Una lettera speciale

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Ho ancora in mano la busta, la sorreggo tra le mani temporeggiando sulla decisione di leggere o meno il contenuto in questo momento. Posata la missiva sul tavolo dell'ampio soggiorno, guardo fuori dalla finestra: sta nevicando, tutta la città si sta imbiancando. Gli occhi fissi fuori, non riesco a staccarli dalla vista meravigliosa che il panorama mi sta regalando. Afferro il soprabito e, di getto, esco a fare una passeggiata notturna per schiarirmi le idee.

Cammino senza una meta precisa, non so dove andare. Forse dovrei tornare a casa, ma lì mi aspettano le lettere che non mi sento pronta a leggere, ho troppa paura di cosa possa esserci scritto. Non sono mai stata finora una persona paurosa, ma in questo caso purtroppo sì.

Non so cosa mi spinge a rimandarne la lettura, forse il fatto che l'ho lasciato quando ho raggiunto l'apice della mia carriera... Mi ha spinto proprio lui in quel periodo ad andarmene, mi diceva spesso: «amare qualcuno vuol dire lasciar libera una persona di fare le sue scelte», e lui lo ha fatto. Da quel giorno non ci siamo più visti né sentiti.

Mi è sempre mancato, a tal punto che ogni tanto ho tentato anche di chiamarlo, ma il mio orgoglio me lo ha sempre impedito. Poi la notizia del suo inaspettato male. Non ha mai voluto che io andassi da lui.

Mi informava però ogni giorno del suo stato di salute, diceva che era un modo per stare vicini in un momento così buio della sua vita. Lo chiamavo spesso, anzi tutti i giorni. Stavamo ore e ore al telefono. Mi sembrava di essere tornati al tempo in cui eravamo fidanzati, anche se in realtà sapevamo entrambi che non era così; ci volevamo troppo bene per ammettere che tra noi l'amore era finito, ed era rimasta solamente l' amicizia.

Sono talmente immersa nei pensieri che non mi accorgo di un signore seduto sulle gradinate di una chiesa: tossisce un po', come per avvertirmi della sua presenza, e in effetti me lo trovo proprio di fronte; è trasandato, indossa vestiti logori, ha la barba incolta ed è magrissimo: forse è da molto che non mangia. Stranamente però, non chiede soldi, ma si limita a osservarmi. Ha gli occhi dolci e tristi, al punto che mi fa quasi tenerezza. Mi avvicino e mi siedo accanto a lui. «Ciao... come stai?» gli chiedo, in tono preoccupato. Capisco che mi sta ascoltando, infatti dopo neanche pochi secondi mi risponde: «Sì, tutto bene! Tu, piuttosto, perché hai lo sguardo così malinconico?»

Io non so che dire, in fin dei conti non lo conosco a sufficienza per raccontargli qualcosa di mio, così mi alzo e cerco in qualche modo di andarmene via. Mentre mi sto incamminando riesco a sentire le sue ultime parole: «Qualsiasi cosa tu abbia, devi stare serena. Oggi è Natale ed è magico. Non devi avere paura del cambiamento. Buone feste, cara.» Quelle parole, proferite con determinazione, mi vanno dritte al cuore, e quando faccio per voltarmi a ringraziarlo, mi accorgo che non c' è più, neanche si fosse volatilizzato!

Decido di accogliere e far tesoro di quelle parole, poi mi incammino in tutta fretta verso casa. Una volta arrivata, tolgo il giubbotto e mi reco in camera mia, dove mi aspettano le lettere. Presa da un coraggio inaspettato ne prendo una e la leggo:

~Cara Sara,

se stai leggendo questo mio scritto, vuol dire che io non ci sono più. Tranquilla, non ti do nessuna colpa per non essermi stata accanto nel momento più brutto della mia vita. Tu, avevi altro per la testa e forse era giusto così. Sai, tesoro mio, io non soffrirò molto, perché quando chiuderò gli occhi penserò a te e al tuo bel sorriso che mi ha accompagnato per tanti anni, e mi accompagna tutt'ora. No, non devi piangere! Ti conosco bene, so già che nel leggere queste mie parole non riuscirai a trattenere calde lacrime, che inevitabilmente scendenderanno sul tuo bel viso. Se io fossi lì, te le asciugherei teneramente e ti farei sentire la mia vicinanza. Amore, tu devi andare avanti e farti una tua vita.

Sai perché? Beh, perché te lo meriti. Io dal cielo ti proteggerò e ti aiuterò; sarò un angelo pronto ad abbracciarti con le mie possenti ali. Tu, però, mi devi promettere che sarai sempre felice, altrimenti io non avrò mai pace. Ho bisogno, cuore mio, di "vedere" il tuo sorriso stampato sulle tue rosee labbra. La stanchezza è molta, ma devo finire di dirti una cosa importante: ricordati di rimanere te stessa, sempre. Non cambiare mai, ma rimani così come sei: dolce, sensibile, buona e forte. Tutto questo fa di te una persona speciale e unica. Ora però intendo concludere questa mia lettera, ribadendoti che ti amerò per sempre e che sebbene non mi vedrai più in carne e ossa sulla terra, io ti restero' sempre vicino, sarò il tuo invisibile angelo custode. I nuovi sguardi amorevoli che incontrerai lungo il tuo cammino saranno i miei, e quello sarà per te l'inizio di un nuovo vero amore. Ciao cucciola, ti ho amato per tutta la vita.~

Ho fatto bene a leggerla, perché mi sento subito liberata di un peso enorme. Ora so che lui mi ha sempre amata. Mi soffermo a riflettere sul fatto strano che mi chieda di non cambiare mai e di essere sempre me stessa: non so se riuscirò a esaudire questa sua richiesta, perché quando perdi una persona cara, poi è difficile rimanere la stessa persona che eri. Non posso promettere niente, ma farò del mio meglio, questo sì.

Altro non posso fare, perché temo che la mia emotività mi sarà di ostacolo. Guardo l'ora: caspita, si è fatto tardi, e per oggi direi che ho vissuto fin troppe emozioni. Decido di andare a dormire, nonostante il forte desiderio di proseguire nella lettura: chissà quali altre dolci parole mi avrà riservato il mio amato... Domani vorrei portare i miei nipoti a pattinare, per farmi perdonare, quindi non posso permettermi di svegliarmi tardi. Apro la porta della loro camera, e noto che stanno dormendo beatamente: hanno un' espressione angelica sul viso; probabilmente stanno sognando qualcosa di bello, come vorrei dar loro un bacio e accarezzare quei visini! Ma ho paura di svegliarli, così li guardo ancora per un momento e poi esco dalla loro cameretta. Socchiudo la porta e mi dirigo in cucina.

Come entro lì, trattengo a stento un urlo, per lo spavento: mi trovo la signora accanto al tavolo, ma il fatto è che, con tutto quello che è successo, mi ero completamente scordata di avere in casa una sconosciuta. «Mi scusi, non la volevo spaventare,» mi dice con voce triste. Accendo la luce e le sorrido. «Ma no, tranquilla! È che avevo dimenticato la sua presenza in casa. Sa, oggi sono successe tante cose, mi sento destabilizzata e non poco,» le spiego. La signora mi abbraccia forte, facendomi sentire la sua vicinanza. Mi mancava tanto questo approccio materno e l'idea che sia una persona estranea a donarmelo mi fa sentire all'improvviso coccolata: in questo preciso istante sono felice come una bambina dolcemente abbracciata da una madre premurosa.

Mi dice una cosa che immediatamente incuriosisce tanto la mia persona quanto la giornalista che è in me: «La capisco eccome, quindi non si deve scusare! Non so cosa le sia successo e non lo voglio sapere, ma voglio dirle una cosa: sono pronta a raccontare la mia storia. Ho finalmente fatto pace con me stessa e ora vorrei liberarmi di questo peso, che di fatto mi attanaglia da troppo tempo. Spero che lei sia disposta ad ascoltare la mia vicenda personale.»

Io non faccio in tempo a biascicare né un si né un no, perché la signora prende e se ne va. Cionondimeno, le parole che mi ha detto continuano a frullarmi in testa.

Che cosa nascondeva? Perché faceva tanto la misteriosa?

Mi arrovello su queste domande fino al momento in cui riesco a prendere sonno: in cuor mio so che presto avrò le mie risposte.

Il pensiero che questa storia potrebbe cambiare la mia vita per sempre non mi sfiora neppure.

Il nodo dal passato Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt