14 - Nel ventre della città

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Bethel, capitale del regno di Alte Pianure. Il regno più esteso, più popolato, più produttivo.
Un tempo il più bellicoso.
Oggi, del suo passato marziale rimane l'alta cinta muraria che protegge la città isola. Un miracolo di pietra bianca alto quaranta metri.
Inespugnabile.
Tre porte rappresentano gli unici accessi.
Mastodontiche, incombenti. Spesso metallo scuro sorvegliato da torri merlate e da decine di guardia armate.
Gli ingranaggi sempre oliati in caso di necessità.
Tutto è gigantesco, sproporzionato, eppure armonico in un modo che Fergus non comprende del tutto.
Il ponte scolpito nelle nuvole, l'isola così grande da non scorgerne i contorni, le mura così alte da rimanere accecati dal sole nel tentativo di vederne la cima.
Poi case, accatastate contro la cinta muraria. Panni multicolore stesi ad asciugare al sole.
Abiti variopinti, donne abbronzate, uomini scalzi e il tintinnare ritmico dei campanelli appesi alle cinture.
Tutto è esotico e inaspettato.
Fergus è confuso, affascinato, turbato...
Distratto.

"Avanti ragazzo, non possiamo perdere tempo"

Ridestato da quel sogno a occhi aperti, eppure così vitale e odoroso, Fergus si affrettò dietro al Cercatore.
Dopo aver cercato di far stare Corha in sella senza riuscirci, il Cercatore aveva deciso di tenerla in braccio lasciando a lui il compito ingrato di guidare i cavalli in mezzo alla folla.
Raggiunsero l'accesso Sud, preceduto da una ripida strada di mattoni grigi puntellata di sterco.
Fergus scivolò su un mucchio di liquami ma riuscì a mantenere l'equilibrio aggrappandosi alle redini dello stallone del Cercatore che ripagò la sua impertinenza cercando di morderlo.
Arrivato a metà strada, dopo essersi difeso da altri due attacchi a tradimento, e si voltò verso il lago.
Il ponte che univa le due sponde curvava dolcemente sull'acqua.
Solo allora si rese conto di quanto fosse grande in realtà.
Oltre il ponte, oltre il brulicare incessante, scorse la riva lontana.
Le chiatte solcavano lente la liquida superficie color cobalto.
Fergus, di nuovo concentrato sulla strada, si rese conto che se avessero dovuto mettersi in coda per oltrepassare il varco principale, ci avrebbero messo ore ma il Cercatore aveva pensato anche a quello.
Lo raggiunse mentre passava nelle mani avide di una guardia un sacchetto che supponeva fosse pieno di monete.
La guardia sorrise e gli fece segno di seguirla.
Giunsero in prossimità di una porta metallica abbastanza grande da far passare una carrozza.
La guardia tirò fuori una grossa chiave di ferro scuro e la aprì. Li fece passare in fretta, guardandosi le spalle in modo guardingo poi la richiuse alle loro spalle.
Si ritrovarono in una lunga galleria di pietra illuminata da torce alla fine della quale potevano distinguere un arco dal quale penetrava la luce del giorno.
Il bagliore del sole colpì il viso di Fergus come una frustata, impedendogli di vedere per qualche secondo poi le forme vaghe divennero più definite e la città si dischiuse davanti a lui.
Passarono in mezzo ad alcune guardie che fecero finta di non vederli. Evidentemente era pratica comune, per quei soldati, arrotondare la paga usando quell'espediente.
Un'ampia piazza gremita di persone si apriva davanti a loro, in corrispondenza dell'immensa porta di ferro.
Il Cercatore avanzò verso la via lastricata che si stagliava dritta davanti a loro e sembrava dividere in due la città.
Era abbastanza larga per far passare comodamente due carri affiancati anche se in quel momento, una parte della sua ragguardevole superficie, era occupata da banchetti di venditori ambulanti assai rumorosi e variopinti.
In lontananza la collina sulla quale sorgeva il palazzo reale era ammantata da una foschia luminosa, un alone brillante fatto di polvere e luce.
Case alte anche cinque, sei piani si affacciavano su quel fiume di persone.
Insieme a botteghe.
Decine e decine di botteghe.
Macellai, panettieri, maniscalchi, orafi, sarti, speziali...
Passarono oltre un banco che offriva carne arrosto e strani bastoncini fritti nell'olio dall'aspetto invitante.
Lo stomaco di Fergus brontolò.
Stava morendo di fame.
Fece fatica a staccare gli occhi da una succosa bistecca di manzo ma quando il suo sguardo si posò sul viso di Corha, tutto quello gli parve improvvisamente irrilevante.
Non poteva farsi distrarre.
Non doveva.
Per lei.
Ma la curiosità era difficile da controllare.
Si avvicinò al Cercatore cercando di parlargli malgrado il caos che li aveva inghiottiti.

Il Bastone del Verbo - Libro PrimoOnde as histórias ganham vida. Descobre agora