Dumb Decision

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📢Isabelle

"Mossa sbagliata ragazzina" proprio in quel momento sento delle mani afferrare i miei fianchi ed allontanarmi dal corpo accanto al mio.
Non capisco cosa sta succedendo e ci rimango male per la lontananza che ha imposto tra noi.
Questo però è un dettaglio futile, non ci sarà mai niente tra noi, quindi meglio che mi tolga tutte queste fantasie strane dalla testa prima che rimanga scottata sul serio.
Potrei girarmi di nuovo verso di lui, ma proprio per questa ragione non lo faccio.
Devo iniziare a credere meno nelle favole ed aprire più gli occhi.
Quando mi sistemo meglio vado involontariamente a sbattere su di lui, che impreca.
"Smettila. Devi stare ferma"
"Certo! Sei nel letto che fino a ieri era mio, in una casa non tua e dici a me di stare ferma! Cosa dovrei fare eh?! Smettere di respirare?"
"No. Devi solo stare ferma. Non puoi...strusciarti così addosso a me, ragazzina."
"Io non mi struscio" rispondo stizzita.
"Come muovi il culo strusci su di me, letteralmente." Mi irrigidisco all'istante, non vorrà dire...no, non ci credo nemmeno morta.
"E allora spostati!"
"Questo letto non è enorme e lo stiamo dividendo in due. Vado per terra se mi sposto. Puoi stare ferma per una notte?"
Sbuffo ma decido di stare ferma, non voglio creare situazioni spiacevoli.
Chiudo gli occhi tentando di addormentarmi, a quanto pare, Mikael è convinto che io invece sia crollata perché proprio mentre penso che anche lui sia caduto in un sonno profondo, sento delle dita accarezzarmi il viso leggermente. Sono solo due polpastrelli che accarezzano le guance ma sembra un gesto così intimo da mandarmi in confusione da subito.
Non mi muovo, faccio finta di dormire davvero per vedere fino a che punto si possa spingere uno come lui.
Le sue dita però si ritraggono di colpo, come se si fosse scottato. Quello è l'ultimo contatto che sento tra noi fino a che non mi addormento sul serio.

Alle cinque di mattina mi sveglio a causa di alcuni rumori che iniziano ad insinuarsi nel mio sonno.
Quando apro gli occhi noto solo Mikael che si sta allacciando la cintura in vita.
La camicia nera all'interno dei pantaloni eleganti e le mani che armeggiano con il pezzo di cuoio nero.
Deve sentirsi osservato perché alza la testa proprio verso di me e si accorge che sono sveglia.
"È presto, torna a dormire"
"Dove stai andando?"
"L'abbiamo detto ieri, stamattina dobbiamo ritrovarci presto con mio padre. Dobbiamo tornare a casa." Io annuisco assonnata.
"Va bene. Io mi riprendo il lato destro del letto"
Che profuma dannatamente di Mikael.
"State attenti. Tutti quanti: tuo padre, te ed anche Samael"
"Lo siamo sempre"
"Come siete sempre in pericolo di vita"
"Sei preoccupata per me?"
"Sono preoccupata per chiunque conduca una vita come la nostra, quindi anche per te"
"Comunque sia, se proprio ci tieni tanto posso farti sapere quando abbiamo finito"
"Va bene"
"Buona giornata Isabelle"
"Mandami quel messaggio o ti vengo a cercare di persona!" Lo avverto prima che esca, la mia voce risulta ovattata perché ho la faccia affondata nel cuscino.
Pochi minuti dopo devo comunque alzarmi perché ho le medicine in salone e devo comunque prenderne con un bicchiere d'acqua.

