Corsa contro il tempo

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Sara

Sento suonare il campanello - Chi è adesso?! - mi trovo a pensare. Ho voglia di non aprire, ma il campanello continua a suonare. Quando capisco che il - o la - rompiballe non demorde, mi decido a rispondere. «Chi è?» domando stizzita. «Sono Adrien, per favore aprimi!» mi risponde in tono supplice. Che vuole da me? Questa sua visita fuoriprogramma mi lascia un po' perplessa. «Senti, vattene, per favore! E scordati che io ti faccia entrare!», gli grido contro arrabbiata. «No, aspetta! Ti prego, ti supplico. Fammi entrare... giuro che non ti - anzi non vi - disturberò mai più. Ma per favore,  solo per questa volta, non chiudermi la porta in faccia!» Capisco, dal tono preoccupato della sua voce, che è realmente in difficoltà.

Ascolto il mio cuore,  invece che la testa, e decido di farlo entrare. Noto che non è solo: con lui c'è un bimbo. Ma io lo conosco! È  il figlio della signora strana che ho conosciuto all’aeroporto. «Mi spieghi che ci fa lui qui?»  A questa mia domanda, Adrien mi guarda con espressione triste, come  se si sentisse perduto e io fossi la sua ultima spiaggia. «Questo bambino è il motivo per cui sono qui. Ascoltami bene: tu e tua sorella lo dovete assolutamente tenere lontano da sua madre. Quella donna è  malvagia e pericolosa. Oggi sono andato al suo covo, e l'ho trovata insieme al bambino. Mi sono arrabbiato molto. Ho chiesto al bimbo di seguirmi. Ho cercato di rassicurarlo dicendogli che lo avrei portato in un posto bello. Inizialmente il piccolino era spaesato, comprensibilmente diffidente; ovviamente aveva paura che io gli facessi del male. Poi, però, mi ha seguito. Senza perdere tempo l'ho caricato sulla mia macchina e l'ho portato qui. Ascoltami, Sara, ho poco tempo, la madre del bambino sarà sulle mie tracce e ho idea che la mia stessa vita sia in pericolo. C'è qualcosa che devi sapere: io sono quello che sono, perché ho seguito forzatamente le orme di mio padre, ma questo piccolo innocente ha il diritto di imparare a sognare e di perseguire i suoi sogni. Se preso per tempo, potrà  farlo, senza finire male come sua madre! Io non ho avuto una simile fortuna, dato che tutti i miei sogni sono andati in cenere quando mi sono rassegnato a diventare un criminale come mio padre. Sono io il mandante degli omicidi a sfondo anti- semita che sono stati commessi qui a Parigi. Perfino la morte di mia madre è stata colpa mia! Ti starai chiedendo perché ti dico tutto questo. Beh, la risposta è  molto semplice: tu devi fermare la madre snaturata di questo bambino! Ti dirò  un'altra cosa di cruciale importanza: hai poco tempo a disposizione per salvare la vita a una signora anziana; quella specie di Crudelia Demon ha in programma di assassinarla stasera, con l'aiuto di un paio di scagnozzi. Ti scongiuro, impedisci tutto questo e salva lui!» Non avevo mai visto Adrien in questo stato! A stento lo riconosco... mi ha raccontato tutto ciò con le lacrime agli occhi. Sinceramente non so che dire.

Mi verrebbe quasi da abbracciarlo, ma non riesco a farlo. «Sara, hai carta e penna?»  «Sì, tieni!»  Scrive qualcosa e poi mi fornisce un importante ragguaglio: «Questa è la località, con tanto di indirizzo, dove avverrà il prossimo omicidio. Ferma quei criminali…»  Poi si alza, da' un bacio al bimbo e se ne va senza più proferire parola.

E adesso che faccio? Osservo quell’esserino lì accanto a me: mi rendo conto solo ora che il bambino ha sentito tutto senza battere ciglio. È triste, spaesato, forse dovrei chiedergli se vuole qualcosa da mangiare. Non ero preparata a dover gestire all'improvviso un bambino! Con lui dovrò usare dolcezza: ho paura di spaventarlo, non vorrei mai che gli venisse voglia di scappare via.

Mi avvicino a lui delicatamente. Con la voce più calma e rassicurante che riesco a improvvisare gli rivolgo la parola: «Tesoro,  hai fame?» Lì per lì mi guarda titubante, poi - con mia sorpresa e sollievo- mi fa cenno di sì. «Oh, che bello! Che cosa vuoi che ti prepari?»  «Vorrei un po’ di pane...» mi chiede timidamente, con una vocina a malapena percettibile. «Vieni, andiamo in cucina!». Mi segue fiducioso.

Senza frapporre indugi lo faccio accomodare. Tiro fuori del pane e apro il barattolo di Nutella. I bambini vanno matti per la Nutella, e questo piccolino non dovrebbe fare eccezione, almeno spero. Le mie speranze trovano rapida conferma: al bimbo brillano letteralmente gli occhi, evidentemente pregusta già lo spuntino che gli sto preparando. Intuisco di aver fatto la mossa giusta.

Il nodo dal passato Where stories live. Discover now