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È già mattina tardi quando mi sveglio.

Apro gli occhi con calma, le pupille si adattano alla luce che filtra dalla finestra e stiro le braccia sopra la testa.

Non ho chiuso le tende ieri sera e quando giro la testa per guardare fuori, riesco a vedere la neve che cade giù a piccoli fiocchi.

Amo la neve.

Amo il Natale.

Amo Tokyo che si dipinge di bianco.

Keiji si agita al mio fianco quando circondo il suo corpo con un braccio.

Ha capito che sono sveglio.

Chiama il mio nome.

Mi giro, si gira anche lui verso di me, il suo petto aderisce al mio e le sue gambe nude mi circondano i fianchi.

Si è addormentato senza rivestirsi e io ero troppo stanco per andare a riprendere i pigiami buttati in preda all'euforia in qualche angolo dalla stanza.

Gli stampo un bacio sulla fronte.

- Buon Natale Keiji-

Nessun "buongiorno", nessun "ben svegliato" come tutte le mattine.

Oggi è speciale, possiamo lasciar perdere queste formalità.

- Buon Natale Kou-

Alza gli angoli della bocca, sorride mentre ha gli occhi ancora chiusi.

Carino.

Carinissimo.

- Che ore sono? Devo andare a cucinare, i tuoi vengono a pranzo qui oggi, ricordi?-

È vero, i miei genitori e le mie sorelle passeranno il Natale qui.

Non vedevo l'ora.

Allungo il braccio per raggiungere il cellulare sul comodino.

Lo accendo e la luminosità bassa mi impedisce di leggere con facilità.

Strizzo gli occhi e mi sembra di essere Keiji quando dimentica gli occhiali.

10:27.

Abbiamo ancora mezz'ora di tranquillità.

Stringo Keiji contro il mio petto, che inizia a dimenarsi.

- Ho tante cose da fare amore, devo preparare da mangiare, devo anche pulire casa -

- Restiamo a letto altri cinque minuti ti prego, fuori dalle coperte da freddo-

- Fa freddo perché sei nudo, Kōtarō -

- Non sono nudo -

- Ah no?-

- No, ho le mutande addosso -

Akaashi scoppia a ridere ed io credo di aver detto una cosa davvero stupida.

Continuerò a dire cose stupide, se la cosa lo rende così di buon umore.

E poi mi piace sentirlo ridere.

Quando le sue risate sfumano, dice che può permettersi di rimanere a letto altri cinque minuti.

Solo cinque però.

Non di più.

Alla fine però i cinque minuti diventano dieci, poi quindici ed infine venti e il mio ragazzo, con un'agilità che non gli avrei mai attribuito per com'è diventato pigro, salta giù dal letto e si precipita in bagno.

Sento il rumore del getto della doccia, dense nuvole di vapore che arrivano in camera da letto attraverso la porta aperta.

Quasi quasi vado da lui.

What's this feeling? ~ BokuakaWhere stories live. Discover now