Capitolo 12

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I musicanti e la ballata

<Immagino che siate stanchi e affamati>
E' la donna alta a parlare, ricomparendo alle nostre spalle e salutandoci con un gentile sorriso.
<Kerdena eccoti qui, accompagna i nostri ospiti nei loro alloggi e fai in modo che mettano qualcosa sotto i denti, grazie mille>
Berdein non alza lo sguardo neanche nel ringraziarla, si rivolge verso di noi, stringendo prima la mano di Rascal e poi la mia.
<Prego seguitemi>
Dopo un lento inchino, inizia quindi ad avviarsi verso le grandi scale di pietra poste ai lati dell'ingresso. La seguo non prima di guardare un ultima volta indietro.

Arriviamo al secondo piano, la luce del sole si infrange attraverso le alte finestre gotiche e l'interno è totalmente invaso da una calda luce del primo momento di placa.
Le pareti sono interamente decorate con affreschi raffiguranti piante rampicanti, fiori selvatici e animali fantastici.
Ci fermiamo di fronte a due porte, una posta di fronte all'altra, in legno di un caldo color castagno, intarsiate dettagliatamente da scene di fiabe famose nelle terre di Ediellan.
Sulla porta di sinistra son raffigurati 4 animali posti uno sopra all'altro, come a formare una torre. Nella parte più bassa un asino su cui, sulla groppa, è poggiato un cane, poi un gatto e per ultimo, sopra la testa del felino, un gallo dalla grande cresta e con il becco spalancato per cantare.
La fiaba dei musicanti, tutti ad Ediellan la conoscono.
Sull'altra invece il legno è decorato da due mani, con i palmi rivolti verso l'altra, senza però toccarsi. Ad unirle c'è un fine stilo d'erba da cui sboccia un grande giglio dai lunghi pistilli.
Non riesco però a ricordare il nome della favola.

Entrambe le maniglie delle porte sono in bronzo e a forma di foglia d'acero.
<La fiaba dei musicanti e la ballata dei due cuori spezzati!>
Esclama Rascal dopo aver guardato entrambe le porte con occhi sgranati
<Prego, queste sono le stanze che abbiamo riservato per voi, il signor Rascal a sinistra e la signorina a destra...>
Ci dice Kerdena indicando con un fluido gesto della mano entrambe le porte
<...potrete fermarvi qui per quanto volete, non riceviamo quasi mai ospiti e credo che qualche persona in più possa far bene qui alla reggia. All'interno troverete i vostri piatti preferiti già pronti, per qualsiasi cosa vi basterà chiamare il mio nome ed io arriverò. Fate come se foste a casa vostra e grazie ancora per le informazioni che ci avete recapitato>
Dice tutto d'un fiato, per poi salutarci con il suo solito sorriso di cortesia ed un inchino, lasciandoci così da soli nel corridoio.

<E chi se lo sarebbe mai aspettato, non ho mai alloggiato all'interno di una reggia!>
Rascal si guarda intorno con grande sorriso stampato in faccia, per poi fermarsi davanti la sua porta.
<Non avevate detto che per un periodo avete lavorato qui? >
Alzo un sopracciglio
<Oh beh si, a quei tempi però devo dire che non erano così generosi come ora! Dormivo nel ripostiglio degli attrezzi da giardinaggio...>
Mi fa l'occhiolino.
<Penso proprio che schiaccerò un bel riposino, così lungo da svegliarmi direttamente domani mattina>
Lo sento dire mentre si infila velocemente dentro la camera, sorrido leggermente e faccio anche io lo stesso.

La stanza è grandissima, occupata da un letto a baldacchino dai tendaggi bianchi e grigi, i cuscini sono bianchi ricamati in oro, così come le coperte. Al lato destro dell'entrata si trova un bagno con una grande vasca in bronzo riempita fino all'orlo da acqua mista a schiuma e petali di lillà. Al centro, davanti al letto, c'è un armadio in legno scuro a due ante, accanto un basso tavolino con sopra un vassoio dorato con un coperchio di vetro che riflette i raggi di sole riflessi dalla finestra, decorata da tende di seta bianca e verde chiaro.
Vado spedita verso il tavolino, alzo il coperchio di vetro e vi ritrovo sotto del pane al ciclamino selvatico. Mia madre lo preparava solo nelle occasioni speciali, era una ricetta molto complessa e non sempre si riuscivano a trovare tutti gli ingredienti.
Rido al ricordo di quei bei tempi, ormai lontani, mentre delle lacrime scendono veloci dalle mie guance.

Mangio il buon pasto e decido di sfruttare a pieno la vasca di acqua calda che mi avevano fatto trovare come benvenuto. Mi faccio un bel bagno calmo e profumato, per poi mettermi intorno al corpo un morbido asciugamano bianco, mi appoggio sul letto, il mio sguardo si sposta verso la finestra, che lascia intravedere i raggi solari dorati del tramonto. La stagione calda è ormai in via di conclusione, lasciando spazio ai mesi morti e gelidi.

Mi addormento cercando di trattenere le lacrime e la rabbia, come ormai ero solita fare. La notte è gelida, con il vento che ulula e spifferi che passano tra gli infissi che mi provocano brividi lungo tutta la schiena. Non faccio sogni, non faccio incubi, eppure, non so perché ma non riesco a dormire tranquilla, qualcos'altro scuote e innervosisce la mia anime, qualcosa di cui però non sono ancora a conoscenza...

{La profezia dei due cuori spezzati}Where stories live. Discover now