11. Come soldati giocattolo

125 8 0
                                    

Step by step, heart to heart

Left, right, left, we all fall down

Like toy soldiers

«Draco, io non dimenticherò mai che tu mi hai salvata.»

«Non significa niente» sussurrò a pochi centimetri dal suo volto, le dita le artigliavano il collo. A una spanna da lui, avvertì il suo respiro sfiorarle le guance, inquieto, gli occhi due sfere argentate cariche di nubi temporalesche. Se avesse voluto, avrebbe potuto spezzarle il collo e terminare il lavoro di Bellatrix, avrebbe potuto soffocarla, così come stava togliendo l'ossigeno alle sue emozioni sempre più represse e alienate da tutto quello che aveva dovuto affrontare. Non erano così diversi, alla fine, entrambi respingevano il dolore che provavano, sempre più in profondità, lei lo faceva per non farsi sopraffare, per non far preoccupare i suoi amici, lui, invece, temeva che lo stesse facendo perché altrimenti si sarebbe perso in esso, forse non sapeva più come uscirne, forse non gli avevano mai insegnato che ci sarebbe sempre stato qualcuno che gli avrebbe teso una mano, come lui aveva fatto con lei l'anno prima. Ma lei era fuoco, persino in quel dolore, era una brace che ardeva placida e perpetua e non aveva intenzione di lasciargli spegnere le sue emozioni.

«Per me significa tutto» esordì convinta.

«Sei un'illusa» ripeté staccandosi di colpo. Si allontanò di qualche passo e raccolse la bacchetta di Theodore che Hermione aveva lasciato cadere quando l'aveva spinta contro il muro.

«E tu un vigliacco.» Era perso, come lei, ma preferiva rimanere in quella zona d'ombra ignorando la strada che gli stava illuminando col suo fuoco.

«Attenta Granger, potrei davvero lasciarti qui schiantata» la guardò in tralice mentre soppesava la bacchetta tra le dita.

«Be', provaci pure. Non faresti altro che sottolineare il concetto.»

Lo guardò girarsi e prendere la via dei sotterranei senza nemmeno curarsi che le stava fornendo un'ultima parola, ma lei non aveva ancora finito e lo richiamò.

«Mi spieghi perché l'hai fatto? Se non significa niente, se non ti importa di nulla come dici, perché continui a entrare nella mia testa?»

Malfoy si voltò di nuovo e le scoccò un'occhiata tediata. «Non eri particolarmente in te, oggi, se non te ne fossi accorta. Non mi va che tu sia deconcentrata. Ci tengo alla mia formazione.»

«Sono i miei pensieri, non ne avevi alcun diritto. E se vuoi sapere qualcosa, basta chiedere, come fanno le persone normali.»

«Ma tu e io non siamo persone normali» si strinse nelle spalle e ritornò sui suoi passi.

«Malfoy, non ti azzardare mai più ad entrare nella mia testa» disse alla sua schiena.

«Allora impara a tenermi fuori» sparì oltre il passaggio nel muro ed Hermione rimase sola. Ascoltò i suoi passi sui gradini che portavano direttamente ai sotterranei, una delle tante scorciatoie della scuola, e rimase finché non sparì anche quel suono.

Anche lei ritornò nel suo dormitorio e come aveva annunciato, Ginny la attendeva nella sala comune. Le raccontò per sommi capi quello che era successo fino all'arrivo dei Serpeverde e anche se aveva la Mappa del Malandrino, Ginny non menzionò i momenti in cui lei e Malfoy erano rimasti soli e tantomeno Hermione ne fece parola. Doveva ancora fare i conti con quello, ma era troppo stanca per affrontarlo e con il mal di testa che le aveva regalato la serpe con quell'intrusione, non aveva le forze per mettersi ancora a pensare. Perciò, diede la buonanotte a Ginny e salì anche lei nella sua camera.

Mexican StandoffWhere stories live. Discover now