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Ogni pomeriggio mia mamma si metteva in piedi davanti alla porta e, prima di lasciarmi uscire, abbassava gli occhiali per squadrarmi dalla testa ai piedi: sulla pelle raggrinzita della fronte le spuntavano tante minuscole rughe. La facevano sembrare severa, ma in realtà si comportava così perché ero l'unica figlia rimasta: aveva troppa paura di perdermi.

Quando Diamond era morto, io ero ancora una bambina fragile e non riuscivo a sopportare una perdita del genere. Non volevo nemmeno più andare a scuola. Alla mattina rifiutavo perfino di alzarmi dal letto, perché in ogni angolo della casa la sua mancanza si espandeva, il vuoto cresceva, la voragine diventava più profonda.

Diamond era più grande di me solo di qualche anno, ma sapeva tantissime cose. Per questo mi rivolgevo a lui per qualsiasi domanda, e un giorno gli chiesi addirittura dove finissero le persone quando morivano: lui mi rispose che non andavano in cielo, come tutti credevano, ma sottoterra. Poi però aggiunse che le loro anime sopravvivevano, lì sotto, e non abbandonavano mai i loro cari.

Quando se ne fu andato, io temevo perfino di camminare sul terreno, perché poteva aprirsi un burrone all'improvviso e risucchiarmi al suo interno, insieme a tutti i defunti. Insomma, feci preoccupare tantissimo mia mamma, e per lei perdere Diamond fu un duro colpo quanto che per me: era il mio fratellone, un fratellone dolce, che mi proteggeva, mi coccolava, a cui ero unita da un rapporto meraviglioso anche se eravamo solo due bambini.

-Cassandra, dove stai andando? Hai già fatto i compiti?

Poi: - Quando torni? Chi viene con te?

Pronunciavo il nome di compagni a caso, ma se non li conosceva, inarcava le sopracciglia. -Vorrei il numero dei rispettivi genitori, per favore.

Incrociava le braccia e picchiava un piede sul pavimento, in attesa. -Mamma, non ce li ho... Proverò a farmeli dare per la prossima volta.

Alla fine riuscivo sempre a svignarmela e a raggiungere il cimitero. Ma quante cose le stavo nascondendo, adesso, dopo tutto ciò che le avevo fatto passare in passato? L'avevo costretta a risollevarmi da terra quando anche lei si trovava ancora sul fondo. Era stata un'ingiustizia, e ora... Non potevo biasimarla per i suoi controlli assillanti. Non ne avevo il diritto.

Un profumo inconfondibile mi accoglieva sulla strada e mi riconduceva a Burald, che mi aspettava al cancello. L'intensità dell'odore cresceva man mano che mi avvicinavo. La prima cosa che riuscivo a vedere in lontananza era la sua chioma ammantata di luce: spesso, di fianco a lei, c'erano anche una cascata di capelli color cioccolato e un ciuffo rosso. Se veniva mosso dal vento, sembrava un fuocherello che agitava le sue fiamme.

Avanzando, il tono aspro di Darkness e l'ironia di Graveyard diventavano sempre più forti e mi entravano nel cuore: sorridevo e, quando mi univo a loro, l'amicizia mi contagiava. Alice nel frattempo aveva visitato il regno sotterraneo e metabolizzato le scoperte, ma ancora non accettava di rimanere a meno di un metro di distanza da Graveyard: ora che conosceva il segreto aveva la scusa pronta per intrufolarsi nei nostri appuntamenti, ma ogni volta succedeva che venisse anche Graveyard e fosse troppo impegnata a tenerlo lontano da lei per pensare a Burald. Non mi stava procurando grandi problemi, insomma.

"Sto addirittura mettendo da parte il rancore per la morte di Diamond? Mi sto scordando di essere strana e piena di crepe?" Feci cenno di no, osservando la mia treccia profumata. Mi ricordava una corda robusta e mi teneva legata a lui. "No, non posso scioglierla. Forse è ancora presto."

▪️▪️❤️▪️▪️

Stavo uscendo da scuola. Darkness era accostata vicino all'ingresso, di fianco alla grande bacheca di legno su cui venivano appesi tutti i volantini, e davanti a una delle due porte che ora erano spalancate per lasciar uscire gli alunni. Tra uno sbadiglio e l'altro sollevava lo sguardo dal pavimento di mattonelle giallastre e lo faceva rimbalzare sulla gradinata dell'esterno, fino a raggiungere il parcheggio. In mezzo all'asfalto, qua e là, dei poveri abeti erano parcheggiati come automobili smarrite. Il viso di Darkness appariva cupo a causa del solito trucco pesante, ma appena mi vide parve illuminarsi. La raggiunsi con il cuore in subbuglio, perché nemmeno quel giorno Burald era venuto a scuola. Dovevo preoccuparmi?

Il giovane dei desideri irrealizzatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora