Capitolo 17 - La povera Rosalina

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Nathalie entrò nell'aula di Inglese e il suo primo istinto fu quello di tornare indietro. Poggiato con la mano al banco, Sean stava flirtando spudoratamente con una moretta vestita in camicetta e gonnella.

Come se solo due notti prima non avesse infilato quella lingua perfida nella sua bocca.

Era tornata a casa e si era rintanata sotto la doccia calda per evitare il raffreddore. Sua madre era tornata il mattino seguente e non le aveva chiesto alcunché, non avevano neanche nominato suo padre. Nat non aveva capito se era arrabbiata o se semplicemente non stava dando peso alla cosa.

Oltre Sean, c'erano Raine e Maddie. Per quell'ora avevano scelto di stare agli ultimi posti in fondo.

Nat tentò di raggiungerle, ma la via più corta per arrivarci - quella bloccata da Sean, visto che l'aula era già piena - era anche la più stretta, date le dimensioni del ragazzo.

Emise un finto colpo di tosse. Lui si accorse della sua presenza. «Sì?»

«Fammi passare».

La mora assunse un'espressione annoiata e incrociò le braccia. Sean ghignò in direzione di alcuni ragazzi, suoi amici. «Prima chiedimi "Per favore"».

Loro risero e gli altri studenti presenti li fissarono.

Nathalie ragionò su come giocarsela. Anche se era riuscita a evitare Sean fino a quel momento, aveva percepito il suo potere costantemente. I segni che le aveva lasciato sul corpo erano visibili al collo e ai polsi, il resto lo aveva coperto. Stava patendo il caldo terribilmente.

Era ancora furiosa con Foster? Assolutamente sì.

Aveva un piano per vendicarsi? Naturale.

«Non trovi che sia ingiusto comportarsi bene con le ragazze solo se hanno la gonna?»

Sean le donò la sua completa attenzione, raddrizzandosi e sprofondando le mani nelle tasche. La esaminò nei suoi pantaloni grigi e maglietta bianca a maniche lunghe. «Credimi, mi comporto male anche con loro. Specialmente con loro. Lo sapresti, se ne indossassi una anche tu. Ma a che scopo metterla, se non hai niente da offrire?»

Risate e fischi echeggiarono nella stanza e Nat divenne rossa dal petto fino alla fronte.

Proprio lui diceva una cosa del genere sul suo conto?

Prima che potesse pestargli un piede, Jules arrivò appena due secondi prima di Mr Hill, evitando l'ennesimo richiamo per il ritardo. Il professore ordinò ai suoi alunni di sedersi; Nathalie ne approfittò per dare una spallata a Sean e si accomodò tra le sue amiche.

«Per chi era assente la scorsa volta, facciamo un piccolo riassunto. La persona prescelta per farlo è... oh, no». Mr Hill, il quale aveva chiuso gli occhi e aveva indicato a caso un nome su un foglio, alzò demoralizzato lo sguardo.

Jules lo puntò con l'indice stile pistola, fece l'occhiolino e schioccò la lingua. Gli studenti risero.

«Non me ne faccia pentire, Mr Pepperman».

Il ragazzo balzò in piedi, facendo saltare sul collo le cuffie del walkman, e scrocchiò le dita. «Per chi se lo fosse perso, nell'episodio precedente abbiamo parlato di Romeo e Giulietta. Chi sono 'sti due cristiani? Be', per capirlo dobbiamo partire dalle loro famiglie: da una parte i Montecchi, dall'altra i Capuleti. Verona, Italia, fine Sedicesimo secolo. Autore: William Shakespeare. L'abbiamo già conosciuto in altre sue opere, il caro Bill. Comunque, le due famiglie si detestano da generazioni. "Oh, m'ha rubato la ragazza, quell'asino d'un Capuleti", "M'ha dato una brocca d'acqua spacciandola per vino, il Montecchi menzognero", "Ma li mortecchi sua, hanno comprato l'arbitro"...».

«Qualcuno mi salvi», borbottò Mr Hill con gli occhi al cielo.

«Un giorno, i ragazzi Montecchi si scontrano con i ragazzi Capuleti. "Yo, questo è il nostro territorio, girate a largo!"...».

Intanto che Mr Hill prendeva del Tylenol e i compagni di scuola di Nat ridevano a perdifiato per la presentazione modernizzata di Jules, lei estrasse dallo zaino la giacca di Sean e la passò a Raine.

Lei se la rigirò tra le mani. «Carina. È per me?»

Nat staccò un foglio dove aveva scritto la sua richiesta e le proprie misure. «Riesci a trasformarla in questo al club del cucito?»

Raine lesse attentamente e sghignazzò. «Tesoro, ho trasformato dei vecchi jeans in una borsa alla moda in un'ora. Questo te lo faccio subito e te lo porto pronto entro domani».

Bene. Non vedeva l'ora di vedere la faccia di Foster.

Raine corrugò le sopracciglia. «Aspetta, perché questa giacca mi è familiare? Non mi sembra tua, inoltre è troppo grande per essere...». La sua voce venne meno e le pupille scattarono su Sean, poi su Nat. «No».

«Sì».

«Scordatelo! Mi farà a fette!»

«Jules non lo permetterebbe mai. Lo faresti per venti dollari?»

Raine mise il broncio.

«Venticinque? Trenta?»

La sua amica sbuffò. «Trenta», accettò.

Mr Hill si massaggiò le tempie per riprendersi dal monologo di Jules. «Dunque... in base a quello che ha detto Pepperman, prendendo in considerazione solo le parti sobrie... quali sono le vostre opinioni su questo classico?»

Una ragazza, membro del club di dibattito, parlò senza alzare la mano. «Che Romeo è uno stronzo. Si innamora di Rosalina, lei non ricambia e il giorno dopo bacia Giulietta, la quale è giovane e inesperta, praticamente una bambina. Ha scelto lei unicamente per non rimanere solo».

Nick Bowman le sorrise. «Errore, mia cara. Non voleva rimanere solo, quindi si è fatto la più gnocca». La sua risata sguainata contagiò i ragazzi e alcuni gli batterono pure il cinque.

Sean si espresse in tutta la sua freddezza. «L'unica persona da compatire in questa storia è Rosalina, dimenticata dopo poche pagine». Girò la testa e il suo sguardo, di un verde impassivo, trapassò Nathalie. «A nessuno piacciono gli avanzi».

Il sottinteso della sua frase fu colto e l'ilarità che si creò portò Nat a spezzare la matita con una mano sola per la rabbia. «E a nessuno piacciono i bipolari gelosi con tendenze possessive».

Altre risa, altri richiami da Mr Hill. Sean aveva stretto i denti.

Raine si sporse verso Nat. «Fanculo. Te la faccio gratis entro sera».

Perfetto. «Grazie. Domani lo farò impazzire».

Avrebbe dovuto mirare col coltello più in basso rispetto alla mela quando ne aveva avuto l'occasione.

«Perché aspettare?» Raine sorrise con fare dispettoso. «Stanotte c'è la Quarta Strada».






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