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LOUIS' POV

Mia madre mi aveva chiesto di presentarle Harry e la sua famiglia, e questo mi portò a pensare ad un passo critico.
Tutto di cui ebbi bisogno, era una conferma a ciò che mi stava accadendo.
A confermare la realtá che stavo vivendo, e questo comprendeva sicuramente questo grande passo.
Rassicurai Harry più volte, dicendogli che sarebbe andato tutto bene, perchè sará così.
Sua madre è identica alla mia, caratterialmente, forse anche troppo.
È stato gentile ad accompagnarmi a scuola, ma sapevo che prima o poi si sarebbe offerto.
È stato gentile a voler dimostrare a tutti la nostra relazione, anche solo attraverso una stretta di mano.
È stato gentile a ricordarmi che eravamo in classe e che non potevamo fare più di tanto, dato quel bacio che mi ero deciso di dargli.

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Non appena tornai a casa, ricordai per l'ennesima volta a mia madre e a Lottie che sabato non dovevano prendersi impegni, ricevendo una continua lamentela per la loro approvazione.
Ero agitato, forse molto più di Harry, ed è ridicolo, perchè sono stato io a rassicurarlo più volte.
Ma la paura che mia madre trovasse Harry un "cattivo ragazzo" mi fece venire la pelle d'oca.
Al sol pensiero di non essere libero di avere una relazione con lui, mi fa stare veramente male, anche se so che andrò contro le sue ragioni se mai dovesse capirare.

Al pomeriggio tardi, verso sera, decisi di controllare compiti vari e sfogliando tutte le pagine trovai una scritta colorata.
Sedendomi ai piedi del letto, prestai attenzione a ciò che leggevo, trovando una frase che ben ricordavo dove l'avevo giá sentita:
Non dirmi che non c'è alcuna speranza, insieme restiamo i piedi, divisi cadiamo.>>
La canzone mia e di Harry, perchè la considero nostra.
È stata oggetto di discussione, e mai dimenticherò in che occasione l'avevamo sentita la prima volta insieme.
Quel giorno, che mai dimenticherò.
La scritta seguiva a mille altre parole, dediche e cuori.
Harry.
Non esiste ragazzo più dolce di lui, si è preoccupato di mettere per iscritto il suo amore per me, e fu la prima volta per me.
Passai le dita in tutte quelle piccoli frasi composte da due lettere che si estendevano in quella minuscola pagina di diario, "Ti amo"
Probabilmente stavo ridendo come una ragazzina, ma ero ciò che mi riusciva meglio.
Non potevo ringraziarlo, non era con me, e lo feci sorridendo, pensando a lui e a tutto ciò che ci era capitato in quei pochi giorni.
Una lacrima di commozione mi scese e si scontrò con l'angolo della pagina, espandendosi per poi lasciare una traccia ben visibile.
Non era stato minimamente infantile a fare quel gesto, come molti avrebbero potuto pensare, al contrario, mi colpí molto proprio per il fatto che solo lui avrebbe potuto fare una cosa del genere.
E poi, sciegliere quella frase da mettere in evidenza, raddoppiò il tutto.

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Passarono un paio di giorni, tra me e Harry non successe alcun litigio, fortunatamente, ma l'invadenza personale di Niall mi innervosì, solo dopo mi resi conto che lo faceva solo per dimostrarmi di essere vicino in qualsiasi circostanza, ed era la stessa persona che mi diceva che con Harry non avrei mai avuto una vaga possibilitá.
E invece guardaci qui, legati più che mai, pronti a non perderci mai di vista per il semplice continuo bisogno del nostro reciproco contatto.

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Il sabato finita scuola, l'agitazione si fece sentire.
Niall, che sapeva quanto fossi terribilmente spaventato, mi accompagnò a casa, o meglio, lo accompagnai a casa con l'auto, mentre mi rassicurava che tutto sarebbe andato bene, placando per poco quella terribile sensazione.
Ci riuscì, ma non ero completamente a mio agio, e nemmeno se fossi andato ad un incontro psichiatrico lo sarei stato.
Il che per me fu molto strano, mi ero promesso di non avere paura, pensando che solo Harry si sarebbe sentito così.
Mi sbagliavo, le cose si erano invertite ed era molto più a suo agio lui che io.

Mi presentai a casa sua dopo aver finito di pranzare, in realtá me lo aveva chiesto lui, e non c'era sensazione migliore che averlo vicino prima del reso conto finale.
Avrei avuto il pomeriggio con lui, sua madre e sua sorella erano andate al centro commerciale e mi ripetè più volte che a loro come minimo sarebbe servito 3 ore, prima di completare il giro.
Nemmeno quando ci eravamo accoccolati nel divano a guardare un programma sulla pesca, su Real Time, la mia agitazione si era fatta vedere.
Il ginocchio prese a tremarmi e il piede a sbattere ripetutamente nel pavimento. Le unghie torturate dai miei denti e i capelli che non smettevano di venire toccati dalle mie dita, quando non erano occupate fra i miei denti.
Harry se ne accorse e non fece altro che stringermi più a lui, sollevando la mia gamba che sbatteva nel pavimento, portandola sopra al divano, fin quando non aderii completamente la schiena con il suo petto.
"Lou, rilassati, andrá tutto bene!" cercò di tranquilizzarmi, ma non fu sufficente.
"Ho paura Haz." confessai, appoggiando la testa alla sua spalla, guardando il soffitto.
Iniziò ad accarezzarmi il braccio in affare dolce.
"Ascoltami, non c'è niente di cui devi avere paura! Si tratta di tua madre e mia madre, non ci sono di mezzo padri, e sai perfettamente che in questi casi, sono i primi ad essere contrari o adirittura schifati dai loro figli gay. È stata tua madre a chiedere di conoscere me e la mia, non credi che se fosse contraria, non se l'avrebbe concesso affatto e nemmeno te l'avrebbe chiesto? Ragiona Lou.
E poi, se c'è qualcuno che deve avere paura, quello sono io, non te, perchè hai giá conosciuto la mia, mentre per me è ben diverso, non ho nemmeno idea di che aspetto abbia. Sará sicuramente dolce e comprensiva, esattamente come il suo bel figlio che si ritrova."
Per tutto il discorso avevo tenuto gli occhi puntati al soffitto, come quando si ascolta un tipo di musica collegato al tuo stato d'animo, e le parole di Harry, erano musica per me.
Non poteva avere più ragione di così, e alle parole aveva accompagnato un tono dolce e sicuro di se stesso, sapeva esattamente cosa dire, e sapeva esattamente come fammi sentire meglio.
Il suo tocco nel mio braccio si era fatto più dolce e sensibile, sapeva di cosa avevo bisogno. Contatto fisico.
Quel minimo contatto dolce, in grado di trasmettermi serenitá e tranquillitá, ciò che Harry riusciva benissimo a fare.
"Lou, guardami." ordinò, dopo aver visto il mio silenzio e la mia espressione, che probabilmente era carica di domande e insicurezza.
Feci come disse, inclinando di poco la testa, per incrociare i suoi occhi di un verde trasparente.
Al solo guardarli mi ricordai il motivo per cui fossi innamorato di lui.
Non dissi però alcuna parola, aspettando che dicesse qualcosa.
Qualcosa che arrivò subito "Ti fidi di me, Lou?"

《You are my only exception.》- Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora