35. Le scarpette rosse

34 7 27
                                    

Bambina mia,

ti ho tenuta in grembo per nove mesi. Ti ho sentito crescere, scalciare, muoverti. Non so se l'orfanotrofio ti darà mai questa lettera, né se accetterai un giorno di leggerla, ma ciò che posso fare è tentare di raccontarti qui la verità e darti delle risposte.

Ho diciassette anni, tuo padre ne avrebbe compiuto diciotto tra due mesi, ma è morto a causa di un incidente stradale.

I miei genitori sono benestanti ed estremamente duri, antichi e poco empatici. Appena hanno scoperto di te volevano che... rimediassi. Tuo padre non lo ha permesso. Mi ha portato via da quella casa. Mi ha detto che si sarebbe preso cura di noi. Ha preso un umile appartamento, ha venduto tutto l'oro che aveva pur di possedere liquidità a sufficienza per i primi affitti. Ha cercato un lavoro, lo ha trovato in un supermercato. Il suo primo giorno è partito da casa felice, ma... non è più tornato.

Adesso i soldi per l'affitto sono finiti, non ho nulla e non so come crescerti.

So che niente di ciò che ti ho scritto mi potrà giustificare, né potrò mai chiederti perdono.

Spero solo che troverai una famiglia che ti ami, magari migliore della mia!

La tua mamma.

A.

P.S. Dentro la busta, assieme alla lettera troverai un ciondolo. Sono piccole scarpette di danza classica rosse. Sì, sono una ballerina, anzi lo ero, e questo piccolo pendente non l'ho mai tolto dal collo, soprattutto quando ballavo. Spero che un giorno lo indosserai. Gianna, la bambolina che hai con te dentro la cesta, è l'unica che ti fa calmare. Dormi solo se hai lei accanto. Trattala con cura.

«Quindi le scarpette rosse...» disse Amanda mentre rifletteva.

«Le ha lasciate lei qui fuori, ma soprattutto le ha prese dalla sala della musica! Ciò sta a significare che conosce quel luogo o che mi ha seguita» rispose Betta mentre si accasciava su una delle sedie in cucina.

Stella continuava a leggere la lettera, ancora e ancora.

«Non capisco, se sa chi sei, perché non si è mai presentata?»

«Beh, non le era permesso. Betta doveva prima compiere diciotto anni. Ecco perché quel regalo dietro la porta solamente adesso» spiegò Santo.

«Continuo a chiedermi che nesso abbia tutto questo con le scarpette rosse che hai regalato a Speranza...» Amanda pensò ad alta voce, ma quelle parole sbloccarono un ricordo alla mora.


Un anno prima

¡Ay! Esta imagen no sigue nuestras pautas de contenido. Para continuar la publicación, intente quitarla o subir otra.

Un anno prima

«Buongiorno, cercavo delle scarpette di danza classica per una bambina» disse Betta mentre entrava nel negozio sportivo più famoso di Catania.

La commessa, dopo averle chiesto la taglia, uscì una decina di scarpe di vario colore. La ragazza iniziò a confondersi, indecisa su quali scegliere.

«Queste sono le più belle...»

Betta sentì parlare qualcuno alle sue spalle. Non si voltò per guardare chi fosse, era troppo concentrata a osservare l'indice della donna, che sbucava da dietro di lei; le stava indicando le scarpette rosse.

«In effetti sono bellissime!» continuò mentre le osservava. Si voltò di botto. «Graz...»

Non c'era nessuno. La donna era andata via.

«Oh mio Dio!» esclamò Betta

¡Ay! Esta imagen no sigue nuestras pautas de contenido. Para continuar la publicación, intente quitarla o subir otra.

«Oh mio Dio!» esclamò Betta. Un brivido le percorse la schiena. «C'è sempre stata! Persino a Catania. Io... Io... non ne posso più!»

Scoppiò in lacrime e corse nella sua stanza.

Stella stava per seguirla ma Santo la fermò.

«Lasciala sfogare, ha bisogno di restare sola.»

Passò circa un'ora. La zia tentava di farsi vedere serena, ma puliva convulsamente ogni angolo della stanza. Santo sembrava fare un cruciverba, ma senza rendersi conto che il giornaletto era al contrario. Amanda li osservava, seduta a braccia conserte. Il suo cellulare squillò. Era un messaggio. La bionda lo lesse e, felice, raggiunse la loro stanza a passo spedito. Aprì la porta urlando: «Moira è già stata dimessa! Sta tornando a ca...»

Si bloccò alla vista di Betta, seduta sul letto, con le gambe che le penzolavano, il viso tra le mani e le scarpette rosse ai piedi.

Lei alzò lo sguardo verso l'amica. «Mia madre era una ballerina, lo era Speranza. Io non ho fatto che ballare da quando ho mosso i primi passi. Mi ha fatto trovare queste scarpette perché desidera che io continui... Manda un messaggio alle due crew, dai a tutti appuntamento alle quindici nell'ex orfanotrofio.»

Amanda stava ascoltando, teneva la bocca semichiusa. Un sorriso disegnò il suo volto. Prese il cellulare e fece ciò che l'amica le aveva appena chiesto.

Le ragazze pranzarono in silenzio, come fossero concentrate solo sull'obiettivo di unire i due gruppi di ballo. Indossarono una tuta e aspettarono che Giacomo le andasse a prendere.

Sul piazzale davanti all'edificio si era creata una gran confusione. L'unica persona a non essere presente era ovviamente Elisa. Le due squadre stavano separate l'una dall'altra.

Betta e Amanda scesero dall'auto.

Moira e Alex le raggiunsero.

La bionda fissò per un attimo la rossa.

«Che ci fai qui? Non dovresti stare a riposo?»

La sorellastra sorrise.

«Stai tranquilla, non sono qui per ballare. Vi aiuterò ad allenarvi. Sto benissimo. Mi hanno detto solo di non stancarmi e di stare il più possibile seduta o a letto.»

«Appunto, qui come fai a stare a riposo?»

«Beh, avrete pure una sedia in questo squallido posto! No?» disse Moira alzando le sue iridi verso l'istituto.

Andrea le si avvicinò e adagiò il braccio sulle sue spalle.

«E dire che quasi non ti riconoscevo più!»

Il gruppetto rise. Alex diede un bacio sulla fronte a Betta. In coro, le due squadre, urlarono: «Finalmente!»

Fu in quel momento che le crew, tra risate, strette di mani e abbracci, si avvicinarono.

«All'interno c'è una sala enorme. Lì possiamo allenarci» disse la bruna a Moira.

«Sei giorni sono pochi, possiamo unire le due coreografie, ma servirebbe qualcosa che possa lasciare senza parole. Hai mai visto i calabresi? Sono gli unici a fare le acrobazie, oltre a noi» spiegò la rossa.

«Beh, io avrei un'idea!» esclamò Betta alzando la mano verso l'altra ragazza. Con l'indice e il medio teneva le scarpette rosse.

NON PIANGO MAIDonde viven las historias. Descúbrelo ahora