11. Famiglie allargate

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«Misericordia! Sono fratelli!» sussurrò tra sé Betta, mentre osservava quei tre fare un assolo.

«Sono fantastici insieme, non è vero?» urlò Giulia dopo aver lasciato la pista per sedersi accanto a Betta. «Sono stremata questa sera, preferisco stare qua, guardarli e non ballare» continuò. Asciugò il viso con una salvietta. «Oddio, queste lentine!»

Con fare veloce per non dare nell'occhio, riuscì a toglierle senza nemmeno guardarsi allo specchio e indossò i suoi occhiali dal colore rosso fuoco. Iniziò a strattonare la maglietta attillata tentando di staccarla dal corpo formoso e in carne, come se il sudore avesse fatto da colla. Ancora una volta si voltò verso Betta, imbarazzata per il gesto appena fatto, ma col suo solito sorriso allegro.

«Vai in pista, qui non serve saper ballare, puoi tentare di seguire i loro passi se vuoi, vai... Divertiti un po'!» concluse con una forte pacca sulla spalla dell'altra.

L'impetuoso e avvolgente carattere di Giulia era già chiaro alla ragazza, che comunque rifiutò l'invito. Le bastò scuotere la testa.

Quel locale sembrava frequentato esclusivamente da ballerini, perché dopo l'assolo dei tre, i due gruppi che li attorniavano sembravano diventare sempre più numerosi.
Betta osservò il bar che in quel momento sembrava deserto. I tavolini erano vuoti. Al bancone vi erano tre o quattro persone in piedi. Persino i dipendenti erano assenti, di sicuro anche loro erano in pista. Betta ricordò la descrizione del locale di sera fatta dallo zio la prima volta che avevano incontrato lì Amanda. In effetti era come lo aveva spiegato, la luce che partiva dal centro del tetto creava dei raggi colorati spettacolari.

«Guarda che succede adesso!» disse Giulia continuando a dare pacche a Betta.

Alla bruna non piaceva essere toccata, tanto meno strattonata, per cui osservò stizzita la ragazza dai lunghi capelli neri. Incuriosita però dalla sua espressione estasiata, si voltò a guardare la pista.

I due gruppi si muovevano in modo coordinato e preciso. Persino le urla, che accompagnavano dei gesti con le mani, sembravano essere fatte in coro.

«È come la guerra tra due contrade, si sfidano facendo vedere dei passi che l'altro gruppo deve riuscire a fare senza averli mai provati! Se qualcuno dei ballerini sbaglia automaticamente è fuori dal gioco. Il gruppo che rimane più numeroso vince» spiegò Giulia esaltata e felice.

Chiudeva le mani in pugni tremanti che a volte riapriva per batterle. Sembrava una bambina che riceveva un regalo.

Betta sorrise e continuò a guardare lo spettacolo. Persino una persona fredda come lei veniva coinvolta da una serie di eventi come quelli a cui stava assistendo: una coreografia impeccabile tra danza moderna e hip hop, il gioco delle luci e la musica coinvolgente.

Iniziò a battere le mani e a urlare nei momenti più intensi dello spettacolo. Rimase scioccata quando vide alcuni ballerini volare con leggerezza tra i gruppi.

«Le acrobazie le abbiamo aggiunte da poco. Per vincere dobbiamo rischiare il tutto per tutto!» disse Giulia indicando Moira e Amanda che venivano spinte dai ragazzi e lanciate in volo, per poi ricadere nella mischia.

«Vincere?» chiese confusa Betta.

«Ma certo, il concorso delle crew! Non dirmi che non lo sai! È vero che in tutta Italia siamo pochi, ma ultimamente questo sport sembra prendere piede. Abbiamo vinto quasi ogni volta la sfida nazionale che si tiene a Roma due volte l'anno. Quei tre insieme erano invincibili... Poi tra loro è successo qualcosa e il gruppo, come puoi vedere anche in questo momento, si è diviso in due. Da quasi due anni nessuno ha più vinto.»

Betta ascoltò con molto interesse, ma non riusciva a staccare lo sguardo da quei meravigliosi ballerini e dalle loro acrobazie. A un tratto Alex rimase da solo al centro, iniziò a fare un assolo che la fece restare senza parole: in quel momento sembrava ballare solo per lei. Lei iniziò a sentire delle strane vampate per tutta la schiena, mentre continuava a osservarlo con la bocca semichiusa; le mani iniziarono a sudarle. Prese un fazzolettino di carta e lo stropicciò tra i palmi, stizzita e nervosa per la sua stessa reazione.

«Da quanto ballate?» domandò a Giulia.

«Dal secondo anno del liceo. Loro erano inseparabili e la sera uscivano insieme alla ricerca di pub in cui si potesse ballare. Quando scoprirono l'Atmosfera ci spinsero a seguirle e fu lì che scoprimmo l'esistenza delle crew. Dopo un po' di tempo Amanda iniziò a lavorare qui, subito dopo la rottura tra lei e Moira.»

«Noto che Giulia ti ha già informata su tutto...» disse la bionda sedendo loro accanto.

Betta era così intenta ad ascoltare le ultime frasi di Giulia che non si era accorta che la musica era finita. Si avvicinò all'orecchio dell'amica.

«Quindi anche loro due conoscono la verità sul fatto che siete...»

«Fratellastri?» la interruppe Amanda quando Giulia lasciò il tavolo per raggiungere il bagno. «Certo che lo sanno! Moira dice che è una mia invenzione e di non credere a nulla.»

«E Alex?» proseguì Betta mentre portava lo sguardo proprio su di lui.

Il ragazzo era seduto qualche tavolino distante da loro. Accerchiato da tanti amici e dalla sorella, se ne stava in silenzio e fissava Betta.

«Con lui non ne ho mai parlato, ma sono certa che sappia tutto. In ogni caso è interessato solo alle donne e a divertirsi! Nessuno nella scuola sa la verità, pensano tutti che io abbia avuto una storia con lui andata male e che per questo con Moira abbiamo litigato. E io continuo a farglielo credere. In realtà nemmeno quando ero tanto amica di Moira e frequentavo casa loro ero interessata a lui. Non ne sono mai stata attratta, chissà... magari era il mio stesso sangue a impedirlo.»

«Quando me lo hai presentato la prima volta sembrava quasi ti piacesse» disse Betta nel vano tentativo di non ridere.

«Ridi pure, tranquilla! Lo lascio credere. Così a nessuno verrebbe in mente di scoprire la verità sulla nostra parentela. Ho imparato ad amarli sin dal momento in cui ho scoperto tutto, e li amo ancora, abbiamo lo stesso sangue! Spero solo che col passare del tempo Moira tornerà a essere quella di prima...» disse con voce triste.

«Ti manca molto, vero?»

«Da quando sei tornata un po' meno...»

Le due sorrisero e si abbracciarono.

NON PIANGO MAIWhere stories live. Discover now