4. Il canto dei bambini in guerra - Parte 2

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Disclaimer: questa parte contiene scene di violenza.


Sala Grande, 2 settembre 1999


Draco,

con la presente, ti comunico la ricezione della tua missiva.

Come accordi precorrenti ampiamente dibattuti, tu quest'anno ti diplomerai. La preside Mcgranitt e la signorina Hermione Granger sono state molto comprensive per il tuo status, pertanto mi augurerei al tuo posto una collaborazione biunivoca, scevra di pregiudizio o qualsivoglia infamia che possa fomentare le divergenze che ti allontanano dal nostro primario obiettivo.

Confido nella tua indulgenza.

Tua madre,

Narcissa Malfoy


Draco Malfoy osservò quelle parole sparire alla sua vista man mano che la pregiata carta da lettera prendeva fuoco e viticci di fumo si disperdevano verso il soffitto nuvoloso della Sala Grande.

Non fu ugualmente sufficiente per placare l'irritazione che gli aveva fatto compagnia per tutta la notte fino a quella pagliacciata.

Il barbagianni che gliel'aveva consegnata nemmeno un paio di minuti prima lo fissava a sua volta. In quei piccoli occhi scuri poté scorgere il disappunto, come se fossero altri occhi a giudicarlo.

Se ne infischiò e scacciò in malo modo l'emissario della madre che strillò sdegnato per quell'affronto e spiccò il volo verso la doppia porta d'entrata.

«Buone notizie?» chiese Blaise dall'altro lato del tavolo sbocconcellando pigramente la sua colazione e accennò al cumulo di cenere nel piatto del compagno.

La compassione che lesse nel suo sguardo fu anche peggio dell'increspatura di sadico divertimento mentre lo aveva osservato incendiare la lettera.

«Eccellenti» mormorò Draco col suo inscalfibile sorriso affettato. La sua attenzione fu attirata dal sopraggiungere della Granger nella sala che, con un fascio di pergamene tra le mani, si avvicinò al suo gruppo di Grifondoro.

Notando la direzione del suo sguardo, Blaise mescolò il miele nel suo tè per poi puntargli un cucchiaino contro.

«Vedila così, hai un'occasione per renderle la vita un inferno. È un modo come un altro per far passare il tempo.»

"Confido nella tua indulgenza" aveva detto la madre.

Fanculo.

«Non m'interessa» disse annoiato. Era la seconda volta che glielo ripeteva.

Quando la sera prima era rientrato negli alloggi di Serpeverde, Blaise lo aspettava seduto scompostamente sulla trapunta del letto. Come se gli occhi rossi e lucidi del compagno non fossero di per sé un indizio sufficiente, dall'odore acre che permeava nella loro camera condivisa, immaginò che il rituale serale di suffumigi era già cominciato da un pezzo.

Theo russava rumorosamente dal suo letto, ma lui non era stato di compagnia nemmeno un secondo in quella giornata, per cui gli dedicò appena un'occhiata.

Aveva condiviso col compagno ciò che era accaduto nell'ufficio della preside marciando all'interno della stanza come una bestia in gabbia.

La madre prima l'aveva convinto – costretto – a ritornare a scuola e ora lo sottoponeva a quella buffonata. Con la Granger, poi.

A parte pochi consigli sibillini, Blaise non era stato capace di appianare quel temperamento battagliero – ferito – e gli aveva perfino offerto quel rituale che lo faceva scivolare sempre più supino sul letto e il sorriso irriverente diventare inebetito.

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