L'arrivo dei nipoti

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Padova,

Natale 2020

Oggi per la prima volta verranno da me i miei nipoti.
In passato hanno sempre trascorso le feste natalizie con i genitori all'estero, ma dopo il divorzio c'è molta difficoltà nel gestire quello che per loro dovrebbe continuare ad essere il periodo più magico dell'anno. Il padre, infatti, li evita e inventa scuse perché la nuova compagna non gradisce la loro presenza. La madre, invece, spesso lavora anche nei giorni festivi, e non potendo permettersi troppe assenze, finisce che li lascia soli in casa per la maggior parte del tempo.

Ricordo bene la telefonata con cui mia sorella, quasi piangendo, mi disse che quest'anno il suo turno cadeva proprio per la vigilia, e che le si spezzava il cuore a pensare di lasciar soli i propri figli anche la notte di Natale. D'istinto, in un attimo, le ho proposto di farli venire da me e il tono della sua voce, commosso e pieno di sollievo, mi fece capire la grande gioia che le avevo appena donato.

Saremmo stati proprio bene io, Carlo e Susan! Sono due bellissimi bambini.

Carlo, quattordici anni, mi somiglia molto: pacato, dolce, riservato. È alto per l'età che ha, occhi castani e capelli ricci. Susan invece somiglia molto alla mamma: sorriso delicato, chiacchierona e molto socievole. Più bassa del fratello, carattere spigliato. I suoi lunghi capelli incorniciano stupendi occhi sul verde, che ricordano quelli del padre. Ha un anno in meno di Carlo.

Ho preparato tutto con grande entusiasmo, arricchendo persino l'albero di Natale con alcune delle loro foto più belle che ho, riprendono semplici scatti della quotidianità, e credo gradiranno questa originale sorpresa. Sotto l'albero, in bella vista, brillano pacchetti per entrambi, illuminati ad intermittenza da lucine colorate.

Non ho preparato il presepe perché non sono credente e neanche loro lo sono. A mezzogiorno arriveranno, ed io sono davvero molto felice perché quest'anno finalmente non sarò sola. Guardo l'ora e noto che sono già le undici. Sono in fibrillazione, non li vedo da un bel po' di tempo e spero tanto che anche loro saranno felici di trovarsi qui con me, invece che soli, o con poche ore di una mamma stanca.

Il suono del campanello mi distoglie dai miei pensieri, forse sono arrivati in anticipo!

Vado ad aprire la porta e la scena che mi si palesa è davvero strana: vedo tante valigie, decisamente troppe, visto che dovrebbero rimanere con me solo un paio di giorni, come era stato detto. «Ciao, sorellina! Susan e Carlo staranno con te un pochino in più del previsto! Io devo partire per lavoro e starò via per molto tempo. Scusami se ti avviso solo ora! Ma ha avuto la notizia proprio ieri, giusto il tempo di preparare i bagagli,» dice frettolosamente. Saluta i figli e poi scappa via senza darmi tempo di dire o fare qualunque cosa.

Per un momento vado leggermente nel panico: da una parte sono molto contenta di averli qui con me, per carità; dall'altra parte una forte ansia mi cresce dentro, neanche avesse fatto ingresso nella mia casa insieme a loro. Io sono una ragazza solitaria e questa situazione è alquanto insolita per me: non posso fare a meno di chiedermi se sarò capace di intrattenerli adeguatamente e di condividere con loro il quotidiano.

Per di più a tempo indeterminato! La speranza, per fortuna, non mi abbandona: i miei dubbi svaniscono rapidamente e a me non resta che accompagnare i miei nipotini nella loro stanza. La camera è un po' spoglia ma molto accogliente: ci sono un letto a castello, una finestra che si affaccia sulle montagne, una scrivania, un armadio e due sedie.

«Dormiremo qui?» chiede Susan timidamente.

«Sì, cara. Non ti piace? Non è un granché, ma spero che vi troverete bene!», esclamo, cercando di essere cordiale.

Il nodo dal passato Where stories live. Discover now