23. Il litigio

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Erano passate diverse settimane dal giorno in cui le due amiche avevano sospettato di una gravidanza di Moira. Il loro far finta di niente era giustificato dal fatto che avrebbero anche dovuto spiegare come facessero a conoscere la verità, per cui preferirono tacere e continuare la loro vita come sempre.

L'ex orfanotrofio era diventato un campo di battaglia. La sala della musica era ormai adibita alle prove generali della crew al completo. Un tronco di grandi dimensioni era stato trasportato fino al suo interno per permettere a tutti di allenarsi con l'obiettivo di aumentare l'equilibrio necessario alle prese. Betta li seguiva ogni giorno, elargendo loro anche nuove idee per delle figure mai viste prima e un insieme di prese dalla difficoltà medio-alta.

Molto provata per come era andata la visita al Santa Marta, scelse di prendersi una pausa dalla ricerca costante dei suoi genitori naturali. Le era ormai chiaro che, se voleva scoprire qualcosa, avrebbe avuto bisogno di Alex, e questo le impediva di perseverare. Odiava anche solo l'idea di rivolgergli la parola. Sebbene scoprire le sue origini avesse la priorità su tutto, la rabbia che nutriva verso quel ragazzo era così intensa che lei stessa non se ne spiegava il motivo. O meglio, lo odiava proprio perché aveva percepito che non gli era affatto indifferente! Ogni volta che lo incontrava a scuola il cuore le batteva sempre più forte. Se tra i banchi notava che lui la fissava, non riusciva che a fare lo stesso. Lo stesso capitava all'Atmosfera ogni fine settimana, soprattutto durante le serate del beverdì! Tra un drink di troppo e il clima di allegria che si creava, i due si scambiavano strani sguardi, a volte di antipatia e sfida, altre in cui si denotava una gran voglia di prendersi a baci. Più queste emozioni si facevano intense, meno la ragazza riusciva a trattenersi, fino al punto che anche Elisa se n'era accorta.

«Sta' lontana da Alex!» le ordinò quel lunedì mattina, tra i corridoi scolastici, appena la beccò da sola davanti alla toilette. «In questi ultimi giorni ti ho osservato bene all'Atmosfera! Ho visto come lo guardavi sabato quando per errore gli ho sporcato la camicia con il Negroni... Lui se l'è tolta ed è andato a ballare...»

Betta rimase in silenzio e cominciò a ricordare quel momento esatto. Lei era seduta al tavolo mentre tutti erano in pista. Elisa e Alex erano arrivati in quel momento, la ragazza aveva preso il Negroni di una delle amiche e aveva iniziato a sorseggiarlo in piedi, accanto al loro tavolino. Lui l'aveva urtata, distratto proprio dal suo sguardo, e gli schizzi erano arrivati su tutta la camicia. Alex aveva iniziato a sbottonare l'indumento parandosi proprio di fronte a lei. Betta aveva tentato di portare lo sguardo altrove ma, dopo pochi secondi, era tornato su di lui. Il ragazzo si era diretto a passi lenti verso la pista, sfilandole davanti a torso nudo. Lei aveva chiuso gli occhi e respirato quel buon profumo di felce che invadeva le sue narici. A ogni movimento del ragazzo, non riusciva che a guardare i suoi muscoli perfettamente disegnati. Più il sudore gli colava sul petto e sull'addome, mentre ballava, più la ragazza sembrava cedere all'attrazione che stava provando.

«Senti, Elisa, non so cosa credi di aver visto, ma ti prego di credermi: non ho alcun interesse per il tuo ragazzo» rispose lei.

Per Betta quelle parole erano reali. Cercava di convincersene ogni giorno e, a modo suo, non stava mentendo.

«Lui non è il mio ragazzo» affermò dopo aver ingoiato un boccone di saliva. «Non sarei nemmeno nella posizione di poterti chiedere di non stargli vicino, ma...» La giovane non riusciva a completare la frase.

«Te ne sei innamorata» sussurrò Betta.

L'altra annuì.

«So che non verrò mai ricambiata. Il suo cuore apparterrà a Clara per sempre, ma...»

«Clara?» chiese la bruna. Aggrottò le sopracciglia. «Chi è Clara?»

Elisa iniziò a farfugliare frasi in evidente stato d'ansia.

«Credevo sapessi anche tu... Oddio! Ti prego non dire ad Alex che lo sai, che te l'ho detto!»

«Che mi hai detto... cosa? Io non sto proprio capendo nulla!» rispose Betta sempre più confusa.

La ragazza scosse la testa e la lasciò lì da sola. Corse verso l'aula, interrompendo così di netto la conversazione.

Betta si ritrovò ancora nella stessa classe di Elisa e Alex ma, dopo la conversazione avuta con la ragazza, non riusciva ad alzare lo sguardo. Fino alla fine delle lezioni rimase a fissare il libro sul banco con i capelli sciolti ai lati del viso, che facevano da barriera tra lei e il resto del mondo.

Mantenne la stessa postura persino al suono della campanella finale, quando si alzò e si diresse, a passo svelto, verso l'uscita.

«Betta... Betta! Aspettami!» urlò Amanda mentre seguiva l'amica nel corridoio. Tentava di farsi spazio tra la folla di studenti che si precipitava fuori e chiamava l'amica a voce alta per farsi sentire. «Ma che diavolo ti prende?» le chiese quando, in strada, riuscì ad avvicinarla. La bruna fece un sorriso all'amica per tranquillizzarla. «Forza, dai che Giacomo ci aspetta.»

La ragazza aggrottò la fronte, con un'aria indefinita. Amanda allora le si mise davanti e portò le mani sulle spalle dell'altra.

«Perché tu non hai dimenticato che siamo organizzate con tutta la crew per quella scampagnata al Monte Generoso, vero?»

Betta scosse la testa:

«No, certo che non l'ho dimenticato, ma non mi va di fare un'ora e mezza di strada all'andata e poi anche al ritorno. Oltretutto torneremmo troppo tardi. Va' tu, in fondo non faccio parte della crew. Io non ballo, ricordi?»

«Beh, tu sei la nostra allenatrice e poi... Speranza non avrebbe voluto che tu smettessi di ballare... Credo che...»

«Credi... cosa? Eh?» chiese Betta con tono severo. Si avvicinò ancora di più all'amica. «Non nominarla mai più, hai capito? Non sai nulla di lei!» seguitò, alzando la voce.

Sgranò gli occhi arrossati e sprigionò un'energia negativa che riuscì a sovrastare l'altra in meno di un secondo.

Amanda ne rimase così amareggiata che riuscì a malapena a sussurrare: «Perdonami... Io... non volevo.»

Tutti i ragazzi del gruppo di danza, che sentirono urlare la mora, rimasero sconcertati e parecchio provati. Nessuno di loro riuscì ad avvicinarsi, all'infuori di Giacomo che tirò verso di sé la bionda e bisbigliò: «Andiamo! Lasciala stare.»

Betta alzò di poco lo sguardo e notò che sui gradini vi erano anche Alex ed Elisa.Anche loro avevano assistito alla scena. Le sue iridi iniziarono a roteare per guardare il viso di tutti i presenti. Si rese conto di aver trattato Amanda in un modo veramente cattivo. La sua preoccupazione, inoltre, fu alimentata dal fatto che tutti avevano sentito e appreso della morte della sorellina: un particolare della sua vita che ci teneva restasse riservato.

«C... ci vediamo a casa quando torni...» balbettò.

Amanda, però, rispose con tono molto triste che per quella notte sarebbe tornata a casa sua e che avrebbe avvisato Stella al telefono. Le voltò le spalle e raggiunse l'auto di Giacomo. Betta rimase immobile a osservarla. Tutta la crew si voltò e, divisi nelle varie macchine, seguirono la bionda, lasciando Betta da sola in strada.

Questa si rese conto di aver esagerato e di aver spinto per la prima volta la sua amica a starle lontana. Alzò il viso verso l'entrata e Alex ed Elisa erano ancora lì.

«Tutta sola sull'orlo del precipizio?» chiese ironico il ragazzo. Allungò le labbra per creare quel suo solito sorrisetto che tanto faceva stizzire Betta. «Ti serve per caso un passaggio a casa?

La ragazza indietreggiò di qualche metro. Chiuse le palpebre più volte e, imbarazzata, fermò un taxi. Salì senza più voltarsi.

Quando l'autista le chiese dove volesse andare, la giovane diede un indirizzo che non era quello di casa.

NON PIANGO MAIWhere stories live. Discover now