Epilogo. (+ringraziamenti)

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un mese dopo.


L'appartamento era piccolo, intimo, in una strada laterale di Brooklyn che portava dritto al Giardino Botanico della città, infatti era possibile vederlo alla fine del lungo viale, e non era costoso. Perfetto per due persone, abbastanza lontano da poter avere la tranquillità e l'intimità di cui avevamo bisogno, abbastanza vicino da poter lavorare senza essere costretti a prendere un aereo e accogliere chiunque dei nostri amici, della nostra famiglia, volesse farci visita. Io e Bucky ci eravamo trasferiti da sole due settimane, entrambi con nient'altro che un misero borsone in spalla, eppure lo sentivo già mio, già nostro. Mi sistemai sul divano con una tazza di caffè caldo tra le mani, fuori cominciava lentamente a fare buio, la porta d'ingresso si aprì nello stesso momento e io sollevai lo sguardo per incontrare quello di Bucky, fermo sull'uscio intento a guardarmi. «Che stai facendo?» inarcai un sopracciglio e presi un sorso di caffè, lui mi sorrise. «Potrei proprio abituarmici.» mormorò, poi entrò del tutto nell'appartamento e richiuse la porta alle sue spalle. «Lo spero proprio.» scherzai, lui lasciò la giacca sull'attaccapanni e venne a sedersi al mio fianco; mi sistemai meglio, allungando le mie gambe sulle sue e lui si avvicinò ancora. «Ci sono novità?» gli passai la tazza, lui prese un sorso di caffè e me la restituì, poi annuì. «Tua madre sta collaborando, a patto che le venga permesso di visitare la tomba di tuo fratello, e questo insieme a tutto quello che abbiamo recuperato dal laboratorio di Evangeline è bastato per reintegrarci ufficialmente.» prese una breve pausa, per far si che assimilassi quanto appena detto. Il funerale di Vektor si era tenuto in un luogo privato, senza giornalisti né guardie, solo io, Bucky e il resto di noi presenti alla sua morte ma a lei non era stato permesso di partecipare, portarla alla tomba mi sembrava giusto. Pensavo spesso a mio fratello, alle scelte che ci avevano irrimediabilmente portato a quel finale, e il senso di colpa per quello che avevo fatto non mi aveva ancora lasciato, e forse non l'avrebbe mai fatto. «La gente non è ancora totalmente d'accordo, molti non vogliono il nostro intervento, così il Governo ha deciso che agiremo in gruppo solo quando strettamente necessario, per il resto potremo collaborare in incognito e vivere comunque una vita normale.» riprese Bucky, riportandomi alla realtà; mi sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi fece scivolare le dita al mio collo. La cicatrice lasciata dal collare dava ancora molto fastidio, ogni tanto mi sembrava di sentirne ancora il peso addosso, e sapevo che la pelle non sarebbe mai più tornata come prima, ma per Bucky quello era un promemoria della prigionia a cui ero stata costretta, a un passato che era ancora troppo presente per essere dimenticato. «Perciò è tutto sistemato?» lui annuì alla mia domanda e io poggiai la testa sulla sua spalla, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. «C'è solo un'unica pecca, in tutta questa situazione.» mormorò improvvisamente lui, facendomi sbuffare. «E cioè?» lui rise per il mio tono annoiato e arreso. «Che saremo reperibili ventiquattro ore su ventiquattro.» mi sfuggì una risata divertita, perché quella era la maledizione del nostro lavoro e perché d'altronde non era mai stato diverso da così. «Posso accettarlo. E tu puoi accettare la proposta che sto per farti?» lui si spostò leggermente per guardarmi in viso e inarcò un sopracciglio. «E come posso accettare prima che tu me la faccia?» misi su una finta espressione offesa e poggiai la tazza sul tavolino basso disposto proprio davanti al divano. «Perché ti fidi di me, ovviamente.» lui rise leggermente, poi annuì. «D'accordo allora, vuol dire che accetto qualunque proposta tu stia per farmi.» capitolò, e io gli sorrisi. «Questa mattina la nostra vicina del piano di sopra è venuta a fare conoscenza con, e cito testualmente, "i due giovanotti innamorati che ho spiato dalla finestra" così abbiamo chiacchierato un po', ed è venuto fuori che la sua gatta Marley ha appena partorito e che dei tre cuccioli uno non è ancora riuscita a farlo adottare.» lui inarcò un sopracciglio, mentre la situazione diventava improvvisamente chiara per lui. «Vuoi prendere un gatto?» domandò, stupito e divertito per il mio entusiasmo. «Dovresti vederla, è così bianca, e morbida, e terribilmente affettuosa.» lui continuò a guardarmi con uno sguardo in cui non lessi altro che amore. «D'accordo allora,» acconsentì facendo spallucce «i gatti mi piacciono, e anche i cani, e qualsiasi altro animale tu voglia prendere, Beth. Qualsiasi cosa tu voglia, per me è si.» si chinò su di me, e mi sfiorò appena una guancia con le labbra. «Questo potrebbe essere molto interessante.» lui sorrise, poi mi lasciò un lieve bacio ad un angolo delle labbra e qualcuno bussò alla porta, contemporaneamente. Ci voltammo di scatto, confusi, poi lui spostò le mie gambe ed andò ad aprire. «Credevate davvero di cavarvela così?» riconobbi immediatamente la voce di Tony. Mi alzai, confusa, e raggiunsi l'uscio con le labbra già piegate in un sorriso. Tony stringeva una cassa da sei birre in una mano e una bottiglia di champagne nell'altra, indossava un vestito d'alta sartoria e al suo fianco Pepper era più radiosa che mai; dietro di loro, il gruppo numeroso attendeva di essere invitato ad entrare come se in quelle due settimane non avessero già frequentato l'appartamento senza alcun problema. Era vero, però, che non c'eravamo ancora riuniti tutti lì in una volta sola. «Siamo vivi, siamo liberi e qui c'è una casa da battezzare, dobbiamo festeggiare accidenti!» Bucky scosse appena il capo, divertito, poi mi lanciò un'occhiata e si spostò di lato. «Allora entrate pure.» loro non se lo fecero ripetere due volte, e mentre scemavano all'interno dell'appartamento tra saluti e qualche battuta, non potetti far altro che riconoscere quanto fossi affezionata ad ognuno di loro, quanto li reputassi la mia vera famiglia e quanto farne parte mi rendeva felice e spaventava allo stesso tempo. Ma la vita era esattamente quello, non c'era mai un solo modo di vedere le cose, un solo modo di viverle, ci si poteva solo abituare alla cosa, scendervi a patti e andare avanti. «Tutto bene?» domandò Bucky, richiudendo la porta. Gli sorrisi, più leggera nell'anima, e annuii. «Si, tutto bene.» ed era l'assoluta verità.





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Voglio iniziare col dire che il nostro è stato un lungo viaggio, iniziato con una storia senza pretese e arrivato fin qui, in questo esatto momento, affrontando momenti orribili ed altri meravigliosi, come i primi traguardi ma anche le prime cadute

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Voglio iniziare col dire che il nostro è stato un lungo viaggio, iniziato con una storia senza pretese e arrivato fin qui, in questo esatto momento, affrontando momenti orribili ed altri meravigliosi, come i primi traguardi ma anche le prime cadute. Devo essere totalmente sincera, in alcuni momenti della stesura di Survivor la scrittura non era per me più qualcosa di naturale, questo spiega anche la lunga assenza prima di questi capitoli finali, e anche durante la stesura di quest'ultimi le cose non sono andate proprio benissimo. Ma siamo qui, e tutto quello che posso dirvi è grazie: per essere rimasti e per avermi accompagnato durante questo viaggio, ma devo chiedervi anche scusa, per tutte le attese, e le revisioni, e tutto quello che avete dovuto sopportare durante tutto questo tempo. Non sarei qui senza di voi, senza il vostro supporto e la vostra passione Beth e Bucky non esisterebbero, e adesso che devo dirgli addio un po' sono triste, ma so che anche se non scriverò più di loro , la nostra strada insieme non è ancora finita. Voglio dire grazie però a chi ci ha lasciati lungo il tragitto, perché per un po' ha fatto parte di tutto questo e non lo biasimo se ha deciso di lasciar perdere, a un certo punto. Dico addio a queste due piccole mine vaganti con tristezza ma anche con una pace speciale, e spero che voi riusciate a fare lo stesso.

Vi voglio bene, e insieme a Beth e Bucky sarete sempre nel mio cuore. Spero che anche voi farete lo stesso.

Vostra,

lily♥



Survivor. |Bucky Barnes Fanfiction.Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum