TRE PIANI DI PURA MAGIA

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Ed ecco un ammasso di colori vivaci, così vivaci che mi piombarono addosso appena entrai. Erano imprigionati nei fili d'erba del praticello, nelle varie tipologie di marmo che rivestivano il cimitero, nelle composizioni di fiori e nel contrasto tra il cielo e le nuvole.

Davanti a me si estendeva una distesa di tombe che sembrava non terminare mai. Ognuna di loro era differente: alcune erano di cemento grigio e non balzavano all'occhio, mentre altre risaltavano col loro marmo, lucido e perfetto come una glassa a specchio. In certi casi era candido come il paradiso, in altri bronzeo come la forca del diavolo.

Qualche crocefisso spuntava a malapena in mezzo agli altri, timido, esile e addirittura un po' storto. Altri parevano vere e proprie sculture: il volto dell'uomo sulla croce era raffigurato così nei dettagli che pareva contorcersi dal dolore ogni secondo di più, scavato dalla morte.

Iniziammo ad addentrarci: loro procedevano svelti, mentre io avanzavo piano per ammirare ciò che mi circondava. -Allora? Dov'è questa tomba ascensore?

I miei amici si trovavano qualche metro più avanti: anche Alice avanzava veloce, perché non era affatto affascinata e non si guardava intorno. Darkness non si voltò nemmeno. -Non è qui.

-Come non è qui?

-Non è su questo piano.

-Eh?

Corrugai la fronte, ma Graveyard sorrise e mi indicò una direzione. Mi voltai: una ripida scalinata di pietra portava prima a un piano superiore, e poi a un altro.

Raggiungemmo il primo piano, che nella facciata frontale era delimitato da una ringhiera d'acciaio: lo raggiungemmo. Le lapidi erano disposte sempre allo stesso modo, ma i visi dei defunti mi osservavano dalle loro foto e supervisionavano ogni mio spostamento. Rabbrividii.

- Siamo arrivati, vero?

-Eh... vorresti! - Ridacchiò Graveyard. -Dobbiamo andare sul prossimo piano!

Sbuffai. -Ma come? Dovevano metterla sulla luna questa tomba...

-Se ti può consolare, Cassie, le scale rassodano i glutei. Ne avresti bisogno! - disse Alice. Le lanciai un'occhiataccia. Alice aveva anche altro da dare, oltre alla superbia, ma era pur sempre lei.

Giungemmo a destinazione. Mi sembrava di toccare il cielo: le nuvole erano così vicine da sfiorarmi e l'aria disegnava ali di vento sulla mia schiena, come se volesse farmi spiccare il volo. Ma io non ero abbastanza leggera: nel mio cuore c'era una macchia che avrei potuto cancellare solo parlando con quella signora.

"Sto per essere sollevata dalla tenerezza di Diamond." Aprii le braccia, sul punto di lasciarmi trasportare, e chiusi gli occhi. "Perché mi torna la nostalgia ogni volta? Oh Diamond, lo so che sei sempre con me. È solo che a volte, visto che non ti posso vedere, non ti sento vicino come vorrei. Comunque sì, lo so che non sei davvero mio fratello, ma io continuerò a considerarti questo per sempre."

Di fronte alla ringhiera era posizionata una panchina: il suo legno era pieno di venature sottili, ma in alcuni punti cosparso di muffa. Se si fosse trattato di un normalissimo campo santo, mi sarei chiesta chi potesse essere tanto pazzo da sedersi lì, ma quello non era un normalissimo campo santo: da quale altro cimitero si poteva ammirare una vista del genere?

Folti boschi ricoprivano la collina, spruzzandola dei loro svariati colori autunnali, mentre una torre regnava sulla cima e svettava contro l'orizzonte. Da quel luogo il mondo sembrava immenso e io... Non contavo niente, no, ma stavo per dare una svolta alla mia vita. 

 

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