You got the power of me

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🗓-3 mesi e 6 giorni

🗣Isabelle

Dopo aver cenato tutti insieme, con Grace e tutta la famiglia Harrison al completo siamo tornati in camera ed abbiamo visto due puntate di quella serie che a lui piace tanto.
Ci siamo addormentati con Ares tra di noi.

La mattina seguente una sveglia suona nel silenzio della stanza enorme.
"Mh..." mi stropiccio gli occhi. Vorrei allungarmi per spegnerla ma il braccio di Mik mi impedisce i movimenti. Ares è accanto a me, Mik dietro di me.
"Mik" le sue braccia hanno uno scatto involontario e si chiudono attorno a me ancora di più.
Mi giro nel suo abbraccio per trovarmi faccia a faccia con lui.
Gli scosto una ciocca di capelli dal viso e gli lascio un bacio.
"Mik, devi svegliarti"
"Ti prego Is, lasciami dormire" la voce impastata è peggiorata dal fatto che ha la guancia schiacciata sul cuscino.
"Vado a fare colazione da sola, allora"
"Mh..." si lamenta "no, stai ferma. Rimani ancora un po' qui."
"Hai impostato una sveglia!"
"Si ma ho tempo. Devo uscire oggi, non staremo tanto assieme, non so nemmeno se questa sera sarò a casa. Resta ancora un po' con me" sospiro.
Ieri abbiamo passato tutto il giorno insieme e mentirei se non dicessi che è stata una giornata fantastica.

 
Mi mancherà oggi.


"È così inevitabile?"
"Cosa tesoro?" Sorrido per il soprannome.
"Andare via. Non puoi rimanere qui?"
"Non posso, mio padre ieri mi ha fatto capire che è una questione importante"
"Posso venire con te" i suoi occhi, che erano rimasti chiusi, si spalancano.
"No. È escluso"
"Ti prego"
"Non so a cosa andremo incontro Is, quando saprò cosa ci sarà di mezzo comincerò a portarti con me, ma non oggi."
Si fa spazio tra le mie gambe, ribaltando la situazione, facendomi finire sotto di lui.
Poggia la fronte sul mio petto ed io gli accarezzo i capelli.
"Stai facendo tardi allora"
"No. Devo partire fra due ore"
"Allora perché-" non mi lascia finire la frase
"Volevo passare del tempo con la mia ragazza" continuo a passare le mani tra i suoi capelli.
"La mia bellissima ragazza" mi bacia
"Smettila"
"No" riprende a baciarmi
"Mik...dopo ieri-"
"Ieri? Ieri cosa?" Si prende gioco di me
"Mik..."
"Dopo che ti ho toccata?"
"Si. Non ti azzardare a fare lo stronzo Mik. Mi sono fidata"
"Tu non hai capito un cazzo" poggia la fronte sulla mia "Quando hai deciso che fosse una buona idea baciarmi, hai firmato un cazzo di patto con il diavolo.
Ora che ti ho baciata sei mia. Matrimonio o non matrimonio, non mi frega."
"Era solo per mettere le cose in chiaro" la mia voce ora è un sussurro timido. È bello quello che ha detto.
"Allora, per mettere le cose in chiaro...posso ricominciare dove abbiamo interrotto ieri?"
Lo guardo stranita.

🌶️🌶️🌶️

"Ti ho detto che non avrei nemmeno avuto bisogno delle dita" in un secondo, prima ancora che io possa rispondergli, è sotto alle coperte.
Lascia una scia di baci sulla mia pancia, da sopra il tessuto della sua maglia che ho tenuto per dormire, nel mentre lo sento giocare con il tessuto delle mutandine che spunta da sotto l'orlo.
Il mio respiro si fa più pesante e, quando con uno strattone, il tessuto che era a contatto con la mia pelle viene meno, lancio un piccolo urlo di sorpresa. Mi ha tolto le mutande con un solo colpo.
Lui scosta le coperte da sopra la sua testa, scoprendomi fino alla pancia.
Una mano risale verso di me e si impossessa del mio seno, che non è coperto dal reggiseno ed inizia a stuzzicarlo, fino a che non si posiziona in ginocchio e poi mi tira su a sedere.
Mi sfila anche la maglia ed improvvisamente io sono nuda...lui no.
La cosa non rimane così per molto perché è lui stesso a cominciare a spogliarsi.
Ieri sera deve aver capito che il contatto con lui per me è importante, quindi si porta una mia mano sul petto.
"Nel momento in cui vorrai spogliarmi ancora, sarai tu a farlo." Io annuisco e lo bacio.
Lascio scorrere le mani sul suo torace e poi giù, fino a trovare l'elastico dei suoi pantaloni sportivi e farli scivolare verso il basso. Lui mi attira verso di sé e poi si sbilancia in avanti, facendo in modo che nuovamente io sia sotto il suo corpo.
Di nuovo con la bocca traccia un sentiero dalle mie labbra al mio basso ventre ed io posso giurare di prendere fuoco ogni volta che le sue labbra e la sua lingua toccano un pezzo della mia pelle.
"Is guardami" mi prende il mento tra le dita e mi costringe a mantenere il contatto visivo. "Devi dirmi se vuoi che vada avanti, ho bisogno di sentirtelo dire"
"Si, puoi" gli sorrido, un po' per rassicurarlo ed un po' perché adoro che stia dando così tanta importanza ai miei consensi.
Lui torna da me e mi bacia, non c'è dolcezza però in questo bacio, è uno scontro tra noi, uno scontro che, molto probabilmente ho perso in partenza.
Con i pollici inizia a disegnare cerchi sul mio seno, per poi passarli direttamente sui capezzoli.
Grazie a questo gesto semplice inizio a respirare in maniera più pesante e ad ansimare. Le sue mani si stringono attorno ai miei seni mentre continua a baciarmi lungo la gola.
Anche ora non stacca le labbra dalla mia pelle fino a che non è arrivato all'ombelico.
A quel punto si alza e, spostandosi verso il basso fa in modo che le mie gambe siamo sopra le sue spalle.
Il suo viso, le sue labbra, sono così vicine che penso davvero il mio cuore possa esplodere prima che lui possa anche solo posare il primo respiro su di me.
Quando succede, quando per la prima volta il suo respiro mi solletica, una scossa mi attraversa la spina dorsale e non posso evitare il movimento che causa.
Lui però posiziona i suoi palmi delle mani sui miei fianchi e, con una stretta decisa ma attento a non farmi male, mi tiene incollata al materasso.
"Non muoverti" ordina.
Un secondo dopo le sue labbra sono su di me.
Il piccolo grido che lascia le mie labbra risuona nella camera, mentre lui comincia a muovere la lingua.
"Dio mio" per quanta aria io possa incanalare con i polmoni, mi sembra sempre troppo poca.
I miei ansiti piano piano si trasformano in veri e propri gemiti, che aumentano di intensità quando lo sento, con la lingua, affondare in me.
Le mie mani finiscono in mezzo ai suoi capelli, che diventano il mio appiglio per rimanere qui, sulla terra ferma.
Mi sento andare a fuoco, potrei benissimo impazzire.
Lui allenta la presa sui miei fianchi ed io, a questo punto, sono libera di muovermi.
Il fastidio che avverto proprio nel punto dove si trova ora la sua lingua, mi porta a muovere i fianchi contro il suo viso.
Inizialmente un leggero senso di vergogna si impossessa di me, quando penso a cosa io stia effettivamente facendo.
Quando poi lo sento ringhiare contro di me, quel piccolo velo di vergogna scompare.
Lui riprende il controllo dei miei fianchi, ma stavolta non mi tiene attaccata al materasso, bensì sembra voglia attirarmi ancora di più contro di lui.
Quando lo sento risucchiare la pelle, per poi aggiungere anche il contatto con le dita, che prendono a stuzzicare il clitoride, stringo ancora la presa sui suoi capelli, mentre sento l'altra mano scorrere sul mio corpo, raggiunge il mio petto e, di nuovo, prende possesso del mio seno.
Invece che ricominciare la sua esplorazione, la mano si ferma lì, a stuzzicare anche il mio seno sinistro.
Quando finalmente sento di essere al limite lui aumenta il ritmo, sia delle dita che della lingua, e lascia che l'orgasmo arrivi prima e più potente di quello che pensassi, tanto che ruoto la testa per urlare nel cuscino, per evitare che qualcuno possa sentire.
Quando il viso di Mik torna nel mio campo visivo io sto ancora cercando di riprendere aria, lui invece sta sorridendo.
(🔚🔚🔚)
"Miglior risveglio di sempre" la mia risata è inaspettata ma così spontanea che trascina anche lui.
"Potevo andarci più piano, è stato troppo?" Io divento subito rossa in viso.
"No. È stato..."
Lui torna a sdraiarsi accanto a me, ma si porta una coscia sopra i fianchi e fa aderire la sua intimità con la mia.
Sento in maniera chiara quello che, questo momento di intimità tra noi, ha causato anche al suo corpo. Un sospiro lascia le labbra di entrambi.
"È stato?" Mi chiede
"Mi è piaciuto" nascondo il viso contro di lui. Mi vergogno tantissimo per questa piccola ammissione.
"Quello l'avevo capito quando hai iniziato a muoverti contro di me"
"Ti prego smettila" la mia voce arriva ovattata contro la sua pelle
"Is." Mi tira su il viso. "Non è una cosa di cui devi vergognarti. Ti è piaciuto? Tanto meglio, ho in mente di rifarlo il prima possibile"
"Oh mio..." lo guardo con bocca ed occhi spalancati.
"Is tu non hai nemmeno idea delle cose che immagino di farti da quando ti ho vista la prima volta"
Spinge i fianchi contro di me ed io ansimo, lui di riflesso chiude gli occhi e deglutisce a vuoto. Posso sentire chiaramente l'effetto che questa...cosa ha avuto su di noi, ed il fatto che a separarci ci sia solo il tessuto dei suoi boxer la rende ancora più evidente "Questo in confronto è niente" la sua voce è roca.
"E ti farei tanto altro ancora, ma devo andare e se inizio ancora, non mi fermo più" annuisco incapace di aggiungere altro.
Cosa aggiungere a una dichiarazione del genere?
"Quanto tempo hai ancora?" Gli chiedo
Lui si allunga per guardare l'orario sul telefono ritrovandosi sdraiato su di me.
"Una mezz'oretta, più o meno. Poi devo davvero andare a prepararmi altrimenti faccio tardi"
"Hai davvero impostato una sveglia un'ora prima del previsto per stare con me?"
"Mhmh" gli lascio un bacio sulla guancia, mentre il mio cuore sfarfalla.
Non facciamo nulla in particolare in questa mezz'ora.
Continua a baciarmi, per diverse volte; dice che oggi non potrà farlo per quasi tutto il giorno quindi deve recuperare.
"Quando torno pensavo di passare da Bennett" mi avverte, accarezzandomi il viso e guardandomi negli occhi.
"Ieri sera Gabriel mi ha detto di essere passato da lui e di...essersi occupato di lui, vorrei comunque andarci di persona e, per i miei gusti ho anche aspettato troppo"
"Perché non sei andato prima? Ieri ad esempio"
"Avevo cose più importanti da fare" alza le spalle
"Ovvero?"
"Ho te Is. Se ci sei tu il resto conta ben poco." Rimango sempre spiazzata dalle dichiarazioni che, più spesso di quanto credessi gli escono dalla bocca.
L'ho conosciuto e, dal suo modo di fare, potevo benissimo affermare che fosse la persona più insensibile, pignola, stronza che avessi mai incontrato.
Invece è totalmente l'opposto.
È uno di quelli che si taglierebbe un arto pur di evitarti una minima sofferenza.
Più simile a me di quanto credessi.
"Il discorso che ho aperto era per dirti che non tornerò a casa con gli altri. Tu però non iniziare ad iperventilare.
Non so ancora come si svolgerà la giornata di oggi, ma potrebbe passarmi di mente di avvertire ed una volta al Bunker, il cellulare non prende"
Scosta i miei capelli per guardare le impronte sulla mia gola.
Oggi sono già più sbiadite a detta sua, ma ci vorrà ancora del tempo prima che i segni svaniscano del tutto.
"Devo andare a farmi la doccia" sospira "buttami giù dal letto, ti prego"
Inizio a spintonarlo leggermente, ridendo quando lo vedo strabuzzare gli occhi.
"Io dicevo per scherzare Is!" Anche lui però ride.
Quando lui esce dal letto io ne approfitto per rimettere in sesto la sua maglietta, che è salita fino ai fianchi.
"Ti direi di venire con me, ma non posso. Devo metterci poco e non esiste che se ci sei tu con me in doccia, io ci metta due minuti"
"Vai a prepararti" gli indico il bagno con la testa
"Puoi scegliere i vestiti? Ci metterò meno" io annuisco sorridendo.
Mi alzo dal letto e contemplo i vestiti disponibili nell'armadio.
Sono sicura che vorrà mettere un completo, quindi ne scelgo uno grigio con una camicia nera.
Niente cravatta, gemelli argento con pietre effetto marmo a base nera e venature bianche.
La cinta di cuoio è nera con solo la fibbia argento.
I calzini anche essi sono neri e le scarpe in pelle sempre scura, prima del leggero rialzo hanno una striscia argento.
Soddisfatta del mio lavoro gli preparo anche il Rolex argentato e ci sono.
Quando ho finito di recuperare tutti i vestiti e gli accessori annessi, sento una presa sui fianchi e poi il suo corpo a contatto con la mia schiena.
Quando mi giro in dosso ha solo un asciugamano legato alla vita.
I capelli perdono ancora gocce d'acqua che gli scorrono sul viso ed alcune rimangono incastrate tra le folte ciglia.
Ciglia lunghissime che gli invidio con tutto il mio cuore.
Il resto del corpo è abbastanza asciutto, solcato dalle pochissime gocce che dai capelli riescono a ricadere sulla pelle abbronzata e tonica.
"Io ho fatto, devi solo approvare"
Guarda quello che ho preso e fischia.
"Se vado vestito così per un giorno di lavoro, mi chiedo cosa ti aspetti da me per il matrimonio"
"Mi aspetto che tu dica si"
"Col cazzo che rifiuto"
"Allora puoi anche metterti la tuta." Ci ripenso "no ok, forse la tuta no. Sarebbe una caduta di stile immensa." Lui sbuffa una risata contro il mio viso. Io gli porgo i vestiti e lui, dopo aver preso un paio di Boxer puliti, indossa tutto.
"Hai dimenticato la cravatta"
"Ho appositamente scelto di non aggiungerla, mi piace di più così" mi avvicino per slacciare i primi bottoni dai quali si intravede un pezzo di pelle e le collane.
Cozzano un po' perché sono dotate, ma sono parte di lui ed io non ho intenzione di togliergliele.
Mi accorgo subito di un particolare. Ne indossa una in più.
"Aspetta. Indossi una collana in più"
"Si"
"Posso?"
"Is ancora devo capire perché mi chiedi il permesso, ma si. Puoi. Puoi fare quello che vuoi"
"Puoi chiamarmi anche come hai fatto stamattina eh. Non mi dispiace."
"Non ti piace Is?"
"È bello, lungi da me dire il contrario. Ma il soprannome di stamattina mi piaceva ancora di più"
"Ok tesoro"
Gli sorrido e poi, delicatamente, tiro fuori le collane che erano rimaste sotto il tessuto della camicia.
Una è quella di appartenenza alla famiglia, l'altra ha un pugnale come ciondolo, la terza è una targa.
La giro ed è la stessa che porta Aaron.
"Non la portavi quando ci siamo conosciuti" sussurro. "Me lo ha detto Aaron"
"Mio fratello ha detto bene. Non la portavo"
"Perché ora si?"
"Quando ti hanno sparato avevi bisogno di una trasfusione e, facendo le analisi, ho scoperto di essere un donatore compatibile con te.
Io spero non ci serva mai, ma se dovesse succederci qualcosa è un modo per proteggere sia me che te.
Ho fatto aggiungere anche il tuo, sotto al mio.
Sto facendo preparare lo stesso ciondolo anche per te.
Un giorno potrebbe salvarci la vita" mi manca il respiro, e quando ritrovo il controllo di me gli bacio il petto, all'altezza del cuore.
"Sono contenta che tu abbia deciso di portarla. Mi sento più tranquilla. Grazie per aver pensato anche a me."
"A proposito di tranquillità, oggi con te ci sarà Luke. L'ho avvertito ieri"
"Mh, va bene"
"Probabilmente ti farà compagnia Grace, Samael viene con noi. In caso la sua protezione si dovrà estendere anche a lei. Lui lo sa già"
"Ricevuto capo" lui si volta verso di me mentre finisce di allacciarsi i gemelli.
"Se succede qualcosa di strano fammelo sapere. Scrivimi spesso"
"Se mi dimentico?"
"Ti do un tempo di autonomia poi mi faccio sentire io"
"Sei...impossibile, ed iperprotettivo"
"Is, inutile girarci intorno. Sei la donna della mia vita, sto iniziando a tenere a te in una maniera che non pensavo fosse nemmeno possibile in così poco tempo, dunque non posso immaginare che tentino di portarti via da me.
Non deve succedere."
"La stessa cosa vale per me. Sta attento oggi per favore"
"Non sto andando in guerra tesoro"
"No ma stai andando ad incontrare gente che potrebbe benissimo puntarti una pistola alla testa e sparare, senza nessun rimorso."
"Va bene, starò attento."
È sempre lui a parlare "Mi dispiace che questa mattina non possa portarti i biscotti"
"Per oggi ti perdono"
"Se metti qualcosa su però, andiamo a fare colazione insieme"
Prendo un paio di pantaloni e metto una mia maglia.
Lui afferra la mia mano e andiamo in sala.
"Buongiorno" veniamo accolti da Samael, Gabriel, Daniel ed Aaron che all'unisono ci salutano.
"Buongiorno" dico io
"Buongiorno. Ma andiamo tutti alla fine?" Chiede Mik accanto a me.
Noto come lo sguardo di Daniel sia attirato dalle nostre mani, ma non sono la sola a notarlo.
Mikael infatti mi tira più vicina a sé e guarda proprio lui, che distoglie subito lo sguardo senza dire nulla.
"Si. Stiamo andando ad incontrare la famiglia Ivanov" non mi perdo come il naso di Mik si pieghi in una smorfia.
"Tutto ok?" Gli sussurro
Lui di volta verso di me "Sono russi. Persone parecchio suscettibili" stringo la sua mano.
"Tranquilla, non è la prima volta che facciamo affari con loro. Dobbiamo solo ricordarci di non toccare tasti dolenti"
Io annuisco e rimango con loro che parlano di come vogliano portarli ad una sorta di alleanza.
In pratica vogliono che, per il loro smercio di armi illegale, loro utilizzino i loro punti di ritrovo e le loro persone.
Per noi significherebbe un incremento di lavoro e dunque anche di guadagni, per loro un impiego diverso dei loro uomini, ma comunque perderebbero una parte dell'incasso, che servirebbe per pagare noi.
In più, Mik mi spiega che vorrebbe chiedergli un aiuto per rintracciare Hector.
Mi spiega che la famiglia di Hector è famosa nel nostro mondo per fare affari in proprio e per mettersi spesso contro gli altri, non fanno mai accordi con nessuno, quindi ai russi non stanno così tanto simpatici.
Lo ascolto sorseggiando il mio tè e mangiucchiando un po' di biscotti.
Lui beve un caffè nero e opta per delle uova strapazzate con del pane tostato.
"Grace ha dormito qui?" Domando io a Samael.
"Si. L'ho lasciata dormire perché mi ha detto che ancora è parecchio stanca."
"Okay, se avessi saputo l'avrei aspettata per colazione. Mi dispiace"
"Tranquilla, quando dice che ha sonno probabilmente si sveglia poi ad ora di pranzo"
Faccio un sorriso.
"Mik, prima di andare perché non la porti a vedere dove si trova camera mia? Sono sicuro non se lo ricordi"
"Perché dovrei portarla in camera tua?" L'occhiata che gli lancia è decisamente esilarante.
Io e Samael ci guardiamo. Lui alza gli occhi al cielo ed io non riesco a trattenere uno sbuffo divertito.
"Perché lì c'è la sua amica, Grace. La mia ragazza. Terra chiama Mik!"
"Non vorrei dovermi preoccupare di due fratelli" questa risposta di Mik fa calare il gelo sulla stanza.
È Gabriel ad intervenire. "Accompagnala. Noi ti aspettiamo di sotto"
"Papà?" Chiede Mik
"Papà è già sotto"
"Ok, datemi qualche minuto"
Loro annuiscono ed Aaron viene a lasciarmi un cinque "benvenuta in famiglia, Izy" poi guarda Mik. "Posso toccarla o mi stacchi le mani?" Mik si pizzica il ponte del naso per poi sospirare.
"Dipende dalle intenzioni Aaron"
"La vedo solo come una sorella"  lui scuote la testa. Io invece sento il cuore gonfiarsi a quelle parole.
"Quando ti sarai stancata di lui, ricordati del più simpatico della famiglia eh" si indica Aaron per poi andarsene. Prima di sparire dalla porta si volta di nuovo "sono contento che mio fratello sia arrivato in tempo con Bennett. Secondo me farai proprio bene alla nostra famiglia Izy"
Io gli sorrido e lo ringrazio.
"Se ci prova anche lui giuro che cambio famiglia."
"Non ci stava provando, Mik. Stava solo cercando di farmi sentire a casa"
"Anche perché sei mia, te lo voglio ricordare"
"Non ho mai detto di sì"
"Ieri sera, prima di regalarti il tuo primo orgasmo in assoluto"
La bocca mi si spalanca involontariamente e boccheggio.
Lui ghigna.
"Mikael!"
"No, ok. Intendo davvero Is. Sei mia sul serio. Chiunque provi a portarti via rischia di morire" mi circonda i fianchi con le braccia e mi attira a sé "quando torno andiamo a cena fuori insieme?"
"Va bene" annuisco. Gli lascio un bacio sulla guancia. Lui scuote la testa quando mi stacco e mi bacia mettendo una mano dietro al mio collo.
Con il pollice lascia dei piccoli cerchietti sulla mia guancia.
Quando ci allontaniamo mi lascia un piccolo pizzico sul fianco. "Ti porto da Grace prima che mi vengano a cercare"
Lo seguo fino ad un altro zona della casa, ricordo di esserci passata con Diana ma, essendomi poi rinchiusa in casa di Grace, ora ricordo pochissimo di questa casa, se non le zone che usavo nei primi giorni.

A T E L O P H O B I AWhere stories live. Discover now