Sfilo la cravatta dal colletto della camicia e mi appoggio con le braccia al lavandino permettendomi di tirare dei respiri profondi. Il riflesso che mi restituisce lo specchio non mi piace. Ho delle occhiaie scure sotto gli occhi e la pelle spenta del viso enfatizza l'aria da malato. Forse ho la febbre. Mi passo una mano sulla fronte ma non mi sembra calda. Sono solo stanco. Troppo stanco, cazzo. Ho bisogno di dormire.

Considero l'idea di sgattaiolare in camera mia e chiudermici dentro, quando un lieve bussare interrompe la mia solitudine.

«Thomas? Hai fatto?»

Mi irrigidisco all'istante. La voce di Giulia suona irritante persino al di là della porta.

«Che vuoi?»

«È pronto.»

«Lo so.»

«Beh, allora esci. Devo lavarmi le mani.»

Scuoto la testa, ma non riesco a trattenere un sorriso amaro. Non è venuta per me. Figurati se si è accorta che non sono in forma!

Apro la porta di scatto e appoggio entrambe le mani sullo stipite, coprendo l'intero passaggio. «È occupato.»

Giulia lancia un'occhiata accigliata al di sopra della mia spalla. «Da chi? Stai nascondendo qualcuno là dentro?»

Arriccio le labbra in un ghigno «Non devo per forza essere accompagnato per avere un po' di privacy.»

Sbuffa «Devo solo lavarmi le mani.»

«Questo l'hai già detto.»

«E' dunque, mi fai entrare?»

All'ungo il braccio sullo stipite, facendole un po' di spazio. Lei non se lo lascia ripetere due volte e scivola dentro con un movimento fluido. Una nota di miele e gelsomino riempie l'aria intorno a noi, facendomi irrigidire. Il ricordo del nostro ultimo bacio mi investe prepotente e giuro di sentire la terra tremare sotto ai miei piedi.

«Che hai? Stai male?»

La sua voce è troppo tranquilla, talmente tranquilla che mi innervosisco. Le rivolgo un'occhiata guardinga, ma la sua faccia serafica è un insulto al mio umore tetro.

All'improvviso si acciglia «Sei pallido. Sei sicuro di non avere la febbre?» mi coglie di sorpresa alzando una mano per posarla sulla mia fronte. «Forse stai covando l'influenza.»

Mi scosto bruscamente dal suo tocco. «Non ho nulla. È solo stanchezza.»

Annuisce «E' stata una settimana dura. La commessa Volkov vi sta dando problemi?»

Alzo le spalle «Nulla che non si possa risolvere.»

«Certo. Sono sicura che ci riuscirete.»

«E tu? Sembra che con Edoardo abbiate fatto pace.»

Mi fulmina con un'occhiata «Non c'era niente da risolvere. Lui è...io sono...» sbuffa «Oh, insomma. Quel che c'era da dire è stato detto. Ognuno andrà avanti per la propria strada.»

Mi mordo la lingua trattenendo il mio pensiero. Non voglio sbilanciarmi, né ripeterle che ha sbagliato. «Allora hai chiuso con lui?»

Giulia sobbalza «Chiuso? Siamo amici, Thomas. L'amicizia ha un valore importante, tanto quanto l'amore. Almeno per me ed Edoardo.»

La fisso «Io davvero non capisco.»

«Cosa?»

Mi passo una mano sulla fronte corrucciata «Sono confuso. È da quando ti conosco che gli vai dietro, eppure, al suo rifiuto, sei ancora lì.»

IL FRATELLO SBAGLIATOWhere stories live. Discover now