30 - Dopo la mezzanotte

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La voce stentorea di un uomo proruppe dalle finestre socchiuse della sala comune, annunciando che la notte era ormai a metà del suo percorso ma c'era ancora gente disposta a festeggiare e bere.

E Fergus non si tirava certo indietro.

Non si era mai divertito tanto in vita sua e per la prima volta si era sentito trattato come un uomo con tutti gli attributi.

Aveva fatto amicizia con un gruppo di avventori: due macellai, uno scalpellino e un sarto.

Una compagnia davvero eterogenea.

Abitavano a Mauve da tutta la vita e ogni sera, da quando gli erano cresciuti i peli sul petto, si ritrovavano in quella locanda. Gozzovigliavano e cantavano a squarciagola, applaudendo la giovane ballerina di turno o il cantastorie, fino a quando non rimanevano gli unici ancora in piedi.

Poi, quando mancava poco più di un'ora al sorgere del sole, tornavano dalle loro mogli, amanti o nella loro casa vuota, dormivano fino a metà mattina e ricominciavano da capo.

Tutti i giorni la stessa routine.

Fergus non era certo gli sarebbe piaciuto vivere in quel modo ma non era nemmeno sicuro del contrario.

Si divertivano, chi non era impegnato andava a donne, spendevano i soldi che guadagnavano onestamente e non facevano del male a nessuno. Certo, di tanto in tanto scoppiava qualche rissa ma dopo un paio di pugni ben dati, tornavano tutti a essere fratelli.

Già, proprio un bel modo di vivere.

Fergus emise un poderoso rutto scatenando l'ilarità dei suoi nuovi compagni di bevute.

Ridacchiò, intontito dall'alcool.

Il menestrello aveva smesso di esibirsi e si era seduto a un tavolo, il mantello variopinto a coprirgli le spalle.

Fergus si mise a osservarlo.

Doveva aver passato ormai i cinquant'anni, a giudicare dalle rughe sul suo viso e dai capelli grigi, tenuti corti. Per qualche motivo quella capigliatura così ordinata gli sembrava

strana, quasi fuori posto su un uomo simile.

A compensare quel particolare c'era un grosso orecchino d'oro, ad anello, che gli pendeva dall'orecchio destro e le agili mani, avvolte da guanti rosso scuro con le dita tagliate.

Spinto dall'alcool e dalla sua nuova condizione di uomo vero, Fergus si alzò e lo raggiunse.

"Menestrello... Posso sedermi?" domandò, biascicando leggermente, indicando una sedia vuota davanti a lui.

L'uomo lo fissò stupito e poi sorrise.

"Non si rifiuta mai un po' di compagnia"

"Sai... Penso di averti già visto" borbottò Fergus, quasi cadendo sulla sedia. Appoggiò i gomiti sul tavolo e puntò gli occhi appannati sul volto del menestrello.

"E dove, di grazia?"

"In un'altra taverna... Giorni fa... Hai parlato della Figlia..."

"Della Disgrazia. Sì, mi ricordo e se non sbaglio, giovane signore, tu eri insieme a una fanciulla e a un uomo dall'aria poco raccomandabile"

Fergus sbatté le palpebre, impressionato.

"Ricordarmi i volti fa parte del mio lavoro, in un certo senso. Ma dimmi, cosa ti ha portato al mio umile desco?"

"Ero curioso di vedere un menestrello da vicino, credo... In realtà non ne sono sicuro..."

"Come puoi notare, siamo solo uomini, vagabondi che calpestano le vie di questa terra e che non trovano mai pace"

Il Bastone del Verbo - Libro PrimoWhere stories live. Discover now