Capitolo 8

2 0 0
                                    


La visione

Stato di Dunadar, 1500 migli a sud –
Nodar-Dum, città di cenere– nono quintude, mese del tempo, Erlonium

<DOV'E'?>
<QUALCUNO MI DICA DOVE SI TROVA MIO FIGLIO!>
Le urla aumentavano
<NON CREDO AD UNA PAROLE CHE DITE... NON E' POSSIBILE SI STA' PARLANDO DI MIO FIGLIO!>

<Maestà la prego si calmi, purtroppo i fatti son questi, vostro figlio è caduto in battaglia in modo molto valoroso...>
il pianto di mia madre in sottofondo
<VIRIDIAN E' FIGLIO DI UN AWEN... FIGLIO DEL RE, MIO FIGLIO! DITEMI IMMEDIATAMENTE DOVE SI TROVA E DOPO VI FARO' TUTTI DECAPITARE>
Mio padre non voleva capire ed io come lui, non volevo accettare le parole che le mie orecchie stavano sentendo.

Ero dietro alla porta della sala da ricevimento, i miei genitori era stati chiamati urgentemente dopo la rientrata delle truppe dallo scontro tra il nostro territorio e la città degli uomini, Bige.

Avevo gli occhi spalancati, bloccati a guardare le mattonelle del pavimento del palazzo, anche con il portone chiuso della sala in legno massiccio, riuscivo a capire perfettamente tutto quello che stavano dicendo. Tutti i miei sensi sono iper sviluppati sin dalla nascita... eppure le mie orecchie al suono della frase:
<Vostro figlio è morto in battaglia>
Smisero di sentire, era come se avessi solo per quell'istante delle mani a coprirmi le orecchie, come se fossi sott'acqua.

Non volevo crederci, con gli occhi sgranati non osavo chiudere neanche le palpebre, eppure nessuna lacrima osò rigarmi il volto.
Il caldo e salato sapore delle lacrime, la sensazione di pesantezza e la voglia di sfogarsi con il mondo... cose a me estranee.

Non avevo mai pianto e non averlo fatto neanche in questa situazione mi fece credere che qualcosa mancasse in me.
Mio padre era un Awen, il più potente e unico stregone del continente. Mi aveva donato di sangue reale, fama e poteri mai visti prima, ma non di un cuore, non di empatia, non di emozioni e sentimenti.
Neanche a mio fratello.

L'unica cosa che riuscivo a provare in quel momento era una leggera velatura di rabbia, nulla di che.
La riuscivo a provare anche quando io e mio fratello combattevamo uno contro l'altro e lui barava, quando io e mio fratello dovevamo stare ore e giorni ad allenarci senza nessun contatto con l'esterno, quando io e mio fratello...
No, non c'era più nessun "io e mio fratello", non c'era più nessun "Noi"...

Ora c'ero soltanto "Io"

E avrei fatto in modo di farla pagare alle persone che me l'avevano strappato via.

{La profezia dei due cuori spezzati}Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang