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- L'abbiamo perso. - sospirò il generale, la barba grigia e nera tagliata male e gli occhi che si socchiudevano per la stanchezza e con la sua decina di giovani soldati attorno a lui.

- Chan hyung. - sospirò un giovane dalla capigliatura mora ondulata e le mani coperte di sangue secco. Si alzò dalla sua malandrata sedia in legno di abete scuro, andando a coprire il corpo del ragazzo maggiore con un telo bianco.

Si distese vicino all'ormai defunto corpo lasciando che la sua esile mano stringesse quella del ragazzo maggiore.

- Chan! - entrò un ragazzo basso biondo con la voce roca e grattata. -Chan... - ripetè vedendo come tutti i presenti nella stanza si erano spostati lasciando in mostra un corpo coperto da un telo bianco strappato ai bordi e un giovane soldato disteso accanto a piangere e sospirare.

- No... no, non può essere. No. Hyung, svegliati ti prego. Non lasciarci... - si indirizzò a passo svelto verso il letto iniziando a stringere la mano del ragazzo maggiore, sperando in qualche risposta o reazione.

- Changbin. È morto, si è sacrificato per salvare i medici da un'attacco nemico. - si fece avanti il figlio del generale Hwang poggiando una delle sue mani dalle dita affusolate per calmarlo da quel suddetto attacco di rabbia e tristezza.

- Tsk, stronzate! Si è fatto uccidere per salvare questi incompetenti! - scrollò le spalle in modo secco e minaccioso indirizzando le sue iridi nere verso i medici presenti nella stanza.

- Avete visto?! Avete visto cosa avete fatto?! Brutti stronzi! Questo ragazzo si è sacrificato per salvarvi! Bastardi di merda! - iniziò ad avanzare pericolosamente verso il gruppo di giovani medici arruolati che arretravano, non capaci di reagire.

- Abeoji, fermalo. - Hyunjin si avvicinò al padre cercando di farlo agire, per non causare eccessivi danni all'accampamento.

- Lascialo fare. È il suo momento di ira, Changbin è sempre stato un ragazzo calmo, gli farà bene urlare e sfogarsi. - l'uomo non battè ciglio portando le sue esili e pallide braccia dietro la schiena, assistendo alla scena come se fosse uno spettacolo.

- Aspetta... - mormorò un ragazzino dalle guance paffute e con un camice bianco. Che ormai di bianco ne aveva ben poco, era tutto bucato, ricoperto di macchie nere e grigie e di sangue delle vite che doveva salvare e che aveva salvato.

- Stai zitto brutto disgraziato! - urlò Changbin spingendolo e portandolo a cadere di peso per terra, stendendosi poi sopra di lui e dirigendo un pugno verso il suo viso, provocandogli un urlo soffocato dettato dal dolore.

Le mani del giovane sul freddo pavimento, incapaci di muoversi, i capelli biondi arruffati e sparsi sul viso. Le iridi grandi e marroni chiuse per cercare in qualche modo di sopportare il dolore e la mascella distorta, lasciando che il sangue fuoriuscisse dalla sua cavità orale.

- Changbin! Lascialo stare! Non ha fatto niente! - intervenne il ragazzo moro -che fino a prima era seduto per terra a piangere- bloccando il braccio del ragazzo per non fargli causare eccessivi colpi e magari ossa rotte incapace di essere rimesse al loro giusto posto.

- No Jeongin! Queste teste di cazzo si sono fatte proteggere e non hanno fatto niente per salvarlo! Siete solo uno spreco di ossigeno per tutto questo accampamento! - cercò di spostarsi dalla salda presa del minore, che nonostante tutto aveva delle braccia allenate e abbastanza resistenti da bloccare i movimenti dell'altro, lasciando che il ragazzo sotto di lui si spostasse e si salvasse la vita (e anche le ossa).

- Ho fatto il possibile per salvarlo... prenditela con gli altri se vuoi. Ma io sono fuori da questa cosa, mi sono spaccato per toglierli quel proiettile dal cuore e tu ripaghi il mio impegno con un paio di pugni in faccia? Fottiti. - si alzò il biondo cercando di sistemare il camice. Girò i tacchi uscendo dalla grande tenda in cui tutti erano riuniti per annunciare la morte, di un altro soldato.

- Ya! Torna qui! - si alzò cercando di corrergli dietro ma venendo bloccato da un suo superiore.

- Changbin ne hai avuto abbastanza. Vai nella terza trincea ad ovest e sfogati uccidendo quelli che si fanno avanti. - gli parlò Minho con sguardo assassino ricevendo il consenso e un inchino da parte del ragazzo che si diresse subito fuori, lasciando che la quiete governasse sul posto.

Ci troviamo per esattezza nel 1950. Anno in cui la Corea del Nord e quella del Sud combattono la guerra per la liberazione della patria -chiamata così dalla penisola del Nord-.

Migliaia di giovani coreani si sono arruolati per servire il loro paese e promettere la pace. La guerra è iniziata nell'agosto di quello stesso anno, e ora era dicembre.¹ La neve scendeva calma, posandosi sulle teste dei soldati accovacciati nelle trincee², si poggiava sui corpi morti abbandonati sul campo di battaglia e sulle teste dei più vecchi.

Jisung era seduto nell'accampamento dei medici, insieme ai suoi compagni Seungmin e Yongbok. Quest'ultimo aveva la sue stessa età (se non per il dettaglio che era nato il giorno seguente al suo)³, mentre il primo era il minore tra i tre.

Erano immersi nei loro piccoli diari in cui reportavano le attività che facevano durante la giornata.

Finché un forte fischio non gli risvegliò dai loro pensieri, portandoli ad uscire di fretta e furia fuori dalla grande tenda e dirigersi verso il centro dell'accampamento.

- Tra meno di due ore dovrebbe tornare uno dei nostri messaggeri. Jisung e il suo gruppo insieme a Minho, Hyunjin e Changbin che incontrerete per strada. Vedete di andare alla quinta trincea d'est per vedere se ci sono feriti o intrusi. È tutto. - si dileguò il generale lasciando che i ragazzi emettessero un sospiro.

- Andiamo. - Minho si fermò davanti ai tre giovani medici, affiancato da Hyunjin. Tutti e due con in mano dei fucili a pompa.

I tre ragazzi annuirono con il loro kit di primo soccorso tra le mani, iniziando a viaggiare verso est sotto il cielo che li ricopriva di neve e costringendoli a stringersi nei loro cappotti.

Quando ormai avevano incontrato Changbin per strada, che non si vietava dal lanciare occhiatacce minacciose ai minori si diressero tutti e sei, sotto ordine del comandante verso il luogo.

Per strada il giovane Yongbok canticchiava sotto voce l'inno nazionale della Corea del Sud quando Changbin iniziò a lamentarsi di lui: - Canti l'inno come se avessi servito il tuo corpo per proteggere sto fottuto paese. - si girò a guardarlo venendo richiamato da Hyunjin che gli chiedeva di calmarsi e di non prendersela anche con lui.

- Quanto manca? - si girò Seungmin verso i suoi amici che fecero spallucce indicando con il capo i maggiori davanti a loro che molto probabilmente sapevano quando sarebbero arrivati.

^___^

heyo gays, la mia primissima ship è la Minsung ma non ho mai scritto qualcosa su di loro ahsgajga
quindi muti e godetevi sta roba<3

-1: La guerra non è iniziata ad agosto, ma bensì a giugno del 1950, anche se è comunque durante l'estate mi è servito spostare il mese solo per modificare la sceneggiatura della storia.

-2: Le trincee per chi non lo sa, sono delle fosse lunghe ma poco larghe, in cui si "nascondono" i soldati per porre le imboscate ai nemici.

-3: Jisung è nato il 14 settembre 2000 e Felix il 15 settembre 2000, hanno la differenza di un solo giorno. Però ho voluto tenere le età attuali dei ragazzi tanto per non confondere.

-your Wrren<3


𝓓𝓻𝓮𝓪𝓶 𝓦𝓪𝓻 .♔︎. 𝓜𝓲𝓷𝓢𝓾𝓷𝓰Where stories live. Discover now