"Ti avevo detto di continuare a dormire" faccio un salto quando la su voce arriva da dietro me.
"Ma sei impazzito?!"
"Non è un segreto il fatto che io sia a casa di Grace. Tu dovresti saperlo, hai dormito con me stanotte e ti sei addirittura strusciata sul mio c-"
"Si, DIAMINE LO SO!" Strillo "e non mi sono strusciata, non volontariamente, almeno. Ma pensavo foste usciti" lui non risponde
"Che ci fai qui?" Mi domanda
"Devo prendere gli antidolorifici" si avvicina a me
"Ti fa male il braccio?"
"Un po', si"
"Se vuoi ti do una mano con la benda. Devi controllarla immagino"
"Si. Anzi, devo proprio cambiarla"
"Andiamo. Ti do una mano" mi inizia a guidare fino al bagno.
"No. Devi andare, farai tardi così"
"Ti aiuto e me ne vado, da soli è difficile cambiare bende del genere."
"Tu che ne sai?"
"Hanno sparato anche a me" ammette di getto.
"Lo dici come se fosse normale"
"Lo è"
"Non dovrebbe esserlo" sputo io
"Per gente come noi lo è"
"Non dovrebbe esserlo per nessuno" nuovamente evita di rispondere alle mie parole, mi prende per i fianchi e, tirandomi leggermente su, mi fa sedere sul lavandino.
Prende delle forbici e taglia il cerotto che gira attorno al braccio.
Con le dita sfiora la mia pelle che istintivamente si riempie di brividi.
La sua espressione è concentrata al massimo, forse perché non vuole farmi male.
La sua fronte è corrucciata e gli occhi sono leggermente chiusi.
Le sue labbra sono leggermente aperte, il giusto per rilasciare dei respiri che, a causa della vicinanza vanno a sbattere sulla mia pelle.
"Sembra stare meglio" passa le dita attorno alla ferita "la zona non è calda, quindi non c'è infezione" perché diavolo sussurra?
"Anche il colore della ferita è normale, quindi niente infezione"
"Il dottor Kinsley ha fatto un buon lavoro, a quanto pare" stavolta sono io quella a sussurrare.
"La prossima volta ti porto in una clinica privata" non riesco a non lasciarmi scappare un sorriso. È davvero geloso del dottor Kinsley?
"Non ridere"
"Faccio quello che mi pare" la mia risposta non deve piacergli così tanto perché alza la testa per guardarmi.
Mossa sbagliata. Ora siamo faccia a faccia, i nostri respiri si scontrano e i nasi quasi si toccano. Se uno dei due muovesse la testa si toccherebbero. E io? Io la muoverei la testa? Non ho il tempo nemmeno di farmi sorgere il dubbio.
È il primo ad allontanarsi, anche ora, come ieri sera si ritrae come se si fosse scottato, come se avesse paura di me.
Ha paura di me? Ma in che senso?
"Dove sono i cerotti che hai usato in questi giorni?"
"In alto, a destra" lui sospira ed inizialmente non capisco perché, fino a che non si fa più vicino e poggia le mani sulle mie ginocchia.
Con una leggera pressione si fa spazio per infilarsi nel mezzo e poi alzarsi leggermente per arrivare al cassetto più alto, per arrivare a recuperare le bende.
Piccolo reminder per me stessa: la prossima volta i cerotti li devi mettere più in basso, oppure chiedi aiuto a Grace. Così non ti trovi in situazioni come queste. Prego Belle del futuro.
Entrambi emettiamo un piccolo sospiro prima che lui torni al suo posto per completare il lavoro appena iniziato.
Finisce di passare il disinfettante e poi applica il cerotto, a coprire tutta l'area.
Una volta finito non mi parla, fa scendere le mani fino ai miei fianchi ancora e mi fa scendere. Non ce n'era bisogno, ma lo ha fatto lo stesso.
Una volta che ho toccato terra non mi lascia andare come pensavo, mi tiene ancora per i fianchi.
Lo guardo negli occhi e lui fa lo stesso, sembra che voglia baciarmi, ed io? Lo voglio?
Porca miseria, sarei una stupida se dicessi di no, ma allo stesso tempo lo farei solo perché è un bellissimo ragazzo e non per altro. Ho detto che potrebbe iniziare a piacermi, ma niente di troppo importante.
Per ora.

A T E L O P H O B I AOù les histoires vivent. Découvrez maintenant