La Rivelazione

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In passato ero rimasta folgorata dal bagliore che lo faceva splendere come una stella nelle tenebre. Annuii. Lui sbuffò. - Non è possibile. Come faccio a stupirti? - Si sfregò il mento, ma il suo volto era rimasto scuro come una maschera di carbone, e non per l'ombra del ciuffo riccio. -Noi cimiteriali siamo sempre vestiti di nero. Non per scelta nostra, però, mentre ci infiliamo qualsiasi cosa che sia colorata, diventa scura.

Forse quelle creature non erano state create per passare inosservate in mezzo alla mia specie, magari la trasformazione degli indumenti avveniva per costringerli a portare una specie di uniforme: erano condannati a essere diversi. Guardai Burald : sebbene assomigliasse a tutto meno che a quei conti austeri che si vedono nei film, quella divisa lo faceva assomigliare a un becchino. Eppure vedere ragazzi vestiti di nero non era niente di strano: chiunque avrebbe pensato solo che si stesse diffondendo una nuova moda dark.

Riprese a sfiorarmi i capelli, a mischiare la fragranza di gelsomino al suo aroma, a oscurare "quel diamante" con la sua essenza. Rimasi immobile, perché aveva in mano il mio cuore, aveva il ricordo di una persona a me tanto cara nelle sue mani... Nelle sue mani di cimiteriale. E stavo ancora cercando di capire cosa significasse quel termine.

- Ognuno di noi è nato con alcune frasi impresse sul corpo. Sono le stesse per tutti e si trovano in posizioni identiche. Non sono tatuaggi, ma non si cancellano. Ci abbiamo provato in tutti i modi. È attraverso di loro che il nostro Dio esercita il suo potere su di noi.

"Eccolo, un altro segno. Eccola, un'altra etichetta."

-Me le fai vedere?

Mi voltai per guardarlo negli occhi con ostinazione e levargli la corazza di impassibilità che lo proteggeva, ma i suoi muscoli si contrassero, soprattutto sulle braccia e la mandibola. -No.

-Ti prego! Mi aiuterebbe a credere a tutto questo e metabolizzare le scoperte...

Esalò bruscamente il fiato dalle narici. -No.

-Perché?

Si portò i pugni chiusi vicino alle tempie, per creare una barriera tra me e il suo viso: le sue nocche erano sbiancate all'improvviso e il suo sguardo puntava l'erbetta infuocata. -Perché no. Non posso! - La sua si alzò di scatto, fino a urlare. - Non posso, punto, va bene? Non adesso!

Mi allontanai di lui con un balzo. Trattenni il fiato. Quando sollevò di nuovo lo sguardo su di me, però, mi vide così terrorizzata che si costrinse a calmarsi e fare un respiro profondo. - Voglio dire... Non prima di averti rivelato cosa siamo e cosa facciamo. Quelle frasi ora non le capiresti, ti creerebbero solo altra confusione.

Incrociai le braccia con una smorfia di disappunto. -Allora spiegami tutto su di voi!

-Va bene, però... - Inclinò un po' la testa, ma i suoi occhi rimasero nei miei. - Giurami che non scapperai urlando, quando saprai la verità.

-Va bene.

Il suo respiro era più pesante del solito. Sospirò. -Sei pronta?

In realtà mi mancava un qualcosa da premere, strapazzare e stritolare, sul quale dare sfogo alla mia tensione. Esaminai con lo sguardo tutta la zona circostante e setacciai ogni singolo centimetro, ma non trovai nulla di adatto.

"Mi serve un qualsiasi aggeggio antistress!"

Ma ciò di cui avevo bisogno si trovava proprio di fianco a me, appoggiato al suolo ad accarezzare il praticello. La sua mano destra.

Era vero che, anche se avevo ignorato la sua natura disumana fino a quel giorno, non potevo più fidarmi. Ma da chi potevo ricevere supporto, in un momento del genere? C'era solo lui, e stava diventando la mia guida. Mi stava spiegando come funzionasse il suo regno, mi avrebbe aiutata a comprendere... Non avrei mai abbassato le difese e sarei stata attenta, però afferrai la sua mano e la strinsi forte.

Il giovane dei desideri irrealizzatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora