Parte 8 Tormento

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Thomas


Guardarla mi irrita.

Sentirla mi irrita.

Respirarla mi irrita.

Eppure, mi è mancata.

Tutto il tempo in cui è rimasta lontana dal nostro appartamento. I giorni in cui, anche al lavoro, mi evitava accuratamente, ho avvertito come un vuoto, uno spazio lasciato sfitto, come se mancasse qualcosa a cui non sapevo dare un nome.

L'ho capito adesso. Adesso che ce l'ho davanti. Qui, di nuovo nel nostro appartamento, a incantare tutti con il suo sorriso, a invadere la stanza con il suo profumo dolce, a coprire tutto l'ambiente con la sua voce sottile. E mi irrita.

Perché era meglio continuasse come prima, quando se ne stava rintanata nel suo silenzio a mordersi la coda ferita. Era meglio non averla più sotto gli occhi, almeno avrei evitato di ricordarmi quanto ancora la sua sola presenza ha il potere di destabilizzarmi, di togliermi la calma, di scuotere tutto il mio fottuto equilibrio.

E mentre sono qui, immobile sulla poltrona del nostro salotto, la osservo mentre fa avanti e indietro dalla cucina, con quel sorriso tenace e le gambe flessuose, il portamento di una ballerina e la coda di cavallo che ondeggia a ogni passo. Chiacchiera con Edo, ride alle sue battute, butta la testa all'indietro lasciando ballonzolare la coda, enfatizzando uno spasso incomprensibile che è solo loro. Tagliano fuori il resto di noi, come sempre. Come se non fosse successo niente. Come se lei non si fosse dichiarata e lui non l'avesse rifiutata.

Basta. Mi alzo dalla poltrona dove sono collassato al rientro dal lavoro. Oggi è stata dura. Il progetto Volkov ci sta dando del filo da torcere. Il cliente non è soddisfatto della campagna promozionale che abbiamo pensato e siamo stati costretti a preparare altri due piani da proporgli domani, ma nessuno di questi ci ha convinto. Onestamente non so se vorrà darci fiducia o toglierci l'incarico. Sono piuttosto sottopressione perché da questo risultato dipenderà la mia crescita all'interno dell'organico aziendale. Voglio fare bella figura ai piani alti. So che Senegalli ha delle grandi aspettative. Volkov è un pesce grosso che non possiamo perdere; tuttavia, è anche molto esigente e non si accontenterà di una campagna pubblicitaria qualsiasi. Vuole qualcosa di straordinario, di grande impatto.

Insomma, è stata una giornata di merda, che preferirei terminare al più presto.

«Ehi, dove vai? La cena è pronta.» mi intercetta Edoardo mentre sto per raggiungere il corridoio per rintanarmi in camera mia. Lo guardo di sfuggita, ma qualcosa nel suo aspetto mi blocca. Il grembiule che indossa sopra la tuta è imbrattato di salsa di pomodoro, ma non è questo, è il suo sguardo. È tornato a sorridere in modo spontaneo e gli occhi sono pieni di calore, come se avesse fatto pace con il mondo intero. Ma io so che a lui non serve tutto l'universo, gli basta una sola persona per stare bene. L'amicizia non è un valore che considero tra un uomo e una donna, ma io non ho mai avuto con nessuno il rapporto che invece Edo ha con Giulia. Probabilmente non capirò mai il loro legame e, sicuramente, è per questo che mi infastidiscono tanto.

Vorrei chiedergli se tra loro è tutto a posto, ma non lo faccio. Nel profondo lo so. La risata di Giulia che continua a riecheggiare in salotto è un ulteriore conferma.

«Faccio una telefonata e arrivo.»

Edo annuisce e mi lascia andare «Non fare tardi che si fredda.»

Ho mentito, non devo chiamare nessuno. Invece mi chiudo in bagno e mi sciacquo il viso con l'acqua fredda. Ho bisogno di svegliarmi e di scacciare questo pessimo umore che si è impadronito di me.

IL FRATELLO SBAGLIATODonde viven las historias. Descúbrelo ahora