Secondo battito di ali

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Le nuvole si accalcavano nel cielo, scure come i miei pensieri, e facevano pressione contro il mio cuore. Il mio battito era pesante, era un macigno che ogni volta mi cadeva nel petto e sprofondava un po' più a fondo, come un coltello che mi scavava dentro. Le ombre delle croci calavano sul prato come veli di piombo. Le cappelle avevano lineamenti affilati che mi guardavano con uno sguardo di disapprovazione.

Darkness ruotava la borsetta con un'energia diversa dal solito: a volte bloccava l'oggetto a metà giro e a volte lo faceva oscillare senza una vera direzione. Aveva i muscoli contratti e lo sguardo greve. -Perché ci hai fatti venire qui? Cosa hai in mente di fare?

Si avvicinò con passi disinvolti, ma continuò a muovere la sua valvola di sfogo. Il rumore della catena mi rimbalzava nelle orecchie e creava un sottofondo fastidioso. Deglutii. -Devo dirvi addio.

La ragazza sfoderò un sorriso sarcastico, che si paralizzò sulla sua bocca e perse ogni accenno di ironia. Diventò solo una smorfia incredula. -Non starai dicendo sul serio?! Sore, sei minorenne. È una follia! Ti devo rinfrescare il cervello?

Rimasi seria. -No, non sto scherzando. Troverò una maniera. Mio padre può ospitarmi. Non posso rimanere qua a rovinare le vostre vite e fare finta di essere una bambolina innocente, vittima delle disgrazie. Non mi si addice più, e non potrei sopportarlo.

Fermò la borsetta e la sollevò per mostrarmela. Le sue labbra erano tese in una linea tagliente. -Ti devo tirare la mia cara borsetta in testa, così magari riprende a funzionare?!

Sospirai. -Darkness... Cerca di capire.

-No che non cerco di capire! - Le sfuggì una risata isterica. - Pensi davvero che senza di te staremo meglio? Pensi davvero che Burald potrebbe sopportarlo?

Iniziai a grattarmi un polso e strinsi i denti. Le lacrime mi oscillavano davanti agli occhi. Affondai le unghie nella mia pelle. - Ma Burald... - Mi si spezzò la voce. - Lo faccio soprattutto per lui. Finché rimarrò qui, avrà problemi con suo padre. Puoi forse contraddirmi?

Puntai lo sguardo nel suo, anche se mi tremavano le iridi, anche se tremavo tutta e non riuscivo a trattenermi. Un lampo le attraversò gli occhi e le sue guance avvamparono, dipinte da un fuoco di corallo. - Smettila di fare la bambina! Le bambine scappano, Cassandra, le bambine se ne vanno quando capiscono di non poter risolvere le cose. - ringhiò. La sua voce era dura come marmo. - Perfino io voglio provare a chiarirmi con i miei genitori, capire perché mi hanno abbandonata. Non puoi arrenderti proprio tu che, diciamoci la verità, sei sempre stata più forte di me.

Negai con la testa, una volta, due volte, e continuai a scuotere la testa. Ma non potevo scrollarmi via tutti i pensieri. - Io? Più forte? Cosa...?

Inarcò le sopracciglia. Iniziò a camminare avanti e indietro per la corsia di ghiaia che divideva il prato. - Oh sì, lo credevo. Ma non risolverai niente sparendo: sarebbe solo una sciocchezza!

Keeper ci raggiunse, camminando piano con gli occhioni puntati sul terreno. Li alzò su di noi: le sue iridi erano un nucleo gigante nelle iridi gialle, e oscillavano avanti e indietro. Sembrava un condannato diretto verso la propria cella. Aveva il pelo ritto sulla schiena.

-Non cercare di trattenermi, per favore. Ormai ho deciso. - Abbassai lo sguardo anch'io e sospirai. - Sono una macchia scura nelle nostre vite: solo quando me ne andrò torneranno pulite. Rimanere sarebbe da egoista...

Darkness lanciò la borsetta per terra e mi voltò le spalle. Strinse i pugni fino a ficcarsi le unghie nei palmi: le sue nocche sbiancarono. Il suo petto ebbe un singulto, forse un singhiozzo o forse un gemito. - Oddio, Cassandra... Sai cosa significa quando qualcuno ti abbandona? Lo sai cosa si prova?

Il giovane dei desideri irrealizzatiWhere stories live. Discover now