019

382 26 71
                                    

Il sole regnava alto negli accampamenti nord e sud coreani. Gli uccelli cinguettavano infastidendo l'anima di Jeongin che era ansiogena fin dalla sera prima. Non aveva dormito.

Aveva iniziato a soffrire, di insonnia.

La stessa sofferenza che aveva colpito Chan, obbligandolo a rimanere sveglio contro la sua volontà aveva colpito ora anche il minore, che passava il momento più silenzioso dell'intera giornata a ripensare ai suoi anni passati prima della tempesta che lo aveva colpito senza ritegno.

Le lacrime ormai non volevano uscire, anche loro forse si erano date pace decidendo che piangere sul latte versato era una cosa inutile.

Ma Jeongin mica dava retta a loro, lui dentro di sé sentiva il suo cuore piangere, non lacrime amare, ma sangue. Il suo cuore piangeva sangue per quanto era stato pugnalato così tante volte, dalla morte dei suoi genitori, alla perdita di Chan e quella di Raylai.

Già, Raylai. La sua prima vera amica.

Flashback
.
.
.

-Jeongin-ah! Vieni, c'è una nuova amica!- urlò la sorvegliante dell'orfanotrofio entrando nella piccola serra trovandoci il piccolo bambino intento a piantare dei semi di fragole.

Il minore alzò lo sguardo indugio sulla donna, per poi annuire debolmente e alzarci, facendo cingere la sua manina alla tata.

Davanti alla grande mensa c'era una folla di bambini e ragazzini riuniti lì, Jeongin anche lui incuriosito si avvicinò, spintonando qualche ragazzino e bambina accertandosi di non far male a nessuno, per poi giungere fino a davanti.

Una bambina dai capelli corti color pece, due occhi larghi e un sorriso accompagnato da una fossetta accompagnavano l'opera.

Indossava una maglietta a strisce rosa e nere, due colori che segnavano l'opposto ma che sul suo corpo femminile la facevano vedere diversa.

Il piccolo Jeongin si chiedeva come mai era stata capace di attirare l'attenzione di tutti, semplice. Non era coreana, bensì thailandese. Era figlia di un medico thailandese che lavorava in Corea, sua madre era morta dopo averla partorita e suo padre è morto in un viaggio in nave, lasciando la piccola figlia senza custodia, così fu portata in un orfanotrofio.

Sorrideva, sorrideva così tanto che a Jeongin innervosiva quel sorriso, se fosse stato per lui le avrebbe urlato di smetterla, l'orfanotrofio per lui non era un posto bello, era un posto in cui i tuoi genitori e famigliari ti abbandonavano che tu lo volessi i meno.

La piccola thailandese percorse la sala con il suo sguardo, osservando qualsiasi persona e cosa nel suo raggio di visione incontrando lo sguardo imbronciato di Jeongin che la fissava con le piccola sopracciglia folte curvate in uno sguardo di disapprovazione e un broncio ben visibile.

-Perché non sorridi?- lo indicò la bambina con il suo piccolo indice, facendo andare su tutte le furie l'altro che odiava sentirsi oppresso dagli sguardi degli altri.

-Cosa vuoi! Torna a fare la principessa felice!- le urlò Jeongin colpendo il pavimento con il piede ornato da un paio di scarpette marroni.

La bambina sorrise ancora di più, anzi rise ancora di più. Rideva, rideva e rideva senza sosta; ma non rideva di Jeongin, quello no.

Forse neanche lei sapeva perché stesse ridendo, forse per far cambiare l'umore al piccolino, che ne sapeva lei se fosse bipolare o altro.

Jeongin in risposta emise uno sbuffo sonoro e le fece una linguaccia, stringendo gli occhi e dandole le spalle tornò nel suo angolino speciale delle fragole.

𝓓𝓻𝓮𝓪𝓶 𝓦𝓪𝓻 .♔︎. 𝓜𝓲𝓷𝓢𝓾𝓷𝓰Où les histoires vivent. Découvrez maintenant