10. Malfoy Manor

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Malfoy Manor, aprile 1998


Idioti. Imbecilli. Incoscienti. Inetti...

Mentre Lucius Malfoy lo invitava a osservare meglio e più da vicino il volto deformato di quello che chiaramente era Harry Potter, Draco si ritrovò a elencare ogni possibile insulto per ordine alfabetico gli venisse in mente, e per quanto gli riguardava, avrebbero dovuto inventare nuove lettere per definire il Trio delle Meraviglie che ora stava nel salotto di casa sua. Avrebbe potuto riconoscerlo anche senza la presenza dei suoi fedeli compari. Avrebbe potuto entrare nella sua mente per confermare che fosse lui. Avrebbero potuto lanciare una controfattura per ripulirgli la faccia che – era certo – la Granger gli aveva sfigurato per camuffarlo, a giudicare da come continuava a guardare nella loro direzione. Avrebbe potuto smascherarli in così tanti modi, ma l'unica cosa che riusciva a fare mentre osservava gli occhi del Ragazzo che è Sopravvissuto e che invece si sarebbe presto trasformato nel Ragazzo che Finalmente Avrebbe Tirato le Cuoia, era trovare nuovi modi per insultarlo, per schernire tutti loro.

«Draco, vieni qui, guarda bene. Che cosa ne dici?» chiedeva ancora il padre trepidante, il suo volto acceso da una follia spasmodica.

Mammalucchi. Mangialumache. Marrani. Melemarce. Mentecatti.

«Non so» si strinse nelle spalle e si allontanò, non prima di aver scoccato un'occhiata sprezzante a Potter.

Sapeva che l'aveva riconosciuto, che stava mentendo a suo padre, ma non sapeva che ormai lo faceva da quasi un anno, da quando insieme a sua madre avevano nascosto Theo al signor Nott e che erano mesi che a malapena si parlavano, non da quando aveva capito di che pasta fosse fatto e che sarebbe stato disposto a sacrificare la sua famiglia, pur di portare avanti quell'ideologia.

Sarebbe dovuto rimanere con Theo. Tutti erano convinti che fosse morto, che forse si fosse tolto la vita, d'altronde chiunque fosse presente quella sera era consapevole che non avrebbe retto, perché era un debole come anche il padre aveva affermato prima di disintegrare la vita della moglie davanti ai suoi occhi e così ora non avrebbe dovuto far parte di quella follia.

Odiava Potter e la sua combriccola, ma denunciandoli avrebbe trasferito il loro sangue direttamente sulle sue mani. Che senso avrebbe avuto allora odiare delle persone morte?

«La ragazza, allora?» intervenne il licantropo che li aveva portati lì. «Non è l'amichetta che accompagna Potter?»

Si girarono verso di lui lì per una conferma, mentre Draco guardò la Granger. Non aveva un aspetto migliore di Potter, scarmigliata e forse anche denutrita, eppure lo sguardo era sempre lo stesso di quando erano a scuola, battagliero, arrogante e tremendamente vivo mentre lo fissava di rimando.

Oh, per lei la lista degli insulti era una lunga declinazione inerente al suo sangue.

Sangueacido. Sanguebabbano. Sanguelurido. Sanguemarcio. Sanguesporco.

«Forse» mormorò distogliendo lo sguardo dal suo e voltandosi verso lo specchio che sormontava il camino.

Non poteva avere il loro sangue sulle mani, non voleva avere quella responsabilità. Non gli interessava nulla di loro e nemmeno di quella guerra, che aveva perso del tutto quel fascino che lo attirava quando era un ragazzino che ascoltava attento le storie del padre, della loro supremazia come maghi purosangue. Ma in quelle mura era stato versato anche sangue impuro e cosa lo differenziava da quello che gli scorreva nelle vene? Assolutamente nulla. Non c'era stata una sola persona morta lì dentro che gli confermasse quella differenza e gli dimostrasse che quella fosse una giusta crociata, aveva solo imparato a distinguere ogni sfumatura di sangue che aveva imbrattato le superfici del Manor.

Mexican StandoffWhere stories live. Discover now