Parte 15 La vigilia di Natale (parte1)

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Mamma scoppia a ridere. Anch'io non riesco a trattenere un sorriso. Nonna ha l'occhio lungo. Non le sfugge mai niente.

«Allora, mi correggo. È un'amica.»

«E questa amica ha un nome?»

Sospiro. Se non parlo non mi lascerà in pace tanto facilmente. «Si chiama Pamela.»

Mamma si porta una mano al petto. «Pamela come la tua ex ragazza del liceo.»

«Proprio quella. Come ho detto è un'amica.» puntualizzo prima che si facciano strane idee. «Dobbiamo solo scambiarci gli auguri.»

«Certo, certo.» fa nonna come se la sapesse lunga. «Anch'io esco la sera della vigilia per incontrare mie vecchie fiamme solo per scambiarci gli auguri.»

«Ada, dai. Lascialo in pace.» Interviene mamma in tono di rimprovero.

«Pamela non è quella ragazza che portava sempre i pantaloncini?» domanda senza dare segno di aver sentito le parole della nuora.

Mi chiedo come faccia a ricordarsi di questo particolare dopo tanti anni.

«Non è bello giudicare le persone solo per come si vestono.» La mia è un'accusa, ma il tono è scherzoso ed entrambe mi sorridono benevole.

«Allora forse mi sarò sbagliata.» Si difende nonna lanciando a mamma un'occhiata eloquente.

Le rivolgo uno sguardo mesto prima di voltarmi per uscire. «Ti dirò se avevi ragione più tardi.» in risposta ricevo un borbottio indistinto che mi fa sorridere. Non lo ammetterò mai con nessuno, ma Nonna Ada è la mia preferita. Lei è uno spirito libero. Da quando è rimasta vedova si è rimboccata le maniche e ha cominciato ad andare in giro per il mondo. Sola o in compagnia non importa. Lei fa come vuole e nessuno si permette di dirle nulla, anche se manca ad eventi importanti legati alla famiglia, poco male. Sceglie lei se partecipare o meno.

In giardino intravedo papà che chiacchiera con Paolo. Mi fanno un cenno di saluto al quale replico distrattamente. Il mio cellulare sta squillando e rispondo prima che l'altra persona rimetta giù: «Sto arrivando.» dico sbrigativo, prima di riattaccare. Pamela prova a richiamare immediatamente ma lascio perdere e mi infilo in macchina. Una cosa che non mi piace di lei è questa: è assillante e appiccicosa. Lo era ai tempi del liceo e, a quanto pare, lo è ancora.

Cerco di ricordarmi perché sto andando a un appuntamento con lei. Forse è stato per dimostrare a me stesso che non sono il solito stronzo insensibile. Sono settimane che Pamela mi prega di vederci. Negarmi ulteriormente significherebbe recidere il cordone che ancora mi tiene ancorato alla mia parte più giovane. Non sono sicuro di voler passare completamente al Thomas adulto, non ancora.

E poi, ho solo accettato un caffè. Non ho il tempo per nient'altro, né la testa. Quella è persa e non riesco a schiodarla da quello che, ormai, è diventato un chiodo fisso: Giulia.

Ripenso continuamente al nostro bacio. Al suo viso arrossato. Al suo corpo caldo. E poi rammento che appena un'ora dopo lei è andata in camera di Edoardo e ci è rimasta per tutta la notte.

Già. Proprio come un cretino ho aspettato sveglio che uscisse. Ma non è accaduto. Il giorno dopo non ci siamo parlati. Lei sta fuggendo da me. Si comporta come se non fosse successo niente. 

Se da una parte voglio fregarmene, dall'altra mi chiedo cosa pensi. Il bacio le è piaciuto, questo non si discute, ne voleva sempre di più, l'ho sentito. Però cosa rimane alla fine? Solo uno sbaglio. Sono sicuro che è così che ha catalogato ciò che è successo, l'ennesimo sbaglio. L'ennesimo affronto.

Quando arrivo davanti alla pasticceria mi stupisco di trovare la macchina di mamma ferma nel parcheggio. Gloria o Edoardo devono essere passati a comprare qualcosa per stasera. All'interno però vedo solo Giulia che aspetta davanti al bancone. Quando i suoi occhi si accorgono di me ha un lieve sussulto che si perde nella musica natalizia mandata a random nel locale.

IL FRATELLO SBAGLIATOМесто, где живут истории. Откройте их для себя