12|| letter.

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Il mattino dopo T'Challa non era già più al mio fianco quando aprii gli occhi; il letto era freddo, fuori il tempo era uggioso e l'orologio segnava appena le nove del mattino. Scalciai via le lenzuola, ancora assonnata, poi mi sollevai leggermente poggiando la schiena contro la testiera del letto, e allora notai il bicchiere di succo che mi era stato lasciato sul comodino; sorrisi, intenerita dal gesto, e mi allungai per afferrare il bicchiere pieno. Nello stesso momento, qualcuno bussò delicatamente alla porta, attirando la mia attenzione; mi sistemai meglio, incrociando le gambe sotto al sedere.
«Avanti!» urlai poi, sistemando una ciocca di capelli dietro all'orecchio; la porta si aprì lentamente, poi Nat si decise ad entrare. Prima la testa, quasi volesse assicurarsi che fossi presentabile, poi il resto del corpo, e in fine richiuse la porta dietro di sé, senza avvicinarsi.
«Ti ho svegliata?» domandò, facendo scivolare lo sguardo attento per l'intera stanza, quasi fosse alla ricerca di qualcosa; capii immediatamente cosa cercasse, e compresi anche che doveva aver parlato con Tony.
«Tranquilla, T'Challa non sbucherà dal bagno in asciugamano, se è questo che temi.» mormorai, portando il bicchiere alle labbra; presi un sorso di succo all'arancia, ancora freddo, per nascondere il sorrisetto divertito che mi dipingeva le labbra.
Lei arrossì, come una bambina colta sul fatto, e si avvicinò cauta al letto.
«Allora è vero!» disse, mettendo su un sorrisetto dolce e un po' malinconico.
«Già. Chi te l'ha detto, Tony?» chiesi, abbassando lo sguardo sul bicchiere ancora mezzo pieno: il freddo del liquido mi si stava lentamente trasferendo alle dita, che cominciavano a diventare rigide.
«No.» rivelò lei, sedendosi sul letto; il materasso si piegò sotto il suo peso. «In realtà, mi sembrava di avervi visto rientrare insieme, ieri. Volevo soltanto la conferma.» continuò poi, accavallando una gamba e poggiando l'intero peso su una sola mano; il caschetto biondo propense da un lato e io mi resi conto di quanto stesse bene anche con quel colore di capelli. Abbassai lo sguardo, poi riposi il bicchiere sul comodino e sospirai.
«Credi sia sbagliato?» sussurrai a fil di voce, anche se sapevo bene quanto fosse inopportuna come domanda. Lei ci mise un po' per rispondere, la osservai di sottecchi mentre ci pensava su, con lo sguardo perso nel vuoto.
«No.» disse, alla fine, dopo una battaglia interna che sembrò interminabile. «Se è quello che vuoi.» aggiunse subito dopo, ed io ebbi un tonfo allo stomaco.
«Già.» mormorai, poi lasciai il letto per dirigermi in bagno; la sentii seguirmi immediatamente, attirata dalla mia titubanza.
«Perché è quello che vuoi, no?» chiese, fermandosi sull'uscio del bagno. Poggiai le mani sul lavandino e la osservai attraverso lo specchio, lei ricambiò il mio sguardo con un'occhiata curiosa e un sopracciglio inarcato.
«In parte!» sputai, alla fine, aprendo di scatto il rubinetto: bagnai le mani con l'acqua fredda e me le portai al viso, per rinfrescarmi.
«Sii più chiara, tesoro.» mi pregò lei, incrociando le braccia al letto.
«È che lui...» dissi, senza aver bisogno di specificare di chi stessi parlando. «L'idea di rivederlo...» continuai, scuotendo la testa. Era bello poterne finalmente parla con qualcuno, senza avere il timore di ferirlo; non potevo farlo con Shuri, e di certo non con T'Challa o chiunque altro lì al palazzo.
«Cambia tutto.» concluse Nat per me e io alzai di nuovo lo sguardo sullo specchio, per guardarla; lei rilassò le spalle, in un sospiro.
«Dovrei essere così arrabbiata con lui.» mormorai, scuotendo il capo subito dopo; infilai di nuovo le mani sotto al getto d'acqua, solo per sentire la freschezza e il flusso scivolare attraverso esse.
«E non lo sei?» domandò Nat, poggiando una spalla allo stipite della porta; mi girai a guardarla e lei sollevò le sopracciglia.
«Non quanto vorrei.» risposi, di getto. «O quanto meriterebbe.» aggiunsi subito dopo, richiudendo il rubinetto. Mi raddrizzai, afferrai l'asciugamano e tamponai il viso umido.
«E cos'ha fatto esattamente per meritarsi questa rabbia, il caro, vecchio, James?» chiese, con espressione confusa sul volto; mi voltai di scatto verso di lei, i capelli che mi sferzavano il viso per il movimento improvviso, l'asciugamano ben stretto tra le mani.
«Lui...» cominciai, poi le parole mi morirono in gola. «Te lo mostro.» dissi, alla fine, superandola per tornare in camera. Raggiunsi a passo svelto il comodino, spalancai il secondo cassetto con troppa forza e vi rovistai all'interno finché i miei polpastrelli non sfiorarono la carta ruvida della lettera; la tirai fuori, chiusa nella sua busta col mio nome inciso sopra, ne osservai i bordi strappati dalla foga dell'apertura, poi richiusi il cassetto e mi lasciai cadere sul bordo del letto. Pochi attimi dopo, Nat era alla mia destra.
Le allungai la lettera, un po' titubante, e lei l'afferrò con altrettanta indecisione; la fissai mentre, lentamente, la apriva e trattenni il fiato quando i suoi occhi si posarono sulle prime parole. Le ricordavo a memoria:

Survivor. |Bucky Barnes Fanfiction.Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin