6. La nuova scuola

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Betta si bloccò davanti all'enorme edificio monocolore e asettico.
Si fermò sul secondo gradino e iniziò a osservare, dal basso verso l'alto, quell'infinito muro di mattoni scuri. Chinò la testa all'indietro fino a storcere il collo pur di arrivare a vedere quel cielo coperto dall'insormontabile e tetra barriera.

«Coniglietta, che succede? Rischiamo di fare tardi! Qui la puntualità è richiesta espressamente!» disse lo zio, mentre poggiava una mano sulla spalla della ragazza.

«Non sei obbligato! Sai bene cosa ho fatto a Speranza, non dovresti darmi tanto affetto e non dovresti prenderti cura di me!» 

Betta pronunciò quelle parole stizzita e con severità, senza distogliere lo sguardo dal cielo. L'uomo si rese conto che la nipote stava attraversando un momento di crisi. La conosceva bene e percepiva al volo ogni suo pensiero e stato d'animo. Fece scivolare la mano sulla sua schiena, fino a raggiungere quella di lei.

«So che ti senti sola, ma lei è sempre con te!» sussurrò prima di darle un bacio sulla guancia.

«Betta, forza, sbrigati! Non vorrai far tardi il primo giorno di scuola!» 

La ragazza sentì quelle parole urlate alla sua destra, si voltò e un sorriso le si disegnò il viso.

«Amanda! Non sapevo che tu... che tu frequentassi questa scuola...»

«Ovvio che sì! Mica tuo zio poteva lasciarti nelle grinfie di questi mostri da sola! Ti farò da Cicerone, vieni! Ci divertiremo insieme...»

Betta diede un ultimo sguardo allo zio che le guardava  felice. Sorrise e gli mandò un bacio, mentre Amanda la tirava dalla mano verso l'entrata.

«Preside, siamo qui!» 

«Alla buon'ora! Prima o poi ti faccio lasciare fuori. Mai puntuale, tu!» 

Mentre rimproverava Amanda, l'uomo si voltò a guardare l'altra. Sistemò i pesanti occhiali, spingendoli su per il naso, e passò la mano sui capelli brizzolati. 

«Sei perdonata solo perché hai portato la nipote di Santo!»

Le ragazze si scambiarono uno sguardo e sorrisero. 

«Fai le veci della padrona di casa, Amanda» proseguì Ignazio. «Fa' vedere a Betta la scuola, ma cercate di essere presenti in classe almeno dalla seconda ora!»

La bionda emise un singolare suono di vittoria chiudendo il pugno davanti alla sua faccia.
«Evviva, odio Storia!»

«Non esultare, Amanda, alla seconda ora hai ancora Storia!» replicò il dirigente volgendo loro le spalle, diretto al suo ufficio.

«Cazzo! Questo c'ha le orecchie nel cu...» bisbigliò lei, ma si bloccò appena l'uomo si voltò verso di loro. «Grazie, preside! Saremo puntuali.» 

Prese Betta per mano e le due ragazze iniziarono a correre, ridendo come matte, verso il corridoio perpendicolare a quello in cui erano.
«Vieni, devo farti vedere una cosa» disse Amanda mentre apriva un'altissima porta di legno scuro. «Questa scuola era dei Salesiani, un convento in pratica.»

«Ecco perché è tanto angusto!»

«Sì, ma mai nulla è come sembra... Guarda qui.»

Betta fece un passo avanti, oltre la soglia, e rimase stupefatta.
A pochi metri da lei degli altissimi archi di marmo bianco si ergevano per tutto il perimetro della scuola. Delimitavano un enorme cortile pieno di piante e, negli angoli, di salici. Nonostante fosse ottobre, i fiori, attorno una fontana in pietra a forma di cigno, erano sbocciati e vivi. Nulla di così strano perché sopra era chiuso da enormi lastre di vetro doppio, e, al centro, all'altezza della statua, una cupola colorata comandava il panorama. I raggi del sole penetravano da lì, creando una bellissima danza di colori, profumi e calore.

«Questa copertura fa da serra» bisbigliò Betta meravigliata da tanta bellezza.

«Un tesoro nascosto! Qui ci è permesso entrare solo a patto di non rovinare nulla. Io ci vengo nei miei momenti di sconforto...» 

Betta si voltò verso l'amica con aria interrogativa «Cosa credi, ragazza?» proseguì Amanda. «Anche io li ho!»

Betta la ricordava, in effetti, come una bambina allegra e spensierata, ma erano passati anni, chissà quanti cambiamenti erano accaduti. Amanda manteneva però una bellissima luce negli occhi, quella non era affatto diversa, che elargiva gioia e serenità.

«Andiamo. Ti porto a vedere la palestra» ordinò.

Attraverso un secondo corridoio, arrivarono subito nell'immensa stanza.

«Qui passiamo le ore di Educazione fisica. Giochiamo a pallavolo o a calcetto. Oppure il prof ci fa fare esercizi. La cosa positiva è che, dietro le parallele, ci sono gli spogliatoi con le docce.»

«Bene, quindi puoi andare finalmente a lavarti, così ti togli il fetore di tavola calda che ti porti sempre addosso!»

Le due ragazze si voltarono verso la studentessa che aveva parlato.
«Ah, ecco, non potevano che essere parole tue! Ciao, Moira» replicò Amanda scocciata.

La ragazza dalla chioma rossa era accompagnata da un ragazzo silenzioso, che le osservava con uno strano sorrisetto beffardo. Betta si accorse che l'amica d'infanzia, vedendolo, era arrossita.

«Ciao Alex, lei è Betta, la conosco da quando eravamo bambine» spiegò la bionda biascicando le parole.

Uno strano brivido percorse la schiena di Betta quando gli occhi verdi e penetranti, di lui si fermarono sui suoi.

L'imbarazzante silenzio fu interrotto dal vociare di altri studenti che, a gruppetti, entrarono in palestra.

Una delle ragazze si gettò sulla schiena di Amanda. 

«La prof di Storia ha ricevuto una telefonata ed è dovuta andar via! Possiamo passare la seconda ora qui, con quello di Educazione fisica.»

Amanda sorrise felice, ma Betta non disse nulla. Stava ancora fissando Alex. Nessuno dei due aveva ancora smesso di farlo.

«Che c'è? Hai perso la lingua?» chiese lui con tono antipatico.

«Di solito saluto chi educatamente lo fa per primo!» rispose Betta con fermezza prima di allontanarsi.

Amanda la seguì. 

«Mi hai scioccato! Hai appena mandato a quel paese il più bello della scuola!»

«Sì, ho visto che sei rimasta interdetta nel guardarlo!» 

Le due scoppiarono in una fragorosa risata. In quel momento furono raggiunte da altre quattro studentesse e la bionda presentò loro l'amica. Dall'altro lato della palestra, Alex si era seduto su dei materassini blu e, spostandosi i boccoli dal viso, continuava a fissare la nuova arrivata.

«Mi sa che hai fatto colpo!» commentò Giulia, una delle studentesse che Betta aveva appena conosciuto.

«Non mi piacciono i capelli lunghi fino al collo in un uomo, dovrebbe tagliarli! E poi è fidanzato con la rossa!» rispose lei con sicurezza.

«Amica, quella è sua sorella!» spiegò Amanda avvicinandosi al suo orecchio.

«Ecco perché sono così uguali: antipatici entrambi!» sussurrò l’altra in risposta, mentre ancora fissava il ragazzo.

«Vedrai che non è poi così male, ti piacerà!»

«Non credo.»

NON PIANGO MAIWhere stories live. Discover now