5. Non si toccano gli appunti di Hermione Granger

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Quella sera a cena, Hermione piantonava la Sala d'Ingresso aspettando l'arrivo di Malfoy. Sapeva che non era ancora salito perché aveva rinunciato ai ripassi delle lezioni per il giorno dopo e stava aspettando da un'ora come un guardiano alle porte della Sala Grande.

Aveva pensato ad almeno dieci incantesimi diversi per immobilizzarlo appena sarebbe sopraggiunto dal corridoio che portava alla scala dei sotterranei e, ancora, aveva valutato l'idea di schiantarlo, ma aveva soppresso quel pensiero, nonostante bruciasse per lo smacco di quella mattina.

Era paziente, una qualità che la distingueva a dispetto del temperamento Grifondoro, ma non era certa fino a che punto poteva spingerla. Certamente distruggere gli accurati appunti che ci aveva impiegato una settimana per scrivere, aveva messo alla prova qualsiasi buono proposito che si era promessa il giorno prima, ma fallire in quella che era diventata una sua personale sfida e missione, non era nei programmi.

La tentazione di lanciargli la maledizione Imperio l'aveva sfiorata per una manciata di secondi, ma il gelo che era sopraggiunto all'idea di utilizzare la magia oscura, le aveva fatto rabbrividire la pelle dietro la nuca.

Perciò poteva servirsi solo della sua intelligenza e della smisurata pazienza di cui era padrona.

Attese un'altra mezz'ora quando finalmente spuntò la testa bionda di Malfoy dietro l'alta figura di Zabini che sorreggeva per il gomito Nott. Atteggiò la migliore delle sue espressioni – bocca dritta e fronte aggrottata – e s'incamminò verso il gruppetto a passo di marcia. Quando si arrestò davanti a loro, non le sfuggì come Zabini fece un passo verso Nott, come per schermarlo, ma dedicò loro appena uno sguardo, la sua attenzione si catalizzò interamente sul ghigno sprezzante di Malfoy.

«Dobbiamo parlare» si piazzò i pugni sui fianchi.

«Io non nulla da dirti» fece spallucce. Fece un paio di passi allineandosi affianco a Zabini e guardò il compagno arcuando un sopracciglio. «Tu hai qualcosa da dirle, Blaise?»

«Assolutamente nulla, tranne che ho molta fame.»

«Ho sentito da un gruppo del quarto anno che stasera c'è anche il pasticcio di rognone candito.»

«Sul serio?» lo guardo di Zabini si illuminò. «Nemmeno gli elfi di mia madre sanno farlo buono come lo fanno qui. Ora che mi viene in mente, mamma mi ha chiesto di dirti se puoi domandare alla signora Narcissa di mandarle uno dei vostri elfi alla tenuta di campagna. Deve dare una festa e vuole fare bella figura.»

«Certamente, glielo riferisco domani» concorda Malfoy con un cenno ossequioso del mento.

Hermione fece roteare gli occhi, seccata, e si ritrovò a guardare Theodore Nott fissare i due compagni con lo sguardo vuoto e annacquato prima di dirigerlo su di lei per un battito di ciglia e spostarlo sui gradini della scalinata.

Sembrava esausto, o terribilmente annoiato, e come la sera prima la pelle del viso e del collo appariva traslucida sotto la luce delle torce per quanto fosse pallido. Ma quegli occhi. Aveva qualcosa nello sguardo che la rendeva inquieta. Non sembrava nemmeno essere davvero lì, immerso in qualche altro scenario nella sua mente.

A disagio spostò la sua attenzione sugli altri due che continuavano a sorridersi per il loro siparietto. Tuttavia non si fece scalfire.

«Voi due potete andare» disse rivolta a Zabini prima di guardare Malfoy. «Tu no.»

«Anche se sei Caposcuola, non puoi comandarci a bacchetta» Malfoy assottigliò lo sguardo su di lei. «E io non rispondo ai tuoi ordini» fece per sorpassarla ma lei gli sbarrò la strada.

«Oh, non mi aspetto che starai a sentire me, ma di sicuro tua madre avrebbe qualcosa da dire in proposito» consapevole di averlo in pugno, gli porse con soddisfazione una delle due lettere che aveva ricevuto quella mattina a colazione.

Mexican StandoffWhere stories live. Discover now