14. Uno strano incontro in biblioteca

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«Ma cosa è successo,? Perché sei andata via in quel modo?» domandò a voce bassa Amanda appena rientrata a casa dalla serata.

Betta stava già sotto le coperte. Non rispose e mantenne le palpebre chiuse. Nulla faceva pensare che fosse sveglia. Amanda si diresse in bagno per struccarsi e mettere il pigiama.
La ragazza aprì lentamente gli occhi. La curiosità di capire cosa Alex e Amanda si fossero detti, in realtà, non le aveva permesso di addormentarsi. Allo stesso tempo, però, la lunga attesa per parlare con l'amica, l'aveva quasi resa insofferente. Quando si rese conto che avrebbe potuto finalmente scoprire di cosa avessero parlato quei due, quasi non le importava più saperlo. Fu in quel momento, infatti, che riuscì a prendere sonno.

La mattina seguente si svegliò all'alba. Non aspettò nemmeno che Amanda si svegliasse. Indossò la tuta e iniziò la sua corsa mattutina. Nonostante tenesse il volume al massimo della musica nelle cuffie, non riusciva che a pensare alla serata precedente. Passando per le vie principali, si accorse che il dipendente della biblioteca comunale stava aprendo i cancelli. Non era molto distante da casa, avrebbe impiegato veramente poco a fare una doccia e ritornare lì.. Era risaputo che nelle biblioteche comunali possono esserci dei dati e delle informazioni riguardanti vecchie strutture del luogo, come gli orfanotrofi.

Si voltò e iniziò a correre più veloce possibile.
«Zia, come mai di domenica la biblioteca comunale è aperta?»
«Un tempo la tenevano chiusa ma, a quanto ho capito, hanno fatto una convenzione con le scuole: la domenica mattina aprono, solo fino all'ora di pranzo, per permettere agli alunni di studiare, quando a casa non possono.
«Questa è una buona cosa, faccio una doccia e vado lì» rispose Betta dirigendosi in bagno.

«Scusami, non mi sono accorta che ci fosse qualcuno!» esclamò la bruna e richiuse la porta rapidamente.

Amanda si avvicinò e rise.

«Sono ancora in pigiama, e anche se fossi stata nuda potevi entrare, non sono come te, non ho problemi tra donne, stupidina!»

Betta entrò timidamente.

«Dovrei fare una doccia, vorrei andare in biblioteca a fare qualche ricerca sugli orfanotrofi»

«Vorrei aiutarti, se mi dai il tempo di sistemarmi vengo con te!» Poi per un attimo rifletté. «Anzi, ti lascio la doccia libera, così puoi cominciare. Ti raggiungo lì» concluse la bionda e prese il telefono tra le mani.

Betta rimase un po' confusa dalle parole dell'amica. Era la prima volta che Amanda non si atteggiava in modo invadente. Uscì dal bagno, canticchiava mentre scriveva messaggi.

La mora aveva troppa fretta per star dietro le stranezze di Amanda, per cui annuì e chiuse la porta. In pochi minuti uscì di casa per dirigersi nel luogo prestabilito.

La biblioteca era enorme; nonostante i mobili fossero antichi e di legno scuro, così come tutti gli scaffali, la luce era irradiante. Filtrava da tutte le finestre, illuminando ogni angolo della sala centrale, parte dedicata alla lettura e in cui erano presenti parecchi tavoli. Gli scaffali creavano delle file tutte attorno a quell'area e, tra una e l'altra, vi era uno spazio capiente, tanto da poter inserire alcuni sedili sempre di legno scuro. L'odore era estremamente forte. Il profumo di fogli e inchiostro entrava dalle narici con violenza, ma a Betta non dispiaceva.

Iniziò a seguire i cartelli per poter trovare il reparto storico del paese. Non notava più nemmeno quanto tempo stesse passando tra gli scaffali, si era persa tra quelle barriere di legno. Trovò, all'improvviso, un testo dal titolo "Le strutture più antiche di Milano". Betta lo estrasse dalla fila di libri e alzò di poco lo sguardo. Si accorse di due grossi occhi verdi che la stavano fissando dalla parte opposta dello scaffale. Sobbalzò.

«Ma che diavolo...»

Tutti si voltarono verso quel corridoio e chiesero di fare silenzio. La ragazza arrossì per la vergogna, ma riportò lo sguardo sul ragazzo. Lo scrutava dal piccolo spazio che i libri lasciavano tra una tavola e l'altra. Camminava lentamente e quegli occhi la seguivano.

«Non è qui che troverai le risposte!» esclamò a bassa voce lui.

Lei arricciò le labbra, continuò a guardarlo male e a spostarsi con passi laterali, fino a finire gli scaffali e a ritrovarsi davanti al ragazzo.

«Che ci fai qui, Alex?»

«Sono venuto per aiutarti...» sussurrò avvicinandosi troppo velocemente a lei.

Betta fece un passo indietro.

«Nessuno te lo ha chiesto!»

Lui lentamente accostò le labbra all'orecchio di Betta.

«Mi pare di aver capito che stai cercando un orfanotrofio in particolare...»

Lei si sentì a disagio, il colore in viso cambiò drasticamente da rosso a paonazzo, per poi tornare ad accendersi come fuoco. Il suo profumo di buono e pulito superò l'odore acre dei libri, facendo confondere la povera Betta, che per qualche secondo rimase in quella posizione. Poi, come un fulmine a ciel sereno, capì.

«Amanda... è stata lei a dirti... Ti ha detto lei che ero qui...» farfugliò mentre si mordeva la lingua più volte. Alex rise e non tentò nemmeno di nasconderlo. «Adesso vorresti dirmi che voi due andate persino d'accordo?» concluse la giovane incrociando le braccia.

Alex continuava a fissarla senza rispondere. Un atteggiamento che faceva incattivire sempre di più la ragazza che, a più riprese, tentò di allontanarsi.

«Mi spieghi perché mi trattieni dal braccio se non vuoi rispondermi?» chiese quasi urlando. Ancora una volta, rimproverata dagli sguardi di tutti i presenti, abbassò la voce, seppur ancora stizzita e nervosa. «Me ne vado!» concluse.

Stava per distanziarsi da Alex, quando dal corridoio arrivò Amanda.

«Ho dovuto fare il giro di tutti gli scaffali per trovarvi!»

Betta si bloccò di fronte a lei e la osservò come se stesse vedendo un fantasma. La bionda la scrutò, poi sbarrò gli occhi.

«Che c'è? Tutto ok?»

L'altra allargò le braccia e scosse la testa. Adorava Amanda per il suo carattere semplice e innocuo, quasi ingenuo, ma in quel momento aveva solo voglia di urlarle contro. Sparì tra gli scaffali per uscire dalla biblioteca.

Raggiunta dalla ragazza, Betta si voltò verso di lei chiedendole perché avesse rivelato ad Alex della sua adozione.

«Io mi sono fidata di te! Non dovevi raccontare i mie segreti!» urlò.

«Fortuna che adesso siamo fuori dalla biblioteca e puoi sfogare i tuoi ormoni, urla pure!» esclamò ridente Alex appena raggiunse le due. La mora stava per reagire, ma lui continuò: «Amanda ieri mi ha detto che aveva bisogno di un elenco degli orfanotrofi attivi da diciotto anni, non le ho fatto domande, né mi ha detto che erano per te. Oggi mi ha chiesto, tramite messaggio, solo di lasciarti l'elenco in biblioteca. Il resto l'ho intuito quando ti ho vista cercare determinati libri.»

Betta rimase in silenzio, quasi vergognata per ciò che aveva detto all'amica.

«Mi doveva un favore» sussurrò Amanda ancora provata.

Alex porse un foglio piegato alla bruna.

«Incrociando la tua data di nascita a quelle di inizio attività, che ti ho scritto accanto i nomi degli istituti, dovresti poter depennare altri orfanotrofi. Cerca quelli che restano come opzione possibile.» Poi, rivolto alla sorellastra, concluse: «Non ho più favori in sospeso. Me ne vado!»

Si voltò e sparì dietro l'angolo.

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