E lei tra noi (II)

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Vuole che me ne vada? E allora me ne vado. Vuole che mi ributti tra le braccia di Marco e ne sia eternamente dipendente? Allora vado a Friburgo e poi sarà quel che sarà. Al diavolo Nicola e tutti quei bei discorsi che mi ha appena vomitato addosso!

Il trolley è sul letto, aperto. Lo riempio con cannonate di vestiti. Li appallottolo, troppo nervosa per piegarli, poi li scaglio con ira nel centro della valigia.

Fanculo Marco, fanculo Nicola, fanculo Biagio che ha innescato questi ultimi giorni da girone dell'Inferno!

Una All Star rimbalza fuori dalla valigia. La recupero e di nuovo un colpo secco. Poi un libro, Il tiranno, Valerio Massimo Manfredi. Con una rabbia ancora maggiore lo lancio nel trolley. Al diavolo anche la copertina rovinata e le pagine stropicciate. Me l'ha regalato Nicola, o meglio, me lo ha prestato anni addietro, quando ero così a corto di spiccioli da non potermelo comprare.

Osservo una piega a metà volume, la rilegatura mezza saltata del formato tascabile. Quand'è poi che io e Nicola siamo diventati amici? Non c'è stato un attimo preciso, l'istante in cui guardandoci negli occhi abbiamo stabilito di frequentarci, non prima di quella sera all'esagono in cui nessuno dei due aveva un centesimo per bere un aperitivo.

No, io e Nicola non siamo amici. E proprio perché non lo siamo, non sentirò la sua mancanza. Ma anche quando il trolley si riduce a una piramide di vestiti e accessori, la bufera d'ira nel petto non si calma. Rivedo Nicola che scrive il suo nome alla lavagna per farmi restare in banco con Marco. Lo ricordo abbozzare un sorriso per rincuorarmi quando Battisti mi sgridava, difendermi quando il professore mi accusava di avere rubato la verifica di fisica, ricomparire quando stavo affogando, cercare Marco, essere la spalla su cui sfogarmi. Le serate ai cinema in coreano, il teatro, le uscite all'esagono, le passeggiate al lago, le poste sotto casa per sapere se stessi bene.

Porto le mani alla fronte, per colpirmi, perché un'amicizia non si sigla con un accordo davanti a un notaio. Nasce dalla somma di istanti, quando due anime si scoprono lo specchio l'una dell'altra. E Nicola è sempre stato talmente vicino a me da capirmi più di quanto sapessi capire me stessa.

Avrebbe dovuto darmi la possibilità di parlare, di fermarlo.

"Quindi sei arrabbiata?"

Incazzata nera, grillo. Prima dice che nessuno mi vorrebbe lasciare, poi è il primo ad andarsene.

"E che pensi di fare?"

Niente!

"Sì, forse non è il momento indicato. Problemi alla porta!"

Mi giro di soprassalto e all'improvviso Nicola diventa piccolo quanto un moscerino, un pulviscolo che svanisce nel nulla, mangiato da una creatura così imponente da far scomparire il resto dell'universo.

Marco.

Mi trovo stretta nel suo abbraccio prima di connettere, di assicurarmi che sia davvero lui l'individuo comparso alla porta. Le sue braccia mi stritolano, costringono le scapole a scricchiolare, il naso ad affogare nel profumo di resina.

«Vieni via con me» sussurra. Non accenna a sciogliere il suo abbraccio. E io sono incapace di ricambiarlo, troppi punti di domanda mi ostacolano. «Appena passa Natale, ce ne andiamo insieme, a Friburgo. Andiamocene via!»

È una richiesta disperata. La respiro nel tono della voce, nella cadenza piangente della proposta. Solo che quell'abbraccio è una moneta a due facce, e se un lato mi ricorda quanto sia rassicurante riunirmi alla mia metà, l'altro mi tormenta.

«Andarcene» sussurro. L'ennesima presa in giro. «E per quanto?»

Marco intensifica la stretta e strofina il naso sui miei capelli scombinati.

Binomio - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora