capitolo 13

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<A te la parola.> commenta Diego dopo qualche secondo di totale silenzio.
<Mi stava assegnando una missione, anzi. Ci stava. Ero assieme a sua figlia. Sfortunatamente la missione non è giunta al termine per il fatto che i miei poteri erano bloccati.> spiego.
<Di che parlava questa missione?> chiede Cinque
<Ci era stato assegnato di rapire una persona nel 1963. Un mio amico d'infanzia per la precisione. Si chiamava Jace-><Cazzo!!> impreco, portandomi una mano a fare pressione sul braccio.
Una scarica elettrica mi ha appena colpita. Questa puttana mi ha messo un cazzo di microchip...
<Tutto ok?> domanda Klaus alzandosi dal suo posto per poi venire accanto a me per vedere come stessi.
Annuisco lievemente,  per poi iniziare a toccare il braccio alla ricerca di una piccola sporgenza. Appena la trovo prendo il coltello pulito da accanto al piatto e solo quando me lo punto sulla sporgenza gli altri parlano.
<Che vuoi fare?> domanda Allison.
<Voglio togliere un microchip che mi è stato inserito. A che ci sei potresti andare a prendere delle bend-- merda.> dico dopo l'ennesima scossa.
<Bende,ago e filo, vado.> dice la donna alzandosi e dirigendosi in infermeria.
Con le mani leggermente tremanti mi porto di nuovo il coltello sul braccio per poi, successivamente, tagliate sopra la sporgenza.
Appena il taglio è abbastanza profondo e dopo aver preso il microchip, alzo lo sguardo e, superando le facce perplesse  degli altri e la mancanza di quella di Cinque, che credo se ne sia andato, noto Allison correre nella mia direzione e, una volta giunta da me, mi dà tutto il necessario. Inizio a mettere i punti. Quattro, per la precisione. Poi passo al bendaggio, che cambierò tra qualche ora.
<Finito?> domanda Allison.
<Sì.> le rispondo alzandomi e dirigendomi in camera mia.
Mentre percorro il corridoio del primo piano, passando davanti a quelle che un  tempo erano le camere degli ospiti, sento delle voci provenire da una camera:
<Non posso portartela> dice una voce maschile.
<Invece devi, se non vuoi che succeda> risponde una voce abbastanza femminile e stanca. Entrambe le voci mi sono abbastanza familiari, ma, data l'attuale distanza, non posso capire chi sono.
<No! Se te la porto, non potrò evitarlo, perché tanto, anche se te la porto, succederà lo stesso!> urla il ragazzo.
<Ti lascio tempo per pensarci, Numero Cinque. Ma voglio una risposta entro le prossime settantadue ore> dice la donna.
Nessun'altra voce proviene da dentro la camera, così riprendo il mio tragitto e mi dirigo in camera a controllare i punti.

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