La tentata fuga

91 20 69
                                    

Sara

Ed eccomi nuovamente triste, arrabbiata col mondo intero. Non è giusto che lei abbia sofferto così tanto! Quanto mi dispiace... In confronto a lei io non ho patito grosse sofferenze nella mia vita, a parte il forte dolore per la morte del mio ragazzo. Ma non è niente, se paragonato a quello che ha passato Rah’el. Mi frulla per la testa la curiosità riguardo a che cosa accadde a Rah'el, una volta che il padre la riprese con sé: sicuramente, niente di buono, da quello che lei mi ha fatto capire. Devo scacciare questi pensieri cupi, e cercare almeno di passare  una bella giornata, prima che arrivi la sera. Guardo fuori dalla finestra e noto che è una magnifica giornata di sole.

Fa freddo, sì, ma è ideale per mangiare all’aperto e godersi i mercatini. Coglierò l'occasione per chiedere alla mia coinquilina se vuole venire con me. Oh, eccola che arriva: stavolta ha su un pigiama a righe e felpato; ha pensato bene di vestirsi pesante, visto il freddo di questi giorni. «Ben svegliata!» le dico sorridendo. Voglio iniziare la giornata con positività. «Grazie! Buongiorno cara» mi risponde allegramente. Si vede chiaramente che stanotte ha dormito bene, infatti, non ha il viso stanco dei giorni scorsi. «Ti va di pranzare fuori? Sai, ci sono le bancarelle e io le adoro! Possiamo mangiare in un parco e poi nel pomeriggio tornare a casa.» Le propongo il tutto con un po’ di timore. Con mio grande piacere e stupore lei accetta. «Va bene, ma ad un patto: che per l’ultimo dell’anno inviti  Carlo, Susan e tua sorella per cena. Che ne pensi?» Rimango assai sorpresa per questa sua richiesta, dato che, stranamente, avevo pensato la stessa cosa. Già dall’altro giorno, cioè da quando mi avevano mandato quel messaggio, mi era balenata l’idea di invitarli a casa per il cenone.

Certo mi devo sbrigare, se non voglio che vadano via. Se non ricordo male, devono partire per la Francia in questi giorni. «Va bene, accetto. Tanto avevo idea di ospitarli. Adesso chiamo mia sorella, con la speranza che non siano già in viaggio!» dico incrociando le dita. «Va bene, mentre sei al telefono con loro, io preparo la colazione e il pranzo al sacco!» mi dice sorridendo. «No, aspetta! Conosco un bar che fa un ottimo caffè e degli ottimi croissant!» le rispondo in tono gioviale. Lei acconsente e poi si dirige in cucina, mentre io vado in camera mia.

Sul comodino trovo il mio cellulare e prima di comporre il numero, penso bene alle parole da usare. Se Carola è un po’ nervosa, è probabile che mi urlerà addosso, se invece è tranquilla, forse riuscirò ad avere una conversazione normale. Staremo a vedere. Una volta digitato il numero mi risponde un «pronto» molto assonnato. «Scusami, stavi dormendo?» Chiedo, capendo all’istante che è mia sorella. «Mi sono appena svegliata! Che c’è, perché mi chiami a quest’ora!?» mi domanda con un tono di voce che tende all'arrabbiato. «Niente, se vuoi ti telefono più tardi.» Cerco di mantenere un timbro di voce fermo e tranquillo  mentre le parlo, ma sono molto nervosa. «No, ormai ho risposto, dimmi tutto sorellina. Non sono irritata, dai racconta!» mi rassicura, cambiando tonalità.

Capisco all’istante che è più tranquilla e quindi mi rassereno pure io. «Vengo al punto: siete liberi per il cenone? Vorrei invitarvi qui da me; ditemi che non siete in viaggio o almeno che non siete arrivati a destinazione!» Le chiedo, tutto d’un fiato. «Calma, sorellina! Puoi stare tranquilla, siamo ancora in Veneto. Abbiamo intenzione di partire il due gennaio, quindi sì, possiamo venire da te. Carlo e Susan ne saranno molto felici! Ti vogliono molto bene, sai?» La sua affermazione mi scalda il cuore.

Forse riuscirò finalmente a chiarire certe cose con lei, una volta per tutte. Concludo la conversazione dicendole che anche io voglio bene ai miei nipoti e ovviamente ne voglio anche a lei. «Qui è pronto!» E' Rah’el, che mi parla dal pianterreno. Incuriosita, scendo. Sopra il tavolo c’è un po’ di tutto: dai tramezzini con tonno e pomodori, ai panini con le verdure. «Che delizia!» esclamo meravigliata. «È troppo?» mi domanda preoccupata. «No, affatto! Così magari rimaniamo anche nel pomeriggio, tu che ne dici? Si, lo so che ho promesso di tornare a casa, ma tu pensa: potremo passere una bella giornata, diversa dal solito. Che mi dici?» Lei mi guarda, poi attende qualche secondo prima di rispondere. «Va bene, ci sto! Posso continuare a raccontarti la mia storia anche al parco. Perfetto, qui è tutto pronto, allora vado a vestirmi. Ah, quasi dimenticavo: tua sorella e suoi figli, alla fine, hanno accettato il tuo invito?» mi domanda. «Certo, sono felicissima! Dai, vado anch'io a darmi una sistemata e poi usciamo!» Noto la sua espressione raggiante: sale in camera sua e io la seguo a ruota.

Il nodo dal passato Where stories live. Discover now