Capitolo 13 - La proposta

1.6K 52 8
                                    

L'ossigeno era l'ultimo dei pensieri di Nathalie. Anche se non riusciva a respirare.

Sotto l'incantesimo del ragazzo più sfacciato del mondo, Nat aveva seguito Sean a casa sua e ora lui la teneva bloccata sul tavolo della cucina. La stava baciando come se ne dipendesse la propria vita.

Erano soli, per fortuna, e nessuno li aveva visti insieme.

Se qualcuno li avesse fotografati e la foto fosse in qualche modo finita in mano a sua madre, Nat si sarebbe dannata e presa a calci da sola.

«Ti detesto», sbottò lei, una mano a tirargli i capelli e l'altra a tastargli un pettorale.

Sean le tolse le sneakers e la sollevò, conducendo entrambi alle scale. «Pure io, bellezza. Eppure eccoci qua».

Posseduta dalla lussuria, Nat lasciò cadere sugli scalini la camicetta e abbassò la zip dei jeans. Da quando l'aveva scopata, voleva riprovare quella sensazione di sollievo. Doveva essere una sola volta, invece ci era ricascata. In meno di due ore.

«Ti dovrei pestare fino a renderti irriconoscibile».

Con un calcio, Sean aprì la porta della propria camera e lanciò la ragazza sul materasso. Le fu subito addosso. «Quando capirai che le tue minacce mi fanno solo arrapare?»

Strappò via la t-shirt di Sean. «Sarai fiero di te stesso. Sono dove mi volevi, nel tuo letto».

«Se solo sapessi, Miss Lily». Ridacchiò e le sfilò i pantaloni. La baciò lungo la cicatrice. «Non sarò mai veramente soddisfatto con te».

Lei ringhiò, frustrata ed eccitata. «Che devo fare per liberarmi di te?»

Dita forti le tirarono i capelli e una lingua le ripassò il contorno delle labbra. «Prova a dirmi la verità, magari stavolta scappo».

Impaziente, seppellì la mano nella tasca dei pantaloni di lui e ne estrasse il portafoglio. Trovò il profilattico e gettò via i documenti. «Quale verità?»

«Te l'ho detto che con me non devi dire balle. Perché ho la sensazione che menti ogni volta che apri bocca?» Con un solo gesto, tolse di mezzo i pantaloni e i boxer. Nudo e sudato, le cadde ancora addosso come una coperta e la prese per il mento. «Dimmi cosa nascondi».

Nathalie gli morse il labbro e con due dita cacciò i mini slip. «Dimmi della Quarta Strada».

«Vaffanculo».

«Altrettanto. Hai smesso di parlare ora?»

Sean si immerse con la bocca nella pelle di lei. Calda, morbida. Era una seta che pulsava al ritmo dei suoi battiti e quando Nat sollevò i fianchi per strusciarsi contro il suo cazzo, la mascella del ragazzo cadde e gli occhi gli si chiusero.

Lei lo morsicchiò alla clavicola e gli leccò il pomo d'Adamo. «Sei la peggior idea che abbia mai avuto».

La fissò negli occhi scuri. «No, sono la peggiore idea che ti sei mai fatta».

Lo morse all'orecchio per dispetto e lui rise. Rubò il condom dalla sua mano scaltra e lo infilò. Desideroso di godere di ogni centimetro di lei, le tolse l'ultimo indumento. Quando si accorse di un particolare, il reggiseno gli cadde a terra e dovette tenersi la testa.

Nat corrugò la fronte. Perché si era fermato? «Che c'è?»

«Signore benedetto, sto per svenire...»

«Cosa?»

«Miss Lily, tu hai un...» Poggiò il pugno contro la bocca per non urlare. «Hai un capezzolo. No, cioè, hai un capezzolo sul piercing. No. Porca troia, hai un cazzo di piercing al capezzolo!»

UNAPOLOGETICWhere stories live. Discover now