Footsteps...

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📢Isabelle

Dopo aver preso le mie cose dalla macchina con cui sono arrivata, mi vengono tolte dalle mani dagli uomini degli Harrison, per essere caricate nella loro auto. Non so a chi della famiglia appartenga, un Range Rover enorme, completamente nero, compresi tutti i vetri che saranno oscurati.
Scopro subito sia di Thomas e Diana, o per lo meno a Thomas.
Sono i primi a salire sulla loro macchina.
Poi il primo a sparire è Samael, con una Mercedes C63s coupé. Anche essa completamente nera, come i genitori.
Poi mio padre, che prima di salire in macchina mi lascia un bacio sulla testa e mi saluta.
Io non lo abbraccio, non ricambio il bacio, non lo saluto a mia volta. Sto ben attenta a non toccarlo e lui, dal canto suo, se ci rimane male è bravo a nasconderlo.
Gabriel e Daniel sono nella stessa macchina.
"Cristo santo, mi avevi promesso che avrei guidato io al ritorno" si lamenta Gabriel.
"È la mia macchina. Credevi davvero che ti avrei lasciato mettere le mani su di lei?" Ribatte Daniel, come se parlasse di una donna
"Stronzo figlio di-" il fratello lo interrompe
"Attento a quello che stai per dire, siamo gemelli"
"Ah! FANCULO" lancia un urletto di frustrazione "io avevo detto che volevo prendere la mia macchina. E tu «no, non ti preoccupare, che le prendiamo a fare due macchine» stronzo" a questo sfogo Daniel scoppia a ridere e anche a me scappa un piccolo sorriso.
Si girano entrambi verso di noi "ci si vede a casa, fratello" si riferiscono a Mikael, Samael ha già detto che sarebbe andato dalla sua ragazza, quindi non lo avremmo visto dopo.
Lui annuisce ma non aleggia nessun sorriso sul viso, non aleggia nessuna emozione in generale.
Aaron invece sale nella sua McLaren 720S. Nera, anche questa. Ma cosa hanno? Un fetish per il nero?
"Io non litigo con nessuno per guidare, che bello" lascia una carezza alla macchina.
"Ci vediamo a casa fratello, anche te Izzy" mi guarda, poi si rende conto di come mi ha chiamata e sgrana un po' gli occhi. "Posso chiamarti Izzy? Ti da fastidio?"
Scuoto la testa "no, è carino Izzy" lui mi sorride e poi entra in macchina.
"E lei con chi va?" Mikael, unico rimasto oltre a me, si rivolge ai suoi genitori che hanno aspettato fino ad ora.
"Con te. Con chi altri?" Gli risponde la madre affacciandosi dal finestrino.
"Con voi per esempio?"
"Sono sicura abbiate molto di cui parlare" Diana ci guarda e poi si gira verso il marito che dopo pochi secondi accende il motore.
"Ci vediamo a casa ragazzi" ci saluta Diana.

Mikael non dice nulla, sospira solamente e sale in macchina.
Se prima mi sentivo un pesce fuor d'acqua, ora mi sento anche un peso. In poche parole mi sento una balenottera fuor d'acqua...pensante e fuori posto, stonata in una famiglia che non è la mia.
Lui ha una Lamborghini, il colore nemmeno sto più a dirvelo.
Dovrebbe essere una Aventador se non sbaglio.
Prima di salire mi levo il cappotto, essendo lungo non è il massimo della comodità per entrare in una macchina sportiva bassissima.
Raccolgo il cappotto e solo a quel punto salgo in macchina.
A questo punto, senza nemmeno aspettare che io mi metta la cintura, Mikael parte. Ma non parliamo di una velocità decente. Sta già sfiorando i 100km/h.
D'istinto mi aggrappo alla portiera della macchina.
"Non mi frega un cazzo se ti da fastidio come guido"
"Non ho detto niente infatti" ribatto
"Sei aggrappata alla mia macchina come se fosse la tua ancora di salvezza"
"Divertente visto che è la stessa cosa che in questo momento minaccia di uccidermi"
"Ucciderti? La velocità ti rende vivo. Non lo senti?" Fa un sorriso
"Mia madre è morta così. Non mi fa sentire viva. La velocità ammazza le persone"
Sussurra un "cazzo" e poi rallenta un po'.
"Non lo sapevo, mi dispiace"
"Non potevi saperlo. Grazie per aver capito e per aver rallentato"
Lui alza le spalle.
Il resto del viaggio prosegue in silenzio.

Ci fermiamo, dunque, davanti ad una villa. In realtà non saprei nemmeno come chiamarla. È tre volte casa mia.
Le macchine che ho elencato prima vengono tutte riposte nel garage sottostante alla casa, da lì, Mikael prende le mie cose dalla macchina dei suoi ed entriamo, passando per una scalinata, dalla porta secondaria. È Aaron ad affiancarmi e a spiegarmi queste cose.
Dovrebbe farlo Mikael, essendo il mio futuro marito, ma non è così.
Non che mi interessi.
Disagio.
Questo è quello che provo. Mi trovo in una casa non mia, con persone che non conosco.
Si ok la cena di questa sera non conta.
Ho bisogno della mia camera, delle mie cose.
È Diana ad accogliermi subito.
"Benvenuta a casa Harrison" si gira verso di me sorridendomi. Forse per mettermi un po' più a mio agio.
Le restituisco un mezzo sorriso, più per educazione che per altro.
In realtà vorrei piangere. Vorrei urlare. Forse entrambe, forse insieme.

A T E L O P H O B I ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora