Parte 11 Cioccolato amaro

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Giulia

In ufficio c'è aria di festa. La commessa Volkov ha avuto un impatto inaspettato sul cliente che ne è rimasto molto soddisfatto. La squadra di Thomas è entusiasta del risultato e io sono orgogliosa di aver contribuito. In veste di stagista, non ho potuto partecipare alla presentazione, ma so da Viviana che hanno menzionato anche me e che Thomas ha dato spessore all'intero progetto facendo un discorso impeccabile.

Finiamo prima il lavoro di oggi decidendo di chiudere il programma giornaliero e rimandando a domani le questioni meno urgenti. Per festeggiare Viviana invita tutti nel bar sotto l'ufficio a bere qualcosa. In realtà non mi sento ancora parte integrante del loro team, ma davanti alle insistenze di Viviana e Massimo decido di accettare e insieme scendiamo al piano del bar.

È la prima volta che entro nel locale. Di solito il mio orario non prevede il pranzo e non sono mai rimasta abbastanza da concedermi una pausa insieme ai miei colleghi. L'ambiente è inaspettatamente grande ed elegante, come l'intero grattacielo del resto. Il barman e i camerieri sono interamente vestiti di nero come se il fatto di lavorare in un complesso di sole aziende li autorizzasse ad assecondare l'austerità dell'abbigliamento da ufficio. Ma, dopotutto è frequentato solamente da persone che lavorano nel palazzo e da pochi esterni che abitano in zona.

È quasi l'ora dell'aperitivo e il locale è già pieno. Mentre ordiniamo mi domando se dovrei chiamare Edoardo per chiedergli di unirsi a noi, ma non lo faccio. Stasera non abbiamo programmi, sa che sono impegnata con il lavoro e preferisco non rendere eccessive le cose tra noi invitandolo a fare qualcosa di non necessario. Sono con i miei colleghi, mi dico. Nessuno di loro è accompagnato. Se lo chiamassi mi estranierei dal gruppo per stare con lui e non sarebbe giusto.

Ripenso a come ci siamo lasciati ieri sera e un brivido mi corre lungo la schiena. È successo davvero? Edoardo e io ci stiamo provando? Non ne sono sicura, ma qualcosa non mi torna. Tutto quello che ha detto era perfetto, eppure è come se ci fosse una patina che sfoca il momento lasciandomi confusa. La sensazione è simile a un sapore amaro in fondo alla gola che non riesco a mandare giù.

Dovrei essere felice. Godere del momento tanto agognato e sfruttare ogni momento per consolidare i nostri sentimenti. Ma è proprio questo il punto. I sentimenti dove sono? Edo ha parlato di intesa, ha detto che gli sono mancata e che vuole qualcosa di più, ma mi chiedo se tutte queste cose non siano più attribuibili alla proprietà di un oggetto piuttosto che a una persona.

Mi sfioro le tempie con le dite nell'intento di schiarirmi le idee. Sono spregevole a pensarla così, lui mi vuole bene, questo non lo metto in dubbio, ma non vorrei che questo suo rinnovato interesse non scaturisca dalla paura di perdermi. Significherebbe che Edo non prova dei reali sentimenti per me e sarebbe terribile.

«Non bevi?» mi domanda Manuela seduta al mio fianco.

Guardo il mio spritz aromatizzato alla mela e mi ricordo che sono qui per festeggiare.

«Scusa. Ero un po' persa nei miei pensieri.» assaggio il mio drink e subito l'alcool riscalda il mio stomaco chiuso.

«L'ho notato. Tutto bene?»

«Sì, sì.» bevo ancora cercando di scacciare i troppi dubbi che ho in testa. «Non ero mai venuta qui. È carino.»

«Ci veniamo spesso nella pausa pranzo e qualche volta il venerdì al termine dell'orario d'ufficio. È tranquillo.»

«Il posto giusto per rilassarsi dopo una settimana piena.»

«Rilassarsi e fare tante conoscenze interessanti.» sorride ammiccando verso un terzetto di uomini in completo in piedi davanti al bancone. Uno di loro ci sorride e alza il suo bicchiere a mo' di saluto.

IL FRATELLO SBAGLIATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora