E poi c'è Belzebù (II)

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«Così è Xanax la schifezza che prendi! Credi di potere andare avanti a lungo?»

La domanda arriva il giorno dopo, quando io e Valentina stiamo tornando dal campo da tennis. Un match veloce in cui lei mi ha schiacciata a suon di rovesci e volée.

«Tania ti ha parlato.»

Ha fatto lo sforzo di avvicinarsi a Valentina, perché da sola non riusciva a capire che cosa mi fosse successo. E forse, proprio ieri, ha intuito che delle gocce di Xanax non possono insegnarmi a guarire. Non esiste strada di ripresa, se il processo di rinascita non inizia da me.

«Quello stupido pagliaccio fucsia» sbotta Valentina. Siamo ormai a casa. Borsoni in spalla. Chiave nella serratura del portoncino. «Avrebbe dovuto parlarmi prima, invece che drogarti. Quella sciacquetta rimpicciolita. Come se sapesse qual è il tuo problema!»

«Perché, Vale, tu lo sai che cos'ho?»

Lei, porta socchiusa, minaccia di congelarmi con lo sguardo.

«Lo so da sempre, idiota. Lo so da prima che ci arrivassi tu.»

Risaliamo le scale in silenzio, anche se nella mia testa c'è il rumore dei ricordi di ieri: Tania che mi porta a casa, io che non riesco a smettere di piangere. E poi l'arrivo di Valentina a notte fonda, per trovarci così, io singhiozzante sul divano, Tania presa a recitare l'intero repertorio di sketch comici dal suo portfolio da attrice.

"Che cosa credi che dovrei fare?"

Vorrei chiederlo a Valentina, ora che sono tornata il centro delle sue attenzioni. Ma le solite strilla provengono dalla cucina, il classico diverbio tra Tania e Saul.

«È il comune che ci sta avvelenando, non vedo come potrebbe essere colpa mia» dice lui, la piattezza di una voce metallica.

Tania ci mette più enfasi. Ancora prima di entrare in cucina, la immagino sulle punte per l'ira. «Certo che è colpa tua. Quando al lavandino c'ero io, l'acqua usciva normale. E adesso ci sei tu e improvvisamente è bianco latte, contaminata.»

«Ci avrai sciolto le tue pasticche, tossica.»

«Ci avrai sciolto i tuoi colori, sociopatico.»

«Si può sapere che succede?» chiede Valentina. Una maturità e una serietà davvero anticonvenzionali, considerati i precedenti.

Tania e Saul sembrano giocare al piccolo chimico. Guanti di silicone, provetta, siringa per aspirare liquidi, esaminano il flusso d'acqua che esce dal lavandino della cucina: bianco latte.

«Temo di non poter sopravvivere a questa novità» sospiro.

Il problema dell'acqua radioattiva non è affare mio: Tania è la nipote di Ravelli, che lo risolva lei l'imprevisto idrico! Invece nell'ora successiva mi trovo a scampanellare all'interno vicinato, a chiedere se l'insolito colorito dell'acqua sia una catastrofe personale o collettiva.

Ovviamente personale, come da manuale delle peggiori sfighe. E allora telefonate all'ospedale, alla guardia medica, al centro veleni, ai carabinieri e infine all'idraulico. Peccato che l'idraulico lo chiamiamo solo di mattina, dopo una notte passata con tanto di mascherine per paura di inalare sostanze tossiche.

«Nin, passa oggi, verso le dieci. Vedi di aprire quando suona il campanello. La situazione sta diventando insostenibile.»

Ricapitoliamo gli ultimi passaggi di questa vicenda: Valentina ha chiesto un appuntamento all'idraulico; io fatto colazione con acqua in bottiglia e gallette di riso. In quale assurdo momento si è stabilito che spetti a me ricevere l'idraulico?

Binomio - 3Where stories live. Discover now