Capitolo 1

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Stato di Ediellan, 3000 migli ad est – Silveath, paese della riviera dei Boschi, decimo quintude - mese della bellezza, Edeterria

Scappo

Ho il vento fra i capelli
Con le mani stringo sempre di più le redini del mio cavallo, che continua a galoppare nel sentiero leggermente tracciato lasciandosi dietro ad ogni suo passo una lieve scia di polvere.
Passo una mano sul volto per asciugare quelle gelide lacrime che rigavano il mio viso.

Non riesco a sentire nient'altro che il mio cuore battere nel petto, allo stesso ritmo che fanno gli zoccoli del cavallo con la terra.
Non mi guardo indietro, non voglio farlo.
Anche se un grande dolore misto a rabbia mi continua a tentare. Guardare come hanno ridotto il mio villaggio, gli ammassi di cadaveri davanti alle porte, fuochi gialli e rossi che si espandono sempre di più                                                                                
Riesco a sentire ancora il calore di legna bruciata, misto ad urla e grida della mia gente, a volte anche uno sguainare di spada, il solito freddo rumore che fanno i soldati, ma non dei soldati comuni...

Loro sono i soldati che provengono dalle nazioni del sud... dall'esercito di Dunadar.
Chiamati da tutti ormai "Soldati di cenere", famosi per le loro infallibili strategie di attacco, per incendiare e distruggere tutto quello che trovano e dalle loro armature di un color grigio fumo, lo stesso colore della cenere che si lasciano per la strada

La terra dove abita la morte, così la definisce mia madre. All'inizio per me era solo una leggenda ... e continuai a sperare che rimanesse tale, ma quando si va incontro al destino niente e nessuno può interferire.

Una tremenda fitta di dolore mi arriva dalla gamba, distolgo lo sguardo dal sentiero che si trovava difronte a me per abbassarlo verso di essa.
Una freccia nera come il carbone era conficcata nel mio polpaccio.
Continuo a dirigere il mio cavallo lungo la strada, cercando di non prestare troppa attenzione al dolore lancinante, devo prima assicurarmi di essere abbastanza lontana dal mio villaggio.

Mi giro

Un' enorme nuvola nera avvolge la mia città, fuoco, grida, il rumore degli zoccoli dei cavalli dei Soldati. Altre lacrime iniziano a rigarmi il volto.

I Soldati del principe di Dunandar non hanno avuto alcuna pietà del mio villaggio, che adesso sembrava solamente un immenso focolare a cielo aperto.
Mi hanno tolto tutto, la casa, la famiglia...
Sforzandomi di non cedere a tutte le emozioni che invadevano il mio cuore ed il mio stomaco riporto lo sguardo verso il sentiero che io ed il mio cavallo stiamo percorrendo.
<Ecate ti prego... salvati almeno tu, fallo per noi>
Il volto di mia madre in lacrime, mio padre che sventolava il cappello lasciando liberi i capelli ricci sempre spettinati, il mio fratellino, tra le braccia di mia madre, la cui vita era già stata tolta a causa della spada di uno di quegli intrusori. Il rumore della mano sulla groppa del mio cavallo, un nitrito e da qui iniziavo a scappare, non volevo, non avrei dovuto lasciarli... un sorriso.

Sorridevano...
Perché i miei genitori stavano sorridendo? Io che ora riesco solo a provare rabbia e tristezza.

Il mio cavallo continua a galoppare senza sosta, quando mi accorgo che oramai siamo abbastanza lontani dal mio villaggio assaltato decido di scendere, il dolore alla gamba è sempre peggio, rivoli di sangue stanno iniziando a scorrermi dalla gamba, la vista mi sta annebbiando, non posso continuare la fuga in questo stato.

Ci fermiamo davanti ad una piccola foresta, da quanto mi diceva mia madre doveva essere il bosco dei Fatui, piccole creature simili a fate azzurre che potevano esaudire i tuoi desideri

<Ecate come ai vecchi tempi... >
Mi dico da sola, appena ho messo piede per terra le gambe mi crollano, mi accascio e chiudo gli occhi.
Non voglio credere a tutto quello che è successo, ma non posso farci più nulla, stringo i pugni e cerco di rialzarmi. Le ginocchia sporche di polvere, le mani ed il viso di cenere ed il sangue si sta solidificando formando delle croste sul mio polpaccio destro, negli occhi ancora l'immagine dei miei genitori.
<Basta ora devi pensare a te stessa>
Zoppicando mi allontano dal mio cavallo entrando dentro il bosco, un aria fresca mi scompiglia i capelli, prendo un respiro profondo, aggrappandomi a qualche arbusto e ai tronchi degli alberi riesco ad addentrarmi sempre di più alla ricerca dell'albero "giusto".

Mio padre era un Silvano, originario di Ediellan, terra ricca di magia, stregoneria e animali fantastici, da lui ho acquistato il talento di assorbire l'energia vitale delle piante, qualsiasi genere, fiori, erbe, alberi. Mi è sempre stato utile, sin da quando ero piccola, mi piaceva avventurarmi nei boschi e nelle vallate vicino al mio villaggio e spesso tornavo a casa con ginocchia sbucciate e a volte qualche frattura, nulla di serio, ma il potere di mio padre è sempre stato al mo fianco.

<Ricorda Ecate, questo non è un potere normale, sono i miei antenati che vegliano su di te e non vogliono che ti faccia male, prendine cura e non abusarne...> era il giorno del mio settimo compleanno quando mi disse queste parole, il primo giorno in cui gli feci notare ciò che sapevo fare e lui in cambio mi diede una mazzo di margherite, raccolto dal nostro piccolo giardino.
<Così anche se ti farai male, avrai sempre qualcuno al tuo fianco> e me lo mise in mano.
Da quel momento in poi le margherite sono diventate il mio fiore preferito.

{La profezia dei due cuori spezzati}Where stories live. Discover now