Storia del festival(ITA & ENG//Parte02)

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Iniziato in sordina nel 1951, Il Festival di Sanremo si è trasformato in una macchina commerciale perfetta. Tra scandali, polemiche e tanta musica.

Qualcuno nel dopo guerra definì il Festival di Sanremo "la grande evasione": la colonna sonora di un'Italia canterina che si affacciava alla modernità, con il sole in fronte e la voglia di fischiettare. Dalla prima edizione (1951) ha fatto molta strada, cambiato location, pubblico e soprattutto format. Fino a diventare un prodotto commerciale da migliaia di euro amato, odiato e sempre discusso. Eppure in origine nessuno lo prese davvero sul serio.

La prima edizione si tenne nel Salone delle feste del Casinò Municipale di Sanremo: il pubblico era seduto intorno a tavolini da vecchio café chantant e mentre i cantanti si esibivano, loro cenavano, tra l'andirivieni dei camerieri.

Il pubblico era scarso, tanto che fu necessario trovare delle persone da sistemare ai tavolini rimasti vuoti nella grande sala», racconta Leonardo Campus nel suo libro Non solo canzonette (Le Monnier). «Non era tanto per il prezzo - 500 lire non era una cifra impossibile - ma per il fatto che fino a quel momento il pubblico del casinò era abituato a manifestazioni di maggiore livello culturale».

A vincere la gara di allora fu Nilla Pizzi, che stracciò tutti con la canzone Grazie dei fiori. Sarà sempre lei, negli anni successivi, a far cantare gli italiani con Vola colomba, a fare una criptica critica sociale con Papaveri e papere - in cui alcuni videro una satira contro i potenti democristiani - e a inneggiare alla speranza con Una donna prega.

Nel 1953 poi, a due anni dal debutto, qualcosa cambiò: sparirono i tavolini della sala e si decise di far accedere gli ospiti solo se muniti di invito. I bagarini pare ne vendessero sottobanco alcuni all'esorbitante cifra di 10.000 lire (circa 130 euro di oggi). La stampa si interessò seriamente al fenomeno, a cui partecipavano sempre più concorrenti. Il dado era tratto.

Due anni dopo fu la volta infatti della prima diretta televisiva: non andò in onda tutta la trasmissione, ma la Rai si collegò con il Casinò Municipale di Sanremo alle 22:45, in "seconda serata", al termine del varietà Un due tre di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello. Il circuito mediatico era attivato. L'opinione pubblica parlava del Festival, si interessava dei suoi cantanti e soprattutto fischiettava le loro canzoni.

Fino a quando Mr. Volare (come Oltreoceano ribattezzarono Domenico Modugno) fece LA canzone: dal palco del Festival nel 1958 intonò una delle melodie più celebri della storia della musica italiana Nel blu dipinto di blu (poi nota come "Volare" per via del celebre ritornello).

Sembrava un redentore: cantava a braccia aperte e la sua melodia era liberatoria, ottimista, energizzante.

Anni dopo, sembrerà un anticipo del boom economico. La canzone accompagnò infatti la svolta degli Anni '50, quando il nostro Paese girò pagina, perdendosi "nel blu dipinto di blu" del nuovo benessere. Il Paese cominciò a crescere del 5,8% all'anno, il reddito degli italiani era raddoppiato, i costumi rivoluzionati.

Nel blu dipinto di blu fu un punto di rottura anche musicale: segnò l'inizio di una nuova era per la canzone italiana, influenzata dal rock e dallo swing.

A confermarlo, due anni dopo, fu l'arrivo sul palco di un giovane che si dimenava al grido di 24mila baci e che anagraficamente poteva essere il figlio di Nilla Pizzi. Era Adriano Celentano e portava in scena la modernità: con lui arrivava il rock'n'roll e una nuova categoria sociale, fino a quel momento poco considerata, i giovani.

Festival di SanremoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz