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Keiji è tornato ieri in Giappone.

Il tempo di farsi una bella dormita e di riprendersi dal jet lag che è di nuovo qui, stretto forte in un mio abbraccio.

Avevo voglia di vederlo.

Avevo bisogno di vederlo.

Mi corre in contro e lo prendo praticamente al volo quando si lancia su di me.

Rischio quasi di perdere l'equilibrio.

Mi stringe le braccia attorno al collo, le gambe mi circondano la vita, le labbra sulle mie.

- Bentornato Keiji- gli dico, premendo la fronte contro la sua.

Non ha intenzione di scendere e allora lo sistemo meglio afferrando il retro delle sue cosce coperte dai jeans chiari.

Mi concedo di baciarlo ancora un po', su tutto il viso, e di guardarlo bene.

Ha la pelle di un bel colore dorato, gli occhi stanchi e come al solito contornati dalle occhiaie e i capelli pettinati probabilmente di fretta, disordinati come sono.

Qualcosa cattura la mia attenzione.

- Sono orecchini quelli?-

Annuisce tutto contento.

- Ti piacciono?-

Se mi piacciono?

Sei così bello, Keiji, così bello. E questi orecchini ti donano così tanto.

- Ti stanno benissimo, Kei- strofino il naso contro la sua guancia.

Gira la testa da destra a sinistra per farmi vedere i brillantini che porta su entrambi i lobi.

Gli donano davvero.

Sono piccoli, delicati, l'argento gli illumina il viso.

Dice che sono stati un regalo di suo padre.

Dopo lo sguardo infastidito di un passante, decido che è arrivato il momento di rimetterlo a terra.

Mio malgrado, i piedi di Akaashi toccano di nuovo il marciapiede.

Mi prende il viso tra le mani, mi ispezione con fare attenzione.

- La ferita sul labbro è guarita. Quasi non si vede-

E io sorrido tutto fiero, poi mi ricordo della grande notizia che devo dargli.

Faccio un respiro profondo prima di parlare.

- C'è una cosa importante che devo dirti -

E lui incalza facendo su e giù con la testa, mi invita a continuare.

- La bambina è nata, cinque giorni fa-

Lancia un urletto sorpreso, si copre la bocca con le mani, si mette a saltellare sul posto.

- Perché non me l'hai detto prima?-

- Volevo che fosse una sorpresa -

- Dio, sono così felice per te-

Mi abbraccia di nuovo, questa volta con più discrezione, gettandomi di nuovo le braccia al collo.

Appoggio le mani sui suoi fianchi.

- Hanno deciso di chiamarla Himari-

Quasi mi pesa, doverglielo dire.

Ho paura che possa offendersi, rimanerci male.

E invece lui sorride.

Sorride e dice che Himari è un nome stupendo, molto più di Ai.

Tu riesci sempre a leggermi nel pensiero, Akaashi Keiji.

What's this feeling? ~ BokuakaWhere stories live. Discover now