Parte 23 Accettazione

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Giulia

La famiglia De Angelis è distrutta.

Sono bastate poche ore per fare di loro un ammasso confuso di sgomento e devastazione. Non c'è speranza. Non c'è alternativa. È un brutto scherzo, un tiro mancino che la vita ha tirato a Laura e non è giusto.

Sono passate ventiquattro ore dal nostro arrivo e ancora stento a crederci. Nessuno di noi riesce a farsene una ragione. Laura è ancora giovane, una donna attiva, che lavora, che manda avanti una famiglia, che ama suo marito come il primo giorno. Perché? Perché proprio a lei?

Ce lo chiediamo tutti. Nessuno trova una risposta.

E c'è sconforto. C'è tristezza. E tantissima rabbia. Così tanta che la vedo traboccare negli atteggiamenti di tutti. Tranne che in Alberto.

Lui appare già rassegnato. Il dolore che sta provando lo ha già sopraffatto. Lo si vede nella postura delle sue spalle, così chine da sembrare in procinto di cedere, nella piega della bocca, che trema a ogni respiro, e nelle mani, rosse e contratte in pugni tesi.

Non lo riconosco. Sembra che un tornado si sia abbattuto sulla sua persona, lasciandolo privo di protezione. Una foglia esposta sulla punta di un albero spoglio.

I suoi figli lo circondano. Si stringono intorno a lui, complici dello stesso dolore.

Io e mia madre ci offriamo di precederli a casa per preparare il ritorno di Laura nel suo ambiente familiare, dove siamo sicuri che possa sentirsi meglio.

Il dottore ha spiegato la loro impossibilità a confermare il nome della malattia, ma non avendo riscontrato nella tac altre cause, come tumori cerebrali o problemi alla tiroide, sono propensi a supporre l'Alzheimer. Più avanti le faranno altri esami, più che altro test neuropsicologici, che evidenzieranno una connessione più netta con la malattia. Intanto inizierà da subito la terapia farmacologica che, purtroppo non bloccherà i sintomi, ma li rallenterà un po'.

È una magra consolazione a cui ci aggrappiamo tutti; il pensiero però, che gli anni di vita dall'insorgenza della malattia non sono tantissimi, non mi fa dormire la notte e devo mandare giù il groppone che mi sale in gola ogni volta che vedo Laura, per non piangere. Per restare forte davanti ai suoi figli e a suo marito. Davanti a Gloria, che non si da pace e continua a fare ricerche su ricerche sul suo portatile. Davanti a Edoardo che sembra l'ombra di sé stesso. E davanti a Thomas che si è chiuso in un silenzio così ostinato da suscitare paura nel resto di noi.

Il suo sguardo ha assunto le tonalità glaciali del polo antartico, mentre i modi freddi sono chiaramente una reazione allo shock. Chiudersi è il modo di Thomas di proteggersi. Così freddo e intoccabile non lo avevo mai visto, ma immagino che sia plausibile per un misantropo come lui.

Sto preparando una tisana per Laura quando mia madre entra in cucina e si precipita al lavandino per bagnarsi i polsi e la fronte.

Preoccupata, mi avvicino e l'aiuto a tenere i capelli indietro per non bagnarli.

«Mamma, che succede?»

«Niente, tranquilla tesoro. È solo un momento.»

Si solleva dal lavabo e cerca una sedia per sedersi. Le gambe e le braccia le tremano e io non riesco a non preoccuparmi. «Vuoi che andiamo sul divano? Lì starai...»

«No.» mi interrompe alzando la voce per poi aggiustare il tono forzando un sorriso. «Scusami. Sono solo stanca.»

«Dimmi cosa posso fare. Sono qui per aiutare, lo sai.»

Questa volta il sorriso è spontaneo. Mi accarezza una guancia. «Lo so. Stai già facendo tantissimo. Non devi tornare al lavoro?»

Sospiro. «Sì. Domani devo essere in ufficio per lo stage. Non posso prendermi troppi giorni di ferie perché non ne ho.»

IL FRATELLO SBAGLIATOWhere stories live. Discover now