Parte 15 La vigilia di Natale (parte1)

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Thomas

Il Natale non è la mia festa preferita. A dire il vero, non amo le feste in generale. A casa mia festeggiare significa stare insieme, abbracciarsi, baciarsi, ridere, mangiare e bere. Bere tanto e di conseguenza anche ridere tanto. Io non faccio bene nessuna di queste cose, soprattutto se bevo, l'unica cosa che mi riesce è incupirmi.

Osservo con distacco le lucine che illuminano l'albero del soggiorno e mi chiedo quanto tempo perda mia madre a sistemare tutte le decorazioni che colorano l'intero piano terra. Ci sono fiocchi rossi e oro dappertutto, sul soffitto le ghirlande danno l'impressione di essere nella fabbrica di Babbo Natale.

Infilo le mani in tasca trattenendo uno sbuffo. Se potessi, eviterei tutto questo. Andrei a farmi un lungo giro in moto per poi chiudermi in qualche cinema e strafogarmi di popcorn mentre guardo un vecchio film. Ecco, questo sarebbe un programma davvero allettante. I film sono una delle poche cose che non mi stancano mai. Potrei quasi definirla una passione.

E invece mi tocca stare qui. Con la mia famiglia. L'unica che riconosco, che mi ha accolto quando avevo perso tutto. Devo molto ad Alberto e Laura. Se non altro per non avermi lasciato in mano ai servizi sociali. Chissà che fine avrei fatto se lui non mi fosse venuto a prendere. Almeno, quella sciagurata della mia madre biologica una cosa buona l'ha fatta quando ha messo il nome di Alberto nel mio certificato di nascita. Altrimenti non avrebbe mai saputo della mia esistenza. E nemmeno io.

Un profumo invitante di biscotti appena sfornati proveniente dalla cucina mi ricorda che oggi è un giorno speciale e che dovrò dedicare almeno una parte del mio tempo alle persone che hanno contribuito a farmi diventare l'uomo che sono adesso. Laura sarà solo la mia madre putativa, ma per me è l'unica. So che mi ama, ma le basi su cui è poggiato il suo affetto sono traballanti. Dopotutto sono il frutto del tradimento del suo caro marito. Lo sa lei, lo so io, come lo sanno tutti.  La conseguenza è che poi mi trasformo in un pezzo di ghiaccio. Chiudo ermeticamente le mie emozioni e tanti saluti alle buone maniere. Perciò, quando accade, preferisco andarmene.

«Ne vuoi uno? Sono alla cannella.» Mamma sorride quando entro in cucina. Le guance rosse sono una testimonianza del suo affaccendarsi intorno al forno.

Non è sola. Nonna Ada è su un lato della penisola intenta a passare con il matterello l'impasto per i tortelli. Lei è la madre di Alberto, perciò è davvero mia nonna. L'unica donna a cui permetto di rivoltarmi come un calzino ogni volta che vuole.

«Ecco il figliol prodigo.» sbotta appena mi scorge sulla porta.

«Non sei stanca di chiamarmi così, nonna?» le domando addentando un biscotto.

«Perché dovrei? Mi serve per ricordarmi che razza di benedizione tu sia per questa famiglia.» nel bene o nel male la sua schiettezza è proverbiale, in alcuni casi, come in questo, non so da quale parte tende di più.

«Grazie per il promemoria, allora.» cerco di alleggerire il tono, ma entrambe alzano il viso e mi guardano.

«Va tutto bene, Thomas?» la voce dolce di mamma è un bacio su una ferita. 

No, non va tutto bene. Ma dirlo ad alta voce equivale a ferirla per il poco rispetto che do al Natale, un momento che invece lei adora e che aspetta tutto l'anno.

«Certo. Sono passato per avvertirti che sto uscendo. Vado a salutare un amico.»

Nonna mi guarda, gli occhi curiosi stretti in due fessure. «E' una donna?»

Alzo un sopracciglio, stupito dalla domanda.

«Sei vestito troppo bene per essere un semplice amico.» Mi fa notare «E poi sembra che tu abbia fatto il bagno nel profumo.»

IL FRATELLO SBAGLIATOWhere stories live. Discover now