La Rivelazione

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"Abbiamo oltrepassato un confine, per sempre."

Burald mi cercò con il suo sguardo vuoto, che adesso non era più poi tanto vuoto. Il cuore mi palpitava in gola come un martello, e rendeva faticoso perfino respirare. Corsi a rifugiarmi nella sua quiete, perché in fondo era sempre un porto sicuro, ma qualcosa fremette dentro di me. Era sbagliato. Non sapevo niente di lui, ed era così teso... Come se fosse stato lui quello privato di ogni certezza, quello che doveva accettare un mondo diverso dal suo, quello che aveva visto infilarsi in una bara una persona di cui cominciava a fidarsi. Come se fosse stato lui quello che era appena precipitato in una voragine.

Ogni volta che incrociavo lo sguardo di Burald, qualcosa s'incrinava nei suoi occhi. Anche i suoi muscoli s'irrigidivano, i suoi movimenti diventano secchi, perdevano la loro solita disinvoltura. Io però sembravo una lumaca rannicchiata sotto al suo guscio: chiudevo gli occhi per non vedere il pericolo, e sudavo così tanto che ero viscida come un mollusco.

-Tu abiti in questo regno?

-Sì, salgo solo per venire a scuola.

-E... e ti piace stare qui?

Balbettavo. La mia corazza si era sciolta, ormai, e io ero rimasta scoperta e vulnerabile. La luce viola mi sprofondava nella carne con degli spilli, radioattiva, e il fumo mi legava i polsi: d'altronde era grigio come il metallo delle catene.

Burald alzò le spalle. - Beh, diciamo che sono a mio agio. - Abbassò lo sguardo sulle sue mani, che cominciarono a tremare. Le nascose in tasca. - È casa mia. Sulla terra mi sento un po' fuori luogo.

Mi paralizzai ancora di più. - Ma tu, cosa sei?

Le sue labbra tremarono come per dire qualcosa, ma le richiuse di scatto e contrasse la mandibola. Iniziò a scrocchiarsi le dita una dopo l'altra, e il colore verdastro delle sue vene diventò evidente sotto alla pelle.

-Sono un cimiteriale.

Fu come se, arrivato a destinazione e quindi a un punto di non ritorno, il tempo avesse smesso di scorrere. Mi sforzai di respirare. -Cioè?

-È complicato da spiegare...

Chinò il viso verso il basso, e le sue sopracciglia produssero una lunga ombra che gli calò sugli occhi. Strinse la stoffa dei pantaloni.

-Beh, io e i miei simili non siamo come gli umani... Cioè, non si nota molto, perchè siamo abbastanza simili a voi, a parte qualche piccolo dettaglio che si nota appena. Come gli occhi, per esempio, e... - Si passò una mano tra i capelli. - Mmmm... Questo si può anche evitare, però.

-Invece dovresti dirmeli tutti, questi dettagli!

-Perché?

-Perché mi hai nascosto tutto fino ad ora e non vorrei fare altre scoperte traumatiche come quella di oggi, in futuro. - Il cuore non smetteva di rimbalzarmi tra le costole. -E anche perché sì, è vero, non mi sono mai accorta di nessuna di loro, eccetto dello sguardo. - Ascoltai il silenzio che proveniva dal suo petto ed ebbi un fremito. - E il tuo cuore, che non batte!

Sfoderò il solito sorriso nervoso. -Vedo che la paura non ti ha tolto la perspicacia...

Cominciò a giocherellare con la mia treccia: la spostava e la accarezzava, facendola vibrare e prendere la scossa al contatto con le sue dita affusolate. Ma i suoi movimenti erano incerti, e ogni tanto si bloccava in una posizione rigida.

Attesi alcuni minuti che ricominciasse a spiegare, ma non lo fece. - Allora?

-Stai ancora aspettando la lista...?

- Te ne sei accorto, finalmente.

- Beh, allora... - Si schiarì la voce. - I nostri capelli sono formati da piccolissime particelle di un diamante speciale che attira la luce. Perciò intorno alla mia chioma c'è sempre un cerchio chiaro, una specie di aurea, quando sono di sopra. Qui non succede...

Il giovane dei desideri irrealizzatiWhere stories live. Discover now