Capitolo 7 - Tenere al nemico

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«Quattro lettere. Ha tanti lati e degli spigoli».

«Sean».

«Cubo». Shelby digitò sul gioco del cellulare la risposta. «Bella e con le spine».

Nathalie evidenziò in giallo una frase nel libro di Storia. «Sean».

«Rosa. La si prende a calci o a schiaffi».

«La faccia di Sean».

Ryuna, Maddie e Raine stavolta non riuscirono a trattenere le risate.

Shelby scrisse "Palla" e mise da parte lo smartphone. «Ho come la sensazione che tu ce l'abbia con lui», finse innocenza e batté le palpebre verso Nat.

La bionda sospirò e sgranocchiò l'insalata di pasta, mettendo da parte i compiti. Aveva provato a rilassarsi nel corso della mattinata e non era servito a niente. Se non la piantava, si sarebbe ritrovata col pranzo sullo stomaco.

La mensa era colma, come di consueto. La novità erano gli sguardi. Non erano maligni, solo curiosi. E divertiti.

Era successo anche durante le prime lezioni della giornata. Alcuni studenti avevano parlato sottovoce di lei, ma Nathalie era riuscita a sentirli comunque. La additavano come la ragazza che era saltata addosso a Sean Foster, quella che appena arrivata in città non era riuscita a resistere al suo fascino.

Stupidaggini. Era la ragazza che aveva provato a salvarlo da una caduta mortale, come quella di Avery. Però nessuno l'aveva notato.

Per quale accidenti di motivo le era venuto istintivo proteggerlo?

«Ti ho trovata».

Nat si girò e sorrise. La sua presenza la rassicurava, le dava buone vibrazioni. «Ciao, Gavin».

Il ragazzo si accomodò col suo vassoio al fianco di Nat, porgendole una barretta energetica presa da uno dei distributori. Fece un cenno con la testa. «Ciao, ragazze. Scusate l'intrusione, volevo solo conoscere meglio Nat».

«Ma tu guarda che coincidenza», sorrise Shelby e si scambiò un sorrisetto con Raine. «Anche noi vorremmo conoscere meglio la donna del mistero qui presente. Forse con te si deciderà a parlare».

Nathalie divenne rossa. Non c'era niente da sapere su di lei. Niente.

Gavin bevette un sorso dalla sua bottiglietta. «D'accordo, domanda semplice. Da dove vieni?»

«Da Norfolk, Virginia».

«Dai, assurdo. Quale città?»

Merda. «Ehm...»

«Pioggerellina!» Jules invase il tavolo con la sua presenza, abbracciò Raine da dietro e le porse un fiore giallo.

Un narciso, si corresse Nat. Amava il giardinaggio. Nel prato della sua nuova casa stava progettando di coltivare i suoi fiori fortunati.

Raine osservò ammirata il narciso giallo. Per merito di Nat - la quale aveva chiesto ad amici di amici di amici quale fosse il fiore preferito della ragazza -, Jules era riuscito a trovarlo.

Accarezzò piano i petali. «Notevole, lo ammetto. Però sappi che non cedo tanto facilmente».

Jules ridacchiò e si portò drammaticamente una mano sul cuore. «Lo so bene, amore mio, sono due anni che mi fai penare. I preliminari più lunghi della storia. È per questo che mi fai impazzire».

Raine si impedì di sorridere e Nat provò una punta di invidia. Un amore così, uno su un milione. Quando sarebbe capitato pure a lei?

Una mano si poggiò sulla sua. Gavin le fece notare che stava stringendo la forchetta talmente tanto da farsi sbiancare le nocche. La mollò e intrecciò le dita alle sue, per ringraziarlo. Lo guardò nelle pupille scure, dolci e calde.

UNAPOLOGETICWhere stories live. Discover now