La sorpresa

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Sara

Ed eccomi finalmente qui, a casa di mia sorella! È bella, anche se piccola, e molto accogliente. Sono felice, perché finalmente avrò modo di stare con i miei  parenti più  stretti, quelli che amo di più e credo che mi tratterrò qui  per un bel po’. I miei nipoti oggi sono molto silenziosi: forse sono stanchi, non mi viene in mente nessun altro motivo plausibile per giustificare questo loro insolito atteggiamento. «Che avete?» domando a tutte e due. «Abbiamo paura per la scuola, sai, domani iniziano le lezioni...» mi risponde Susan senza guardarmi in viso.

Già, è vero! Sul momento non so che rispondere, ma capisco che devo dire loro qualcosa, per tranquillizzarli, altrimenti va a finire che la loro inquietudine aumenterà. «Sentite, anche io avevo paura della scuola, ma avevo un segreto. Ora ve lo svelo. Per vincere la mia paura prendevo una piccola scatola e la schiacciavo urlando. In questo modo la tensione spariva e io stavo di nuovo bene. Provate anche voi!» I due mi guardano perplessi, come se avessi appena detto una corbelleria. «Zia, ma che dici?!» mi risponde infatti Susan. «Scusate, volevo solo esservi d’aiuto. Con me, ai tempi, funzionava sempre.» replico convinta.

Alla fine, i due fanciulli decidono di fare un tentativo, con una variazione sul tema: non rimediano alcuna scatola ma si limitano a urlare e schiamazzare per una bella mezz’ora, finché, sfiniti, si sdraiano a terra e si abbandonano insieme a me a un potente riso liberatorio. «Grazie zia, avevi ragione!» mi dice Carlo, in preda all' allegria.

Sono proprio felice di aver fatto qualcosa di utile, e abbraccio forte tutti e due. I miei due adorati nipotini mi sono mancati molto, fin dal momento in cui sono andati via da casa, e il fatto di essere qui con loro mi riempie il cuore di gioia. Li abbraccio tutti e due contemporaneamente e in quel preciso istante arriva Carola: ci guarda tutti e tre senza dire una parola, forse non vuole interrompere questo magico idillio.

Sorride e con garbo ci fa notare che il pranzo è pronto. Ci dirigiamo tutti in cucina. La cucina di mia sorella non è molto grande, ma emana come una sorta di invisibile e rasserenante fluido. L'ambiente è molto ordinato e noto che non c’è niente fuori posto, del resto, da mia sorella non potrei aspettarmi niente di diverso, visto che pure lei è una maniaca dell'ordine, una perfezionista, proprio come nostra madre.

Anch' io amo fare le pulizie e tenere tutto in ordine, ma non certamente quanto Carola. «Dopo pranzo usciamo tutti insieme, va bene?» propone mia sorella. «Perfetto, hai in mente qualche bel posto da farmi vedere?» le rispondo, incuriosita. «Sì, però è una sorpresa, quindi non chiedermi altro.» ribatte lei,  enigmatica. Non insisto e decido di aiutarla ad apparecchiare.

A pranzo non parliamo, mi accorgo però che Carola non fa che scrutarmi: secondo me è rosa dalla curiosità di conoscere il motivo per cui mi trovo qui a Parigi. Ovviamente non posso dirle niente, l’ho promesso a Ra’hel. Le promesse cerco sempre di mantenerle, e poi so  che la mia missione qua in Francia è di vitale importanza: devo ritrovare l' amica di Ra'hel, perché in ballo ci sono cose grosse, per la stessa Ra'hel, come il senso della vita e il recupero della pace interiore. «Ma mi ascolti?!», sento rimbombare nella mia testa. «Sara?» mi chiede Carola, interrompendosi.

È che ero troppo presa dai miei pensieri e non ho colto neanche una parola di quello che mia sorella mi stava dicendo. «Che cosa c’è?» le domando stizzita. «Dicevo, che prima finisco di sparecchiare e poi andiamo in quel posto al quale ti accennavo prima. O meglio, ti ho fatto intendere che si tratta di una sorpresa! Okay?» mi chiede un poco seccata. «Scusa! Ero in sovrappensiero; per me va benissimo!» le rispondo sorridendo. Con mio grande sollievo Carola mi guarda felice, per fortuna la sua comprensibile irritazione è  scomparsa e anch' io sono più tranquilla.

Noto con sorpresa e piacere che Carlo e Susan aiutano la loro mamma nelle faccende domestiche; collaborano con lei in perfetta sintonia, tanto che dopo soli dieci minuti ogni cosa è al suo posto.
«Carola, dici che va bene come sono vestita?» «Vorrai scherzare, vero? Sei totalmente fuori moda!» mi risponde divertita. Io non sono affatto contenta, ma per amor di pace non dico niente e vado a cambiarmi. Apro la mia valigia e prendo un vestito azzurro e un paio  di sandali, azzurri anch'essi. Una volta vestita, mi trucco un po'.

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