Tutti e quattro con le valigie tra le mani ci dirigemmo verso l'ingresso. 

Nel tragitto notai con sorpresa che, a distanza di pochi metri, vi era un bosco e tra quegli alberi giurai di aver visto una jeep, piuttosto malandata, nascosta.

Corrucciai la fronte. 

Il piazzale, come avevo constatato appena arrivata, era piuttosto spazioso. 

Allora perché parcheggiare la propria auto nel bosco vicino?

Domanda legittima, alla quale però non diedi molto peso.

Non era fondamentale.

Raggiungemmo l'ingresso e varcammo le porte di dell'edificio.

Era straordinariamente incredibile. 

La bellezza di quel posto era tale da essere impossibile trovare delle parole adatte per descriverla.

Le finestre, le porte, le scale, i lampadari era tutte in stile ottocentesco.

-Ditemi che non sto sognando e che siamo in paradiso!- esclamai in tono sognante.

Mi sentii pizzicare su un fianco. Mi voltai verso Peter.

-Che c'è? Ho fatto solo quello che volevi- esclamò alzando le spalle -Ti ho fatto capire che quello che stai vivendo non è un sogno.
Sorrise nel vedere quanto quella risposta mi avesse reso felice.

Poco più avanti c'era una signora seduta ad una scrivania di fronte alla quale vi erano alcuni ragazzi in fila.

Io e Kelsey ci guardammo -Che cosa fanno?- chiese lei

-Giusto!- esclamò Charlie -Voi, visto che siete nuove, dovete andare a farvi dare l'orario delle lezioni, il numero e le chiavi della vostra stanza 

-Ok- dissi 

-Noi andiamo a vedere le nostre camere- disse Charlie.

-Ci vediamo dopo, ok?- chiese Peter 

Annuimmo.

Io e Kelsey ci unimmo alla fila.

La cosa era semplice: ognuno, una volta arrivato il proprio turno, doveva dire il proprio nome e quella bizzarra signora, ci avrebbe fornito il necessario.

Essendo arrivate prima rispetto a molti altri, la fila non era molto lunga e quindi non dovettimo aspettare troppo. 

-Kelsey Paige- disse Kelsey quando si trovò di fronte alla signora che le fornì due fogli e una chiave.

-Ecco a lei- disse.

Poi toccò a me.

-Lucy Bryan- esclamai e diede anche a me due fogli e una chiave.

-Ecco a lei.

Il tutto senza alzare neanche una sola volta lo sguardo 

Raggiunsi Kelsey, poco più avanti.

Ci guardammo e scoppiammo a ridere.

-Shh shh potrebbe sentirci- esclamai cercando di dare il meno all'occhio possibile.

-Non credo che si accorgerebbe neanche se un'auto la investisse- esclamò 

Scossi la testa rivolgendole un'occhiata divertita.

-Tu in che stanza sei?- le chiesi 

-La 298- rispose guardando su uno dei suoi fogli.

Feci lo stesso con il mio.

-Accidenti!- esclamai -Io sono nella 402

Le uscirono quasi gli occhi dalle orbite -È a un piano di differenza!- esclamò 

-Lo so, ma non è la fine del mondo- dissi -Sapevamo che le possibilità di finire nella stessa camera fossero poche

Annuì -Vediamo se almeno abbiamo qualche lezione in comune

-Si Va bene 

Mettemmo a confronto i nostri orari esaminandoli attentamente.

-Menomale- esclamò sollevata Kelsey -Abbiamo quasi tutte le stesse lezioni 

Anche io tirai un sospiro di sollievo.

Essere in una nuova scuola in cui non conosci nessuno, era già abbastanza difficile.
E scoprire di non essere finita nella stessa stanza della tua migliore amica lo potevi anche accettare ma non averla in classe con te, quello era il vero incubo.

Nessuno mai riuscirebbe a sopravvivere ad un'ora di lezione senza la sua migliore amica. 

Personalmente morirei di noia.

-Va bene allora- disse Kelsey -Vado a vedere la mia camera e a conoscere le mie coinquiline

-Ed io farò lo stesso- dissi.

Ci incamminammo verso le scale.

E per un pezzo le salimmo insieme fino a quando, ovviamente, Kelsey raggiunse il suo piano.

Io invece dovetti proseguire. 

-Cerca di non perderti nei meandri della scuola, sarebbe difficile riuscire a trovarti!- la sentii dire.

Scoppiai a ridere. 

Finalmente raggiunsi il mio piano.

Notai che senza alcun tipo di luce, i corridoi di questo college incutevano un certo timore.

O almeno lo avrebbero fatto a chi avesse paura del buio e delle creature che ci si nascondevano.

Non ero quel tipo di persona fortunatamente.

Dopo circa dieci minuti, a fatica, individuai la stanza 402. 

Era quella centrale in fondo al corridoio.

Cercai le chiavi che credevo di essermi messa in tasca.

Non le trovai. Quindi dovetti ripiegare sulla seconda opzione: bussare.

Non avrei fatto di certo un'ottima impressione. Ma me ne erano successe di peggiori. 

Se la mia vita fosse un'opera d'arte sarebbe esposta nel Museo internazionale delle figure di merda.

Bussai alla porta. 

Sentii dei rumori provenire dall'interno e dei passi farsi ogni secondo più vicini.

La porta si aprì rivelando qualcuno di totalmente inaspettato.

Angelic Demon Where stories live. Discover now