro.

Apro gli occhi e mi ritrovo immersa nell'oscurità della mia camera ed in una pozza di sudore. Tossisco e mi porto una mano sul collo. Mi siedo sul letto, cercando di abituare i miei occhi al buio.
Sbatto ripetutamente le palpebre notando le flebile luce della luna che attraversa le tende.
Faccio un respiro profondo, cercando di far rallentare il mio battito cardiaco. Decido di alzarmi e andare ad aprire la finestra per rinfrescarmi.
Con un leggero scatto i due ampi vetri si aprono lasciando insinuare la frescura della nottata nella camera. Le tende bianche e verdi si muovono ondulando insieme alla mia camicia da notte, mi affaccio sul cornicione di pietra bianca, sporgendomi in avanti.

Il vento è come una carezza sul mio caldo collo, i miei capelli si districano sotto le sue lunghe e morbide dita, le mie labbra si seccano leggermente sotto il suo freddo bacio. Chiudo gli occhi e inspiro profondamente, Guardo il cielo cobalto ricco di stelle, noto le costellazioni e l'aurora in lontananza, dai colori viola e rosa.
L'alba è ancora lontana e la luna è alta nel cielo.
Volgo la testa verso la cittadella, le bandiere issate sui tetti sventolano frenetiche. La maggior parte delle finestrelle sono scure, solo qualcuna riflette una luce calda provenire dall'interno. Non sono l'unica a non riuscire a dormire.

Mi giro appoggiando la schiena e i gomiti al corrimano, lasciando liberi i miei capelli che corrono facendo a gara col vento. Porto la testa indietro e chiudo gli occhi. Vorrei sentirmi così leggera per sempre, ma le preoccupazioni dell'imminente guerra con il secondogenito non lo rendono possibile per nessuno.
Ora che mi sono abituata, l'arietta provoca sulla mia schiena dei leggeri brividi e la pelle d'oca su braccia e gambe scoperte. Abbasso la testa verso la mi camera e apro gli occhi.

Li spalanco e mi irrigidisco.

Le candele del corridoio sono spente e noto, dalla piccola fessura tra la porta ed il pavimento, il riflesso di una tenue luce bianca che attraversa lentamente il corridoio. Quando arriva davanti la mia stanza si sofferma qualche secondo, rallentando ancor di più.
Un inquietudine inizia crescere dentro il mio petto, come mangiandomi dall'interno. Chiudo silenziosamente la finestra e prendo dall'armadio una leggera vestaglia trasparente con una pelliccia marrone alle estremità delle maniche.
Potrebbe essere Rascal, forse anche lui non riesce a dormire.
Provo a darmi una qualche spiegazione ma quel chiaro bagliore sembra qualcosa di surreale, il mio sguardo è come catturato e solo nel vedere il suo riverbero mi viene voglia di seguirlo.
Rimango immobile davanti all'armadio, accarezzandomi le braccia e fissando il barlume di quell'essere estraneo, ora completamente fermo davanti a me.
Dopo un minuto che sembra un eternità decido di avvicinarmi alla porta, accostando l'orecchio sul legno intarsiato e cercando di sentire un qualsiasi tipo di rumore dal corridoio che mi faccia capire di cosa si tratti.
Un silenzio tombale regna nella reggia, smetto di respirare per concentrarmi di più ma non riesco a sentire nulla oltre che la totale quiete della notte fonda.
Faccio qualche passo indietro mantenendo lo sguardo sotto lo stipite della porta. La luce si sta allontanando fino quasi a svanire oltre il muro accanto alla porta, l'assenza di rumore agghiacciante è sostituita da un cupo ululato del vento e frusciare delle foglie in lontananza. Riprendo a respirare.
Sento l'ansia e la preoccupazione scivolarmi dal petto fino alle dita delle mani, provocandomi una scarica di adrenalina nervosa che le fa muovere da sole. Afferro velocemente la maniglia della porta e la apro.
Faccio un passo avanti nel corridoio illuminato solo dai raggi bianchi della luna alla mia destra, porto lo sguardo verso sinistra.
Verso la luce in lontananza, mentre volta al lato destro del corridoio, verso le maestose scale che portano alla sala d'ingresso. Mi chiudo la porta alle spalle e mi avvio, come in una corsa contro l'oscurità alle mie spalle che cerca di prendermi tra le sue grinfie.

{La profezia dei due cuori spezzati}Where stories live. Discover